Della Campomizzi abbiamo scritto più volte in tempi non sospetti, da tempo la città era in attesa che qualcuno battesse un colpo.
Nella giornata di ieri è stato pubblicato l’avviso da parte dell’ADSU L’Aquila con cui si mettono a disposizione 80 posti letto, di cui 78 in camere doppie e 2 in singola (una riservata a studenti con disabilità) nella residenza pubblica universitaria, la Campomizzi. Ciò vuol dire che nel territorio aquilano è ancora garantito il servizio di residenzialità per le studentesse e studenti, dunque non possiamo che tirare un sospiro di sollievo, al quale immediatamente però segue un pizzico di sconcerto.
Infatti prima dell’emergenza covid, l’ex caserma Campomizzi garantiva circa trecentosessanta posti, dimezzati poi causa covid.
Ad oggi dunque vengono messi alla disposizione meno di un terzo dei posti forniti fino ad oggi.
Certo, non siamo ingenui e sappiamo che della Campomizzi si parla da anni, tra trattative con il ministero e ricerche di nuovi spazi, spesso è stata al centro del dibattito. Ma la cosa che colpisce è che delle tre palazzine utilizzate negli anni scorsi come studentato, solo una sia stata messa a disposizione, facendosi che i posti diminuiscano senza sopperire in altro modo alle richieste.
Ricordiamo, come ha sottolineato anche l’Unione Degli Universitari che “la residenza pubblica è per molte studentesse e studenti l’unico modo per studiare all’Aquila come fuorisede: chi sta a Campomizzi con la borsa di studio regionale infatti non paga affitto, non paga utenze ed ha una struttura equipaggiata con mensa e 2 alloggi per studenti con disabilità, 3 sale studio (ri-aperte solo dal mese di giugno in seguito a mobilitazione studentesca) e 3 lavanderie (anche queste mantenute aperte a seguito di mobilitazione studentesca e scontro in Consiglio di Amministrazione). Secondo il piano regionale per le borse di studio sono da definirsi studenti fuorisede coloro che presentano un contratto di affitto della durata di 10 mesi. La borsa di studio di uno studente fuorisede vale molto di più di quella di uno studente in sede (viste le maggiori spese sostenute): la quota contante è in media 452 euro più alta, i pasti gratuiti al giorno sono 2 invece che 1 (per un valore di 785 euro in più) e ovviamente il fuorisede riceve 1500 euro di quota alloggio con cui pagare l’affitto. In totale parliamo di una differenza di 2735 euro.”
Ma in tutto ciò, proprio perché le odissee non finiscono mai per definizione, si è presentato un ulteriore problema, infatti l’UDU ha segnalato che nell’avviso pubblicato dall’ADSU si legge che il contratto che lo studente dovrà siglare con l’ADSU per la Campomizzi avrà termine il 23 dicembre (meno di 3 mesi se partono dal 1 ottobre) e pertanto gli studenti che alloggeranno in Campomizzi non saranno ritenuti fuorisede, non riceveranno la borsa di studio da fuorisede e saranno in serissime difficoltà economiche.
Non si sa se e quando ci sarà un provvedimento di proroga per le palazzine.
Non si sa quando gli studenti e le studentesse entreranno in Campomizzi (l’avviso ufficiale dell’ADSU recita “orientativamente dai primi giorni di ottobre”)
Non si sa per quante palazzine e per quanto tempo (Fino a giugno? Fino al 31 luglio?)
Non ci sono ancora provvedimenti regionali (che noi come UDU e come rappresentanza in CdA ADSU abbiamo chiesto) che consentano una deroga dai 10 mesi di contratto di affitto per lo status di fuorisede e che comunque equiparino, ai fini della borsa di studio, il contratto di domiciliazione a Campomizzi con quello di 10 mesi nel mercato privato, salvando in questo modo la borsa di studio da fuorisede per chi alloggerà in Campomizzi come borsista.
