Sono andate a fuoco migliaia di tonnellatte di pneumatici esausti e triturati.
Fiamme altissime: poi, si è alzata una densa nube di fumo nero per oltre 100metri. Un'altro incendio si è sviluppato ieri - intorno alle 14.00 - nello stabilimento Adria al confine tra Sulmona e Pratola Peligna. È il secondo rogo in pochi giorni che interessa lo stabilimento adibito al trattamento e allo smaltimento dei pneumatici.
E ora, si teme per l'inquinamento ambientale tanto che i sindaci dei due comuni hanno rinnovato l'appello ai cittadini a tenere chiuse le finestre delle case invitandoli persino a girare utilizzando le mascherine protettive. In serata, sul posto è arrivato anche l'assessore regionale all'Ambiente, Mario Mazzocca.
"Sicuramente - ha detto - è una situazione che va monitorata in maniera continua e dettagliata. Ma dobbiamo anche rassicurare che al di là di alcuni aspetti particolari, gli organi competenti non ci hanno danno notizia di pericoli reali alla popolazione".
"Ci sono gli organi preposti, anche giurisdizionali, che sono alle prese con l'analisi di ciò che è potuto accadere, affinché si possa evitare che il fatto si verifichi di nuovo", ha sottolineato Mazzocca. "Con i responsabili dei vigili del fuoco ho sintetizzato le misure che ora si andranno a prendere appena gli stessi operatori avranno relazionato ai competenti organi giudiziari, sul contenuto dei quali non posso dire nulla. La cittadinanza può stare per ora tranquilla. Dalle rassicurazione avute abbiamo la certezza che non ci sono problemi per l'incolumità delle persone. Bisogna solo avere l'accortezza di adottare le giuste misure per evitare di inalare il residuo di fumo che il rogo sta ancora provocando".
Al lavoro anche il personale dell'Agenzia regionale per la tutela ambientale (Arta) per i rilievi e le misurazioni del caso. Il fungo di fumo nero con il vento si è diretto prima verso Pratola Peligna e Popoli poi ha cambiato direzione e ha interessato Sulmona, Valle del Sagittario e la zona pedemontana della Maiella e del Morrone. Sul posto diverse squadre dei vigili del fuoco, giunte da ogni parte della regione, volontari della protezione civile, polizia, carabinieri e corpo forestale, tutti hanno lavorato incessantemente per cercare di domare le fiamme.
Le fiamme si sono sviluppate nello stesso punto del primo incendio, cosa che farebbe supporre una ripresa repentina del vecchio rogo. Ma non si esclude una nuova origine dolosa così come è successo la scorsa settimana tanto che sulla vicenda la procura della Repubblica di Sulmona ha aperto un'inchiesta.
"Adesso abbiamo un danno su danno", ha commentato Maurizio Proietti, componente della Commissione ordine dei Medici. "È urgente monitorare l'aria, il suolo e per il lungo periodo anche le falde acquifere - continua Proietti - il nostro non è terrorismo stiamo facendo il nostro mestiere, quello che avrebbe dovuto fare chi aveva il compito di prevenire un disastro quasi scontato".
I dubbi dei Comitati
I Comitati cittadini per l'ambiente chiedono chiarimenti e intendono essere rassicurati sul presunto inquinamento ambientale. "L'incendio, che per la seconda volta ha interessato lo stabilimento Adria - scrivonoin una nota - desta molta preoccupazione nei cittadini della Valle Peligna, in quanto è noto che i roghi degli PFU (pneumatici di fine uso), rientrano tra i processi di combustione maggiormente nocivi da un punto di vista sanitario e ambientale poiché causano la formazione di diossine (composti organici volatili e semivolatili, metalli e metalloidi, sostanze cancerogene quali i policromatici, benzene, piombo, anidride solforosa, ossidi di azoto e polveri sottili, PM10), inquinanti che si disperdono nell'atmosfera e ricadono a terra - in maniera libera o legata con fuliggine oleosa o polveri - rischiando di compromettere l'intera catena alimentare (inquinamento terreno, falde acquifere, coltivazioni agricole contaminate dalla nube tossica sprigionatasi)".
Cinque le domande avanzate dai Comitati: "Se il materiale andato a fuoco (trucioli e pneumatici) era stoccato e custodito nel pieno rispetto delle vigenti norme di legge; quali misure di sicurezza, dopo il primo incendio, le autorità preposte hanno adottato per evitare il ripetersi dell'evento al fine di tutelare la salute pubblica; conoscere quali programmi analitici di monitoraggio a corto e medio termine siano stati avviati da parte dell'ARTA, della ASL e di altri enti preposti e che siano resi pubblici i dati e le analisi relativi; conoscere se, da parte della Protezione Civile, esistono piani di emergenza per eventi di questa natura, comprensivi di un sistema efficace di informazione dei cittadini, dal momento che gran parte della popolazione ha appreso dell'incendio solo dopo molte ore dal suo svilupparsi".
Al sindaco di Sulmona Peppino Ranalli, infine, i Comitati chiedono "di promuovere, senz'altro indugio, con il concorso della Provincia e dei Comuni del nostro comprensorio lo studio ed il monitoraggio della qualità dell'aria in Valle Peligna, così come richiesto da tempo sia dai Comitati cittadini che dai medici dell'ISDE".