Domenica, 06 Febbraio 2022 17:55

Centro formazione Vigili del fuoco a Sassa NSI, parte l'esposto

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Prosegue la battaglia di alcune delle famiglie assegnatarie di alloggio al progetto Case di Sassa NSI che l'amministrazione intende trasferire per realizzarvi la scuola di formazione nazionale dei vigili del fuoco.

Nei giorni scorsi, l'avvocato Fausto Corti - a nome del Comitatus aquilanus rappresentanto da Antonio Perrotti - ha annunciato l'intenzione delle famiglie di impugnare al Tar la delibera con cui il Consiglio comunale ha autorizzato il trasferimento al demanio, a titolo gratuito, della proprietà delle palazzine.

Ebbene, è stato inoltrato un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica dell'Aquila, al Prefetto, al Dirigente del servizio Vigilanza della Regione, al Dirigente della sezione Urbanistica provinciale, al Dirigente del Servizio valutazioni ambientali della Regione oltre che, per conoscenza, al Ministero delle Infrastrutture, al Ministero degli Interni e al Ministero dell'Ambiente.

Viene ribadito come il comune voglia localizzare il centro di formazione presso il complesso Case che "è stato realizzato nell'emergenza in una zona irrigua (in contrasto con il Titolo VII della L.R. 18/83 e s. m. e i.); le stesse aree di sedime - viene sottolineato - sono attraversate da un torrente che, sia all’epoca che oggi, avrebbe imposto ai sensi dell’art. 80 della L.R. 18/83 una fascia di in edificabilità di 50 metri dai limiti demaniali dello stesso". Anche sotto il profilo sismico - leggiamo dall'esposto-denuncia - "queste stesse aree, essendo alluvionali, non sarebbero idonee all’intervento strategico da realizzare. In questi 12 anni si sono verificate ben 2 alluvioni; a tale riguardo, è stata presentata specifica osservazione al vigente PSDA per una riclassificazione di tali aree in zone a rischio massimo".

La localizzazione, d'altra parte, "comporta una sostanziale variante al PRG e alla stessa destinazione provvisoria data nell’emergenza, in quanto la struttura da realizzare non è affatto residenziale ma soprattutto di tipo universitario con tante strutture complementari come palestre, piscine, impianti sportivi, aule, mense, biblioteche e spazi esterni per sport e parcheggi".

Ebbene, "la localizzazione di una struttura statale strategica di tale rilevanza sarebbe dovuta essere oggetto di un dibattito trasparente nella città e soprattutto nel Consiglio Comunale competente a dichiararne l’Intesa con lo Stato e la compatibilità urbanistica".

Al contrario, denunciano i residenti che non vogliono lasciare gli alloggi, l'amministrazione comunale ha aderito ad una Convenzione con il Demanio senza fare le sopradette verifiche urbanistico/ambientali, alienando con la del. 148/2021 il complesso residenziale. "Da mesi, senza adire a formali e legittime azioni coatte (forse proprio per la debolezza amministrativa degli atti adottati), con informali e coercitive azioni l'amministrazione sta tentando di convincere gli affittuari a trasferirsi in altre zone". 

A tale riguardo, gli assegnatari sottolineano che:

  • "invece di pubblicare un bando oggettivo e trasparente per le eventuali assegnazioni, si è praticata la via del contatto interpersonale;
  • in un incontro preliminare sono stati promessi indennizzi e premi economici (poi scomparsi);
  • si è trascinata una dubbia trattativa personale con l’assessore competente;
  • ci sono state minacce punitive nei confronti dei resistenti; 
  • ultimamente, è stata minacciata la dismissione unilaterale delle utenze;
  • si stanno disattivando in maniera episodica punti luce su spazi e aree comuni (è appena il caso di sottolineare che tale operazione non è stata mai fatta negli altri comparti del piano CASE e dei MAP);
  • a voce e per sentito dire, è stato addirittura minacciato il cambio delle serrature.

Per quanto sopra evidenziato, e al fine di evitare inutili incidenti con il conseguente dannoso contenzioso, veniamo a sollecitare una interdizione o, quanto meno, una interlocuzione da parte degli Enti competenti a procedure e vincoli e invitiamo gli organi competenti alla pubblica sicurezza a reprimere atteggiamenti arbitrariamente punitivi e vessatori (reiterati) che si sono e che eventualmente si verificheranno".

Più chiaro di così.

Il compendio che si è deciso di trasferire al Demanio è costituito da un'aggregazione di 18 edifici multipiano destinati principalmente alla civile abitazione (8 palazzine sono attualmente inagibili e vuote), di un edificio elevato su un solo piano adibito a centro di aggregazione sociale e di 5 manufatti, sempre monopiano, adibiti a cabine elettriche.