“E’ il 15 settembre e non ci sono risposte. Studiare all’Aquila sta diventando impossibile.” Questo l’appello accorato degli studenti. “Chiediamo con somma urgenza un provvedimento della Regione Abruzzo che permetta agli studenti e alle studentesse, che abbiano fatto domanda di borsa di studio come fuorisede, di rispondere all’avviso per Campomizzi senza perdere lo status di fuorisede. Altrimenti saremmo l'unico luogo al mondo dove l'accesso ad una residenza pubblica è, di fatto, ostacolato ai più bisognosi della stessa.”
La nota della Cgil
Ebbene, dopo i fiumi di parole spese dai rappresentanti politici e istituzionali, dopo le ampie rassicurazioni portate avanti da mesi in ogni contesto e da tutti gli attori coinvolti, a metà settembre l’ADSU ha pubblicato un bando per la residenzialità pubblica col quale mette a disposizione l’esiguo numero di 80 posti letto, e solamente fino al 23 di dicembre. Posti che saranno dislocati esclusivamente sulla palazzina centrale dell’ex caserma “Campomizzi”, sede anche degli uffici amministrativi dell’Ente, della mensa al servizio degli studenti e del servizio di lavanderia. Con questo atto, l’ADSU certifica di non essere riuscita finora ad arrivare ad un accordo con l’amministrazione del Demanio Militare per la proroga sull’utilizzo del complesso in località “Casermette” e conferma quanto, da facili cassandre, avevamo preconizzato da quasi due anni.
Dopo una brevissima riapertura con tanto di inaugurazione, la mensa di Roio è stata nuovamente chiusa per lavori. Sorte peggiore è toccata alla mensa di Economia, chiusa ormai da anni. Dopo numerose mobilitazioni da parte dei sindacati e degli studenti ed a pochi giorni dall’inizio delle lezioni, si assiste ad un epilogo drammatico che, se non ci saranno novità degli ultimi secondi, significherà la sostanziale chiusura della residenzialità studentesca a L’Aquila. Il Bando sulla residenzialità pubblicato infatti, prevedendo una durata tanto esigua, non consente agli studenti di ricevere la borsa di studio da fuori sede che richiede, invece, la sottoscrizione di un contratto di locazione della durata minima di 10 mesi.
Questo significherà che il Bando andrà probabilmente deserto. La totale mancanza di programmazione e di una visione di prospettiva, l’incapacità di gestire una situazione ampiamente prevedibile, stanno portando alla chiusura di una struttura che garantisce agli studenti più fragili la possibilità di studiare nella nostra città con un’offerta di servizi indispensabili e, al contempo, dà lavoro a decine di lavoratrici e lavoratori i quali vivono esclusivamente del proprio salario. Una città universitaria rischia, e lo diciamo inascoltati per l’ennesima volta, di rimanere senza servizi per gli studenti, rendendo addirittura inaccessibile il nostro Ateneo cittadino per alcuni.
Crediamo che l’attuale vertice dell’ADSU debba rendere conto del proprio operato, confrontandosi direttamente con i lavoratori e con le parti sociali, relazionando sullo stato dell’arte e assumendosi finalmente le dovute responsabilità senza infingimenti. Per tali motivi, la Cgil, dichiarando lo stato di agitazione delle lavoratrici e dei lavoratori operanti presso gli appalti della mensa, del portierato e delle pulizie dell’ADSU, ha convocato contestualmente un’assemblea sindacale aperta ed un presidio che si terranno lunedì 19 settembre dalle ore 11.00 alle ore 14.00 presso la sede ADSU di L’Aquila. Invitiamo tutti i protagonisti della vita studentesca cittadina a partecipare al presidio: il CDA dell’ADSU, il Comune dell’Aquila, l’Università degli Studi e i rappresentanti della Regione Abruzzo e gli studenti universitari.
L’auspicio è che vogliano raccogliere il nostro invito tutti quei rappresentanti politici ed istituzionali che si stracciavano le vesti solo fino a pochi mesi fa davanti ai lavoratori e studenti ed assicuravano a gran voce una soluzione rapida ed indolore della drammatica vicenda. I lavoratori, gli studenti e l’intera città pretendono chiarezza. C’è bisogno che qualcuno abbia il coraggio di guardare negli occhi coloro che stanno subendo direttamente e drammaticamente le conseguenze della propria insipienza delle proprie scellerate azioni.