Risale a qualche giorno fa la pubblicazione sul portale dell’Università dell'Aquila di un documento di 28 pagine a firma della rettrice Paola Inverardi, nel quale vengono svelate le linee strategiche dell'ateneo aquilano per gli anni 2014-2019. L’intento della loro diffusione sul web, è garantire la massima partecipazione - non solo all’interno degli ambienti accademici, di istituzioni, organizzazioni sociali e forze imprenditoriali - alla discussione intorno alla stesura vera e propria del documento programmatico.
Ben accetti, dunque, contributi e critiche. La stessa Rettrice - nel documento - ha fornito un indirizzo mail, esortando chiunque avesse dei suggerimenti, a scrivere.
Ad intervenire nel dibattito aperto intorno a quella che vuole essere una progettazione partecipata della bozza di programmazione, è stata, quasi subito, l'Unione degli Universitari (Udu). Sul sito del sindacato degli studenti, infatti, è stato diffuso un documento, dal tono polemico, nel quale obiettivi e indicazioni della Rettrice vengono puntualmente confutati.
Entrando nel merito del documento, ad essere immediatamente contestato è il metodo attraverso cui viene aperto il dibattito intorno alle linee strategiche. Pur apprezzando l’apertura pubblica della discussione, viene evidenziato come tale impostazione rischia di scavalcare gli organi deliberativi che garantiscono la democrazia all’interno dell’istituzione universitaria. Si legge: "proprio perché la stessa Rettrice esprime la volontà di 'calare' le proprie linee guida nell’atto programmatorio dell’Ateneo, è bene che le stesse linee guida siano 'condivise' e non solo comunicate, proprio per evitare un’asimmetria tra la volontà dell’Ateneo stesso, che si esprime in maniera deliberativa attraverso gli organi deputati, e quella della Rettrice".
La riflessione critica sulle linee strategiche si sposta, quindi, sui dati che forniscono un quadro dettagliato circa il numero degli immatricolati, la loro provenienza, e la loro età. Relativamente all’elaborazione delle informazioni, analizzate da Inverardi nella loro evoluzione nel tempo e nel contesto urbanistico-territoriale, infatti, l’Udu ritiene che tali valutazioni siano "approssimative o quanto meno non esaustive".
A non convincere il sindacato degli studenti, nello specifico, è l’affermazione secondo la quale la ripresa delle immatricolazioni da fuori provincia dipenda dalla disponibilità del trasporto gratuito. A tal proposito si fa riferimento ai dati emersi da un’indagine curata dall’Osservatorio sul Terremoto dell’Università, dalla quale emerge come su un campione di 650 studenti intervistati solo il 7% abbia scelto l’Ateneo per i 'servizi', il 4% per esonero delle tasse e l’1% per la 'comodità dei mezzi di trasporto'. Percentuali che dimostrerebbero come nella scelta dell’università dell’Aquila, il trasporto gratuito abbia inciso in modo poco rilevante. In particolare, il sindacato degli studenti ritiene che, per ciò che concerne le immatricolazioni da fuori regione, l’aumento esponenziale di iscrizioni in alcuni corsi di laurea (Psicologia, Scienze Motorie, Biotecnologie e Biologia), è da attribuire esclusivamente alla mancata previsione del numero chiuso e all’esonero dalle tasse.
Oggetto di dure critiche anche il modello di offerta formativa. Se la Rettrice afferma, nelle proprie linee guida, di voler "progettare l’offerta didattica in stretta consultazione con la comunità imprenditoriale, le organizzazioni sociali e le istituzioni", tale approccio rappresenterebbe per l’Udu la premessa alla nascita di un Ateneo "mero erogatore di corsi professionalizzanti per le aziende locali". In altre parole, il sindacato degli studenti ritiene che l’interconnessione fra Università e mondo del lavoro, così come concepita nelle linee strategiche, impoverirebbe l’offerta formativa, piegandola alle richieste di alcune specifiche imprese. Gli effetti più rilevanti - conseguenti ad una eventuale subordinazione della formazione alle esigenze delle aziende locali - sarebbero il venir meno della continuità nell’offerta formativa ("dover star dietro alle varie richieste delle imprese porterebbe a continui mutamenti nei corsi di studi erogati"), e della spendibilità del titolo sul panorama extraterritoriale.
Accolta positivamente, invece, la proposta di Inverardi di "adeguare l’offerta formativa alle esigenze di sviluppo sociale del territorio di riferimento", con l’auspicio che tale indicazione si traduca in un potenziamento dei corsi dell’area psicologica, pedagogica e sociale, vista la drammatica "emergenza psicologica" che soffre il territorio.
Il sindacato degli studenti si trova, infine, in piena sintonia con la visione della Rettrice per ciò che riguarda la ricerca, la formazione della ricerca, il trasferimento tecnologico, e il ruolo dell’Ateneo nell’innovazione dell’armatura urbana e nella trasformazione dell’Aquila in vera e propria Smart City. La centralità che l’Ateneo vuol dare alle politiche di trasferimento tecnologico, di incubazione culturale e d’impresa, di sviluppo di spin off universitari e di start up è vista, infatti, come la giusta direzione da intraprendere per potenziare il tessuto imprenditoriale, senza piegare l’offerta formative alle richieste delle imprese locali.
Per ora il dibattito sulle linee strategiche resta aperto. E sicuramente la scelta di Paola Inverardi di diffonderne le proposte generali sui contenuti ha centrato uno degli obiettivi: rendere più immediata la partecipazione dei soggetti interessati alla stesura definitiva del documento programmatico. E coinvolgere, finalmente, la città. Un buon inizio, senza dubbio.