Oggi pomeriggio, alle 15, è fissata la prima votazione per l'elezione del nuovo capo dello Stato.
Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha convocato il Parlamento in seduta comune: così come previsto dalla Costituzione, ad eleggere il Capo dello Stato sono chiamati 1.009 grandi elettori; 321 senatori e 630 deputati cui si aggiungono i 58 delegati regionali, tre per ciascuna regione esclusa la Valle d'Aosta che ne esprime soltanto uno. L'Abruzzo è stata la prima regione italiana ad indicare i suoi rappresentanti: saranno il governatore Marco Marsilio, il presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri e la consigliera del Movimento 5 stelle Sara Marcozzi, indicata dalle forze di minoranza. D'altra parte, la prassi vuole che le delegazioni regionali dei grandi elettori siano composte, per ogni regione, dal presidente della Giunta e da un esponente della maggioranza da lui indicato, oltre che da un esponente dell'opposizione.
Data l’attuale composizione del parlamento e l’appartenenza politica dei delegati regionali, la forza più rappresentata durante le votazioni per l’elezione del capo dello stato sarà il Movimento 5 stelle con 236 esponenti; seguono Lega (212), Partito democratico (152), Forza Italia (136), gruppo misto (116) e Fratelli d’Italia (63). Dati questi numeri, né il centrodestra né il centrosinistra nelle loro attuali composizioni avrebbero la forza per eleggere da soli il prossimo capo dello stato. A meno di accordi trasversali, quindi, potrebbero risultare decisivi i voti degli appartenenti agli schieramenti politici 'minori'.
L’ago della bilancia potrebbe essere rappresentato da Italia viva. Qualora infatti la formazione di Matteo Renzi decidesse di votare insieme al centrodestra questo sarebbe vicinissimo a raggiungere il quorum.
Come funziona la votazione? Viene eletto il candidato che ottiene la maggioranza dei 2/3 dei voti dell'assemblea (quindi, almeno 672); se non si arriva alla fumata bianca nelle prime tre votazioni, poi è sufficiente 'strappare' la maggioranza assoluta dei voti espressi (50%+1, e cioé 505 preferenze).
Openpolis, in queste ore, ha raccolto alcuni dei principali numeri sul Quirinale, sia in chiave storica che di attualità. Un modo per fornire una chiave interpretativa alle scelte che saranno compiute nei prossimi giorni che, comunque vada, rappresenteranno un passaggio cruciale della storia repubblicana.
Eccoli.
12 i Presidenti della Repubblica in carica dal 1948 a oggi considerando anche il capo provvisorio dello stato Enrico De Nicola. Considerando invece solo i presidenti eletti dopo il ’48 sono stati 11 i capi dello stato - Einaudi, Gronchi, Segni, Saragat, Leone, Pertini, Cossiga, Scalfaro, Ciampi, Napolitano e Mattarella - ma 12 le elezioni; nel 2013 infatti Giorgio Napolitano è stato il primo presidente della repubblica eletto per un secondo mandato. Questo secondo incarico comunque ha avuto durata breve e nel 2015 Napolitano ha rassegnato le dimissioni.
5 i Presidenti della Repubblica che hanno sciolto anticipatamente le camere. Il primo è stato il presidente Leone nel 1972, dopo la caduta del primo governo Andreotti; poi ancora Leone nel 1976 (quinto governo Moro). Pertini sciolse anticipatamente le camere 2 volte, nel 1979 (quarto governo Andreotti) e nel 1983 (quinto governo Fanfani). A Cossiga capitò una sola volta, nel 1987, dopo la caduta del sesto governo Fanfani. Scalfaro sciolse le camere nel 1994 (governo Ciampi) e nel 1996 (governo Dini). L’ultimo presidente ad aver sciolto le camere è stato Napolitano: prima nel 2008, quando con la caduta del secondo governo Prodi la legislatura venne interrotta dopo appena 2 anni; poi nel 2012 (governo Monti) anche se in realtà mancavano ormai pochi mesi alla fine naturale della legislatura.
67 i governi italiani dalla nascita della repubblica (64 se si contano solo quelli nati dopo il varo della costituzione). È il Presidente della Repubblica a nominare il presidente del consiglio e su proposta di questo i ministri. Si tratta, tuttavia, di un potere complesso che il capo dello Stato esercita in concorso con altri organi dello stato. In ogni caso, dato l'alto numero di governi ciascun Presidente della Repubblica si è trovato in molte occasioni a nominare nuovi presidenti del consiglio.
