Poco meno del 93% della popolazione vaccinata con almeno una dose; l'86,2% ha completato il ciclo con due dosi (in Italia, il 79% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale primario).
Succede a Cuba, paese sotto embargo statunitense dal 1962 - un embargo, per inciso, che la comunità internazionale continua a definire illegale e arbitrario, un sistema oppressivo asfissiante che viola i diritti umani degli abitanti dell’isola oltre che le norme del diritto Internazionale - che, con 11 milioni di abitanti e un reddito limitatissimo, è una vera e propria potenza biotecnologica.
Un passo indietro.
Marzo 2020: alle feroci sanzioni statunitensi, ulteriormente inasprite, si sommano le difficoltà per le entrate turistiche che iniziano a contrarsi. Cuba, consapevole che avrebbe avuto difficoltà a reperirlo sul mercato internazionale, si mette in testa di produrre un vaccino contro il covid-19. E ci riesce, sebbene il 'bloqueo' ostacoli l’approvvigionamento di materie prime, tecnologie e strumenti: oggi sono addirittura due i vaccini approvati dei cinque sviluppati sull'isola, l’Abdala del Centro di Ingegneria genetica e biotecnologia (Cigb) e il Soberana02 dell’Istituto Finlay, entrambi con una efficacia superiore al 90%.
In questi mesi si è proceduto con una somministrazione rapidissima che ha coinvolto anche i bambini dai 2 anni in su; oggi, i tassi di infezione sull'isola sono bassissimi. E si pensi che a Cuba si fa fatica a trovare gli antibiotici, visto l'embargo feroce.
Un risultato che arriva da lontano, dalla decisione di Fidel Castro che, alla disgregazione dell'Unione sovietica, decise di investire un miliardo di dollari in biotecnologie che hanno fatto di Cuba un modello sanitario per il mondo.
Con l'incognita Omicron, gli scienziati hanno iniziato a lavorare per aggiornare i loro vaccini, al pari dei colleghi americani ed europei. Nel frattempo, il ministero della salute pubblica sta accelerando con la campagna di richiamo, e punta a somministrare a quasi tutta la popolazione una dose extra di vaccino entro gennaio.
“Cuba durante il primo anno della pandemia ha gestito molto bene le diverse varianti del virus, con un eccellente sistema di salute pubblica, l’uso di monoclonali e di diverse formulazioni di interferone”, ha raccontato nelle settimane scorse Fabrizio Chiodo, ricercatore del CNR in Italia e collaboratore dell'Istituto vaccinale Finlay, dove ha lavorato al disegno e allo sviluppo dei vaccini Soberana. L’isola ha infatti un alto numero di medici e sanitari per abitante, che garantisce una presenza capillare e un ottimo apparato di prevenzione. Tuttavia, “la variante Delta, soprattutto in alcune province, ha colpito duramente a luglio e agosto di quest’anno. Una situazione aggravata dall’inasprimento del blocco economico da parte dei presidenti statunitensi Donald Trump e Joe Biden” ha aggiunto Chiodo.
In pratica, “basta che un qualsiasi reagente o uno strumento abbiano una qualche componente o una parte prodotta in USA per impedirgli di “entrare” a Cuba. Senza il “bloqueo” si sarebbe potuto salvare molte vite”.
Ma con l’estate sono arrivati i vaccini. “L’impatto della vaccinazione di massa, la più rapida al mondo, ha avuto effetti straordinari”.
Sull'isola i 'no vax' non esistono, di fatto: “c’è una popolazione molto disciplinata sul fronte della prevenzione, con un’ottima educazione sanitaria. Un grande sistema di educazione pubblica, una biotecnologia pubblica, una eccellente divulgazione scientifica, fanno sì che la popolazione si fidi e sia orgogliosa della sua scienza”.
A Cuba "ci si è concentrati sui vaccini proteici che, a differenza dei vaccini a materiale genetico come Pfizer e Moderna, si basano su una tecnologia già nota e largamente utilizzata anche in campo pediatrico", ha proseguito. Di fatto, "i vaccini a materiale genetico come Pfizer, Moderna (mRNA), AstraZeneca, J&J e Sputnik (adenovirali) trasportano le informazioni necessarie alle nostre cellule per produrre frammenti di virus (la famosa spike) contro cui poi il nostro corpo scatena diverse risposte immunitarie, tra cui la produzione di anticorpi in grado di proteggerci; i vaccini cubani, invece, mostrano al nostro sistema immunitario direttamente un frammento della proteina spike del virus, e per questo vengono classificati come vaccini a subunità proteica".
Sono vaccini che mostrano pochissimi eventi avversi, sicuri come dosi multiple e interessanti da associare come boost ad altri tipi di vaccini. Ma il vantaggio più evidente è proprio sul fronte pediatrico: "Intendiamoci, i dati in pediatria con Pfizer sono interessanti e rassicuranti. Aggiungo però che il vaccino cubano Soberana02, per esempio, utilizza una tecnologia disegnata e sviluppata proprio per la popolazione pediatrica", ha confermato il ricercatore del CNR.
Sul sito dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, dei vaccini proteici si è recentemente scritto: “Molte delle reazioni tipicamente causate dai vaccini a mRNA o a vettore virale – mal di testa, febbre, nausea e brividi – si sono dimostrate molto meno frequenti con i vaccini a base di proteine. Il profilo di sicurezza sembra essere molto simile a quello dei vaccini antinfluenzali, che da anni vengono utilizzati in tutto il mondo, e questo potrà permettere a molte persone di non preoccuparsi più di tanto e di accettare la vaccinazione”.
I dati cubani sono stati messi a disposizione della comunità scientifica ed è in corso la procedura di pre-qualifica dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. D'altra parte, a differenza dei più innovativi vaccini a Rna messaggero quelli proteici si conservino in un qualunque frigorifero, si sono dimostrati stabili anche a temperatura ambiente e possono essere prodotti a basso costo; considerato che parliamo di un brevetto pubblico, e che il trasferimento di tecnologia è piuttosto semplice, è evidente che gli scienziati cubani potrebbero aiutare i paesi più in difficoltà.