Ora, va chiarito che i cittadini 'resistenti' hanno ribadito di non essere contrari al progetto; d'altra parte, è stanziato un finanziamento di quindici milioni di euro per il triennio 2021-2023 e di un milione a decorrere dal 2024; l’intervento prevede non solo l’adeguamento delle palazzine agibili ma anche l’abbattimento di quelle inagibili, sgomberate in seguito ad un’indagine della magistratura che aveva fatto emergere deficit strutturali in molti edifici del progetto Case. Ad essere demolite, però, saranno solo le palazzine, non le piastre. Un’operazione di rigenerazione urbana, a consumo di suolo zero e con finanziamento pubblico.

Non solo. Si prevede che la scuola porti all'Aquila 250 allievi in un primo momento, con una possibile eventuale implementazione a 500 e fino a 750 allievi. Evidenti le ricadute positive per il tessuto economico e sociale.

Ciò che viene contestato è la decisione dell'amministrazione di localizzare la scuola nel quartiere Case di Sassa NSI. "L'individuazione dell'area sarebbe dovuta avvenire attraverso un procedimento rispettoso della parità e uguaglianza tra i cittadini", ha spiegato nei giorni scorsi l'avvocato Corti; "il Comune dell'Aquila ha un patrimonio immobiliare immenso, poteva scegliere tra decine di locazioni - progetti Case, Map, Caserme e così via - ma ha deliberato di sfrattare un centinaio di famiglie qui residenti. L'amministrazione avrebbe dovuto indicare i criteri per cui è stata scelta questa localizzazione e non altre, motivando il sacrificio imposto ai cittadini. Una scelta che andava compiuta su parametri oggettivi: al contrario, gli atti assunti si limitano ad individuare la localizzazione senza riportare le ragioni che hanno indotto ad operare questa scelta".

D'altra parte, ha aggiunto Corti, "il sito non è conforme, almeno per ciò che attiene la destinazione urbanistica; la legge prevede che l'insediamento della scuola dei vigili del fuoco abbia natura residenziale: al contrario, quest'area è normata come zona agricola irrigua". Ciò comporta che "il Comune verifichi la compatibilità del sito con la scuola di formazione: potrebbe accadere che all'esito della Vas, la valutazione ambientale strategica - ha proseguito l'avvocato - emerga che l'area non è idonea. Per quale motivo si stanno inducendo le famiglie a trasferirsi altrove contro la propria volontà se non si hanno certezze sull'effettiva possibilità di realizzare qui la scuola dei vigili del fuoco?".

C'è poi il tema dell'alienazione dei beni di proprietà comunale. "La legge istitutiva della scuola di formazione - ha incalzato Corti - prevede che il Comune debba limitarsi a mettere a disposizione dei vigili del fuoco l'area dove verrà realizzato l'intervento; non è scritto da nessuna parte che il sito dovesse essere 'regalato' al Demanio. La decisione assunta dal Consiglio comunale ha determinato una perdita di valore immobiliare per l'Ente. Ciò pone gravissimi problemi di ordine contabile: questo problema l'abbiamo sollevato e porteremo la vicenda all'attenzione della Corte dei Conti. Gli amministratori comunali che hanno imprudentemente impoverito la collettività ne dovranno pagare le conseguenze".

In effetti, che il provvedimento consiliare fosse un pastrocchio amministrativo lo avevamo già scritto.

L'esecutivo aveva inizialmente portato in Commissione una delibera, la numero 262, per l'approvazione dello schema di convenzione con il Dipartimento nazionale dei vigili del fuoco; poi aveva deciso di ritirarla in modo immotivato, lasciando che fosse la Giunta ad approvarla sebbene la competenza fosse consiliare. Dunque, è stata discussa in Commissione un'altra delibera, la numero 64, con un oggetto che non corrispondeva, però, al deliberato, e cioé l“Approvazione dello schema di convenzione per la cessione al Demanio delle aree e dei fabbricati” sebbene il provvedimento andasse ben oltre parlando già di “trasferire a titolo gratuito la proprietà degli immobili individuati all’Agenzia del Demanio per i successivi adempimenti”.

L'atto è stato dunque 'corretto' ed è arrivato il via libera in Consiglio, se non fosse che il parere dei revisori dei conti facesse riferimento alla precedente deliberazione, e cioé alla convenzione e non alla cessione del patrimonio. Non solo: non è stato neppure modificato il piano delle alienazioni.

Come non bastasse, nello schema di convenzione licenziato dalla Giunta erano previsti alcuni impegni che la delibera approvata dal Consiglio disattendeva completamente: si prevedeva che la convenzione fosse firmata entro 6 mesi dalla data di approvazione dello schema: i tempi non sono stati rispettati. Si prevedeva che il Comune garantisse la piena titolarità e disponibilità delle aree: al contrario, ci sono ancora famiglie che vivono negli alloggi del progetto Case e che non intendono andare via. Si prevedeva che il Comune garantisse l'idoneità del complesso immobiliare agli usi previsti, in relazione agli strumenti urbanistici e ad un eventuale cambio di destinazione d'uso: anche su questo, si è inadempienti.

Ultima modifica il Giovedì, 10 Febbraio 2022 09:52

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