Venerdì, 03 Ottobre 2014 19:38

Discarica Bussi: dai pm richieste condanne fino a oltre 12 anni. D'Alfonso: "Accertare verità"

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Richieste di condanna fino ad un massimo di 12 anni e 8 mesi di reclusione sono state chieste oggi dai pm Anna Rita Mantini e Giuseppe Bellelli al termine della loro requisitoria nel processo in Corte d'Assise a Chieti relativo alla mega discarica di rifiuti tossici rinvenuta nel marzo 2007 a Bussi sul Tirino (Pescara).

Sul banco degli imputati, il processo si svolge a porte chiuse, 19 persone, quasi tutti ex amministratori e vertici della Montedison che gestiva il sito industriale a Bussi.

Le accuse sono di avvelenamento delle acque e disastro ambientale colposo.

La condanna più pesante è stata chiesta nei confronti di Carlo Cogliati, 75 anni, all'epoca dei fatti, amministratore delegato pro tempore di Ausimont. Quella più lieve, 4 anni, per Nicola Sabatini, 87 anni, vice direttore pro tempore della Montedison di Bussi (1963-1975). Chiesta l'assoluzione solo per Maurizio Piazzardi, 42 anni, perito chimico.

D'Alfonso: "Interessato ad accertamento verità"

"Sono qui per testimoniare ancora una volta tutto l'interesse ed il coinvolgimento istituzionale dell'Ente Regione ben sapendo che non si tratta di un qualsiasi processo per l'accertamento di una verita qualsiiasi. E' un processo centrale nella vita della Regione Abruzzo e rigurda un bene irripetibile nella vita degli abruzzesi".

E' il pensiero del presidente della Giunta, Luciano D'Alfonso, esplicitato a margine del processo sulla discarica dei veleni di Bussi che si sta celebrando a Chieti, in Corte d'Assise.

"Tornerò di nuovo dopo - ha annunciato D'Alfonso - perché voglio rendermi conto di quanto ci sia bisogno della vicinanza delle Istituzioni per concorrere all'accertamento della verità. Personalmente - ha proseguito - ma anche per quello che rappresento come persona giuridica della Regioone, mi sento molto coinvolto dal lavoro serissimo di quest'aula di giustizia. Ho già fornito la mia collaborazione nei confronti di quanti rappresentano qui la posizione della Regione".

La storia

Nella primavera del 2007, il personale del Comando provinciale di Pescara del Corpo forestale dello Stato, guidato dell'allora comandante Guido Conti, scopriva, sepolta nella verdeggiante Valle del fiume Pescara, la discarica abusiva di rifiuti tossici più grande d'Europa, una superficie grande come venti campi di calcio, per un totale di 500 mila tonnellate di rifiuti.

Ha inizio così il processo che vede imputate diciannove persone nei confronti delle quali oggi ci sono state le richieste di condanna da parte dell'accusa nel processo che si celebra in Corte d'Assise a Chieti. L'inchiesta, comunque, è della Procura di Pescara.

Per decenni la discarica di Bussi sarebbe stata destinata a smaltire illegalmente una quantità enorme di tonnellate di scarti di lavorazione chimiche ed industriali.

In particolare il cloroformio, il tetracloruro di carbonio, l'esacloroetano, il tricloroetilene, triclorobenzeni, metalli pesanti, tanto da essere stata definita una delle più grandi discariche nascoste di sostanze tossiche e pericolose mai trovate. Un disastro ambientale di enorme entità.

L'esacloroetano è stato il vero filo d'arianna, in quanto ha consentito di collegare in maniera inequivocabile la discarica di Bussi e l'acqua di rete.

Su 43 parametri presi in considerazione, per 35 sono stati riscontrati superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione per la falda superficiale e 23 per la falda profonda.

La stragrande maggioranza dei piezometri della rete di monitoraggio all'interno dell'area industriale ha evidenziato superamenti dei limiti.

Alcune sostanze hanno mostrato superamenti di enorme entitá: il cloroformio 453.333 volte i limiti nella falda superficiale e 46.607 volte nella falda profonda; il tricloroetilene 193.333 volte nella falda superficiale e 156 nella profonda. Il mercurio 2.100 volte nella falda superficiale; il diclorometano 1.073.333 volte in falda superficiale e 3.267 volte nella falda profonda, il tetracloruro di carbonio 666.667 volte nella falda superficiale e 3.733 volte nella falda profonda.

I monitoraggi ambientali sono quelli realizzati dalla societá Environ per conto dell'attuale proprietaria del sito industriale di Bussi, la Solvay Spa, che nel frattempo si è costituita parte civile nel processo penale in corso.

 

Ultima modifica il Venerdì, 03 Ottobre 2014 20:44

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