Domenica, 03 Aprile 2022 17:16

Nuclei di Cure Primarie a rischio: sit-in dei sindacati dei Medici di famiglia

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I sindacati dei Medici di Famiglia, FIMMG (Federazione Italiana Medici Medicina Generale), SMI (Sindacato Medici Italiani), SNAMI (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani), hanno organizzato per giovedì 7 aprile, alle ore 10, un sit-in di protesta davanti la sede dell’Azienda sanitaria Locale.

Il motivo è presto detto: come denunciato nei giorni scorsi, rischiano di chiudere i sei Nuclei di Cure Primarie che insistono nell'aquilano, ovvero le associazioni dei Medici di famiglia che svolgono attività dalle ore 8 alle ore 20, per il mancato reintegro, da parte della ASL, dei Medici che ne fanno parte e vanno in pensione.

"Al sit-in sono invitanti anche i tanti cittadini che usufruiscono di tale assistenza", l'appello dei segretari Vito Albano (FIMMG), Guido Iapadre (SMI) e Raffaele Giorgi (SNAMI).

I Nuclei raccontano una storia lunga 15 anni che, oramai, fa parte del patrimonio di esperienza dei cittadini; in sostanza, sono centri di medicina territoriale che nascono dalla decisione di un certo numero di medici di base d'associarsi, concordando di erogare insieme le prestazioni in uno spazio adeguato. Così facendo, i Nuclei riescono a tenere le porte aperte 12 ore al giorno per 5 giorni alla settimana, offrendo ai cittadini la possibilità di accedere alle prestazioni in qualsiasi momento, anche se il loro medico di base non è presente.

Non solo.

I Nuclei mettono a disposizione degli utenti personale amministrativo e infermieristico.

Eppure, rischiano di non poter sopravvivere; col tempo, i medici di base stanno andando in pensione ma la Asl 1, da giugno 2021, ha interrotto i subentri; ci sono 10 giovani medici che vorrebbero subentrare ma gli è, di fatto, impedito. E così, i Nuclei vanno svuotandosi. Col risultato che sta diventando complicato, per chi resta, garantire il servizio, e non solo dal punto di vista dell'orario di apertura se è vero che i medici associati, a fronte di un contributo forfettario erogato dalla Asl, sostengono le spese di funzionamento dei centri, dalle strutture ai materiali e fino al pagamento del personale amministrativo e infermieristico che, dunque, rischia di perdere il posto di lavoro. In provincia dell'Aquila parliamo di almeno 30 professionisti, assunti con contratto full time o part time a tempo indeterminato.

"Si va verso la chiusura delle associazioni - ha sottolineato nei giorni scorsi Vito Albano - e ciò significa la riduzione dei punti di riferimento d'assistenza 8-20 che insistono sul territorio da 15 anni e il licenziamento del personale. Dal punto di vista della programmazione politica, inoltre, si va incontro all'azzeramento di una esperienza di lavoro comune alle soglie di un nuovo contratto, che sta per entrare in vigore, che azzera la figura del medico di base che lavora da solo - sarà obbligatorio lavorare soltanto in forme associative - e alle soglie di un Pnrr che dovrebbe dare vita alle case di comunità, un passo avanti rispetto all'esperienza che abbiamo portato avanti fino ad oggi. Invece di potenziare le strutture, insomma, così da trovarsi pronti ad aprire le nuove strutture previste dalla riorganizzazione della sanità territoriale, qui si stanno azzerando i nuclei col risultato che saremo costretti a ricominciare da capo. E' davvero assurdo".

Ed è ancora più assurdo, aggiungiamo noi, che la Asl 1 non si sia degnata neanche di motivare l'interruzione dei subentri. "Non abbiamo mai avuto una risposta ufficiale", ha denunciato Albano; "abbiamo parlato col direttore generale a settembre scorso, gli abbiamo scritto a dicembre ed a gennaio per segnalare che la situazione era fuori controllo. Ma niente. In modo estremamente subdolo, si lascia la vicenda in sospeso così da non assumersi la responsabilità di aver affondato l'esperienza dei nuclei".

Che poi, le ragioni sono evidentemente di tipo economico: la Asl 1 ha una voragine nei conti da far tremare i polsi e, per questo, si taglia sui materiali sanitari che negli ospedali oramai scarseggiano - e lo abbiamo denunciato con diversi articoli - non si procede con le nuove assunzioni del personale ospedaliero e, sul fronte della medicina territoriale, si stoppano i subentri dei medici di base per tagliare anche questi costi. Altro che potenziamento della medicina territoriale.

Una situazione insostenibile.

"Il subentro sarebbe a costo zero per la Asl", ha tenuto a specificare Guido Iapadre; "è chiaro che se non fai entrare nuovi medici, c'è un risparmio per l'azienda: le indennità previste dall'accordo sulla istituzione dei nuclei per assumere il personale, per fornire una disponibilità oraria più ampia e servizi estesi, vengono meno. In un momento in cui sta per cambiare tutto, col prossimo accordo nazionale di medicina generale e soprattutto con il piano per la medicina territoriale previsto nel Pnrr - un domani, questo tipo di organizzazione sarà esteso a tutti i medici di famiglia - risparmiare adesso significa soltanto distruggere le esperienze che abbiamo in piedi e che stanno anticipando la riforma. Forse nella previsione della Asl lo stop ai subentri durerà soltanto pochi mesi: intanto, però, stiamo creando un disagio ai cittadini. 

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