5 i senatori a vita di nomina presidenziale che possono essere in carica allo stesso momento. L'articolo 59 della costituzione è stato riformato solo nel 2020; fino a quel momento, infatti, presentava una formulazione ambigua. Quasi tutti i presidenti avevano interpretato la norma nel senso che è stato ora adottato, ma sia Pertini che Cossiga avevano adottato un'interpretazione estensiva secondo cui ciascun presidente poteva nominare fino a 5 senatori, indipendentemente dal numero in quel momento in carica.
1/3 i giudici della corte costituzionale nominati dal Presidente della Repubblica, ovvero 5 su 15. Si tratta di una potere cruciale e di equilibrio tra il potere politico e quello giudiziario. Ed è proprio in questi termini che è stato spesso esercitato dai presidenti della repubblica; in molti casi, infatti, sembra che le scelte del Quirinale, oltre alla valutazione del profilo del giudice, abbiano riguardato anche la ricerca di un equilibrio all'interno della corte. Forse proprio per questo la maggioranza dei presidenti della corte costituzionale sono stati nominati giudici della consulta proprio dal Presidente della Repubblica.
2 su 12 i Presidenti della Repubblica eletti con la maggioranza dei 2/3 (Cossiga nel 1985 e Ciampi nel 1999). Quattro invece sono stati eletti al quarto scrutinio (Einaudi nel 1949, Gronchi nel 1955, Napolitano nel 2013 e Mattarella nel 2015). L’elezione più complicata in assoluto fu quella di Giovanni Leone nel 1971, per cui furono necessarie ben 23 votazioni.
4 i presidenti della repubblica eletti con meno del 60% dei consensi. Fatta eccezione per Enrico De Nicola (eletto capo provvisorio dello stato nell’ambito dell’assemblea costituente), ad oggi, il presidente della repubblica eletto con il più ampio consenso è stato Sandro Pertini, con 832 voti sui 995 presenti e votanti (83,6%). Seguono Giovanni Gronchi (79%) e Francesco Cossiga (76,8%). Sergio Mattarella invece è stato eletto con il 66,8% dei voti, settimo per percentuale di consenso. Quattro sono stati i presidenti della repubblica eletti con meno del 60% dei consensi: si tratta di Luigi Einaudi (59,4%), Giorgio Napolitano nel 2006 (54,3%), Antonio Segni (52,6%) e Giovanni Leone (52%).
11 su 12 i Presidenti della Repubblica che sono stati parlamentari prima di essere eletti al Quirinale, così come quelli che hanno ricoperto almeno un incarico di governo. Nel primo caso l’unica eccezione è quella di Ciampi. Nel secondo caso invece si tratta di Pertini.
5 i Presidenti della Repubblica che hanno ricoperto l'incarico di presidente della camera prima di essere eletti al Quirinale. Si tratta di Gronchi, Leone, Pertini, Scalfaro e Napolitano. Quanto alla seconda carica dello stato, solo un presidente del senato è stato fin'ora eletto alla presidenza della repubblica, Francesco Cossiga.
2 i Presidenti della Repubblica che hanno ricoperto l'incarico di governatore della Banca d'Italia prima di essere eletti al Quirinale. Già il primo capo dello stato eletto dal parlamento aveva ricoperto il ruolo di governatore della Banca d'Italia, Luigi Einaudi. A 51 anni di distanza poi un altro ex governatore, Ciampi, è salito al colle. Entrambi comunque avevano anche ricoperto incarichi di governo.
0 le donne che ad oggi hanno ricoperto l'incarico di Presidente della Fepubblica. A oltre 70 anni dal varo della costituzione in molti sostengono che sia arrivato il momento per interrompere questa prassi.
73 anni l'età media dei presidenti della repubblica al momento dell'elezione. Il presidente più giovane al momento dell'entrata in carica è stato Francesco Cossiga, a soli 57 anni. Il più anziano ad essere stato eletto invece è stato Giorgio Napolitano, che all'inizio del suo secondo mandato aveva 88 anni. Invece se si considera solo il primo incarico il presidente più anziano è stato Pertini, eletto a 81 anni.