Schede elettorali bruciate, lanciate oltre il cancello del palazzo dell'Emiciclo.
Giovani, anziani, donne e uomini di Campo di Giove, stamane, hanno inscenato una protesta vibrante per tentare di scongiurare la chiusura del presidio di guardia medica, così come previsto dal decreto del Commissario per il rientro dal debito sanitario. Una vicenda che era esplosa al passaggio per la stazione di Campo di Giove del 'Treno dei Parchi' con a bordo la giunta regionale del neoeletto presidente Luciano D'Alfonso.
Era il 3 agosto. Quel giorno, D'Alfonso promise la proroga del servizio per tutto il mese e annunciò che il 20 sarebbe tornato a Campo di Giove, con l'intera Giunta regionale, per affrontare e risolvere definitivamente il problema. In effetti, l'incontro venne organizzato nella sala Oasi di San Francesco e l'assessore regionale Silvio Paolucci garantì che il servizio di guardia medica sarebbe stato prorogato per ulteriori due mesi. Fino alla fine di ottobre, insomma.
"Continueremo a garantire la continuità del servizio assistenziale per 60 giorni e nel frattempo confezioneremo una proposta che si articolerà in tre punti", assicurò Paolucci. "Il Decreto commissariale che stabilisce la chiusura della Guardia Medica", sottolineò l’assessore alla sanità, "risale alla passata legislatura. Noi abbiamo chiesto la proroga perché abbiamo intenzione di presentare un pacchetto di proposte e di modifiche".
Venne dunque annunciato un provvedimento che avrebbe assicurato continuità assistenziale notturna e festiva così da soddisfare le esigenze della comunità di Campo di Giove. Sono trascorsi tre mesi dall’incontro e, dal prossimo 1 dicembre, la sede di continuità assistenziale ex guardia medica di Campo di Giove sarà chiusa e quindi esclusa dall’assistenza sanitaria territoriale. Entrerà a far parte della rete di emergenza-urgenza: insomma, sarà istituita un’ambulanza della Croce Rossa Italiana con autista e infermiere durante il periodo notturno e nei giorni festivi mentre l’assistenza medica sarà garantita solo come guardia medica turistica per sei mesi l’anno.
Per questo, le cittadine e i cittadini di Campo di Giove hanno manifestato stamane, innanzi al Consiglio regionale. E non hanno alcuna intenzione di accettare l'accordo al ribasso, come l'hanno definito. Anzi, sono intenzionati ad andare fino in fondo.
"Non si è tenuto conto che in montagna per qualsiasi servizio è necessario andare oltre la logica dei numeri, quindi meramente economica, per considerare peculiarità geografiche e territoriali. Si pensi - proseguono - che in presenza di ghiaccio e neve un cittadino impiegherebbe ottimisticamente più di 45-50 minuti per raggiungere il primo presidio medico o aspettare l'intervento dell'unico medico di turno in servizio nella guardia medica di Sulmona che copre un bacino d'utenza pari a 40.000 abitanti. Di fronte a questi dati non si può restare indifferenti e soprattutto non chiedere al nuovo Assessore alla Sanità della Regione di intervenire con la massima urgenza per evitare ancora una volta la scomparsa di importanti presidi per le zone montane".
Una protesta - quella delle comunità di Campo di Giove - che si intreccia con altre battaglie che si stanno combattendo sul territorio, in particolare nelle aree interne dell'aquilano. E' di qualche ora fa la denuncia del segretario cittadino del Partito della Rifondazione Comunista, Goffredo Juchich: "Ritengo profondamente sbagliata la disposizione della Regione Abruzzo che, a decorrere dal 1° Dicembre 2014, sopprime dei presidi di guardia medica nel territorio montano della provincia dell’Aquila, tra i quali quelli strategici di Barisciano e Pizzoli".
Nella solita ottica di riduzione della spesa socio-sanitaria-assistenziale, sottolinea Juchich, "si continuano ad operare scelte che privano i residenti dei comuni montani dei livelli minimi di assistenza. La chiusura delle guardie mediche, con la conseguente razionalizzazione in circoscrizioni ancora più estese che in passato, comporterà per gli operatori sanitari l’aumento esponenziale dei tempi di percorrenza per gli interventi rendendo pericolosamente inefficace la loro presenza sul territorio".
Ovviamente, a pagare il prezzo dei tagli saranno i cittadini delle aree interne che vivono in un territorio con già moltissime criticità. "Con questa scelta si costringe una popolazione prevalentemente anziana a spostarsi sull’ospedale dell’Aquila o, comunque a spostamenti lunghi e pericolosi specie d’inverno e nelle ore notturne. Siamo di fronte all’ennesimo episodio che dimostra che le scelte di austerità dei governi nazionali e regionali altro non sono che macelleria sociale ai danni dei più deboli. La giunta D’Alfonso e il Consiglio Regionale si impegnino a mantenere aperti i presidi di guardia medica di Barisciano e Pizzoli andando così incontro alle esigenze della popolazione".