Ieri il programma Report di RaiTre con l'inchiesta "La Grande Fuga" ha svelato la realtà degli impianti di metano in Italia, Abruzzo compreso, con notevoli perdite diffuse in atmosfera di questo pericoloso gas serra che contribuisce non poco alla crisi climatica in atto, oltre che di altre sostanze del ciclo produttivo.
Nei mesi scorsi gli attivisti del Coordinamento No Hub del Gas hanno accompagnato in questo viaggio nei siti "fossili" abruzzesi Manuele Bonaccorsi, il giornalista di Report, e il tecnico James Turitto, dell'Organizzazione Non Governativa statunitense "Clean Air Task Force", dotato di una speciale telecamera che consente di rilevare le perdite.
Due gli impianti abruzzesi entrati nell'inchiesta giornalistica: lo stoccaggio gas Fiume Treste a Cupello (CH), uno dei più grandi d'Europa della Stogit (gruppo Snam), e la centrale di raccolta gas Eni di Pineto (TE), che veicola il gas estratto in mare dalle piattaforme. Quest'ultimo impianto era stato oggetto di un precedente scoop della Reuters lo scorso anno, con le immagini di una grossa perdita da un serbatoio che avevano fatto il giro del mondo. Eni era intervenuta per tappare la perdita. James Turitto è quindi tornato a Pineto con il giornalista di Report per verificare lo stato dell'arte e ha trovato un'altra perdita a pochissima distanza dalla precedente.
"A quel punto è andata in scena una pantomima a nostro avviso poco edificante da parte del personale della multinazionale con tanto di riprese video nei confronti di giornalisti e attivisti", si legge in una nota del Forum H20. "Una novità, invece, le immagini andate in onda girate a Cupello ad agosto 2021 allo stoccaggio Treste, dove il tecnico statunitense ha mostrato al giornalista e ad un allibito vicesindaco le emissioni incontrollate dai serbatoi dell'impianto e da altri punti. In realtà un sopralluogo era stato fatto anche precedentemente ad aprile 2021: anche in quel caso erano state rilevate diverse perdite".
Lo stoccaggio gas Treste è classificato quale impianto a rischio di incidente rilevante. Negli anni passati, "solo grazie a plurimi esposti da parte dei nostri attivisti per la situazione di contaminazione da arsenico e per la mancanza del Piano di Emergenza per la popolazione, erano stati fatti passi in avanti per colmare alcune delle gravi lacune segnalate. Ora, solo grazie ad una Organizzazione Non Governativa statunitense si scoprono queste perdite, molto consistenti secondo quanto riportato da Report. Questi siti sono sotto il controllo di Ministero della Transizione Ecologica, Regione Abruzzo e ARTA, quest'ultima molto impegnata a pubblicizzare il nostro territorio come regione del benessere (!). E' sconfortante che siano degli attivisti a fare le veci delle strutture pubbliche che devono dare risposte ai cittadini invece di fare proclami, considerando che il metano è ormai da tempo sul banco degli imputati per le gravissime conseguenze sul clima delle emissioni incontrollate dagli impianti dei petrolieri".