Lunedì, 02 Febbraio 2015 19:27

Inquilini Case di Assergi in tribunale per bollette e pannelli solari

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Gli assegnatari degli alloggi Case e Map vanno in tribunale contro il Comune dell'Aquila. Si è svolta lunedì mattina l'udienza per la causa civile, in seguito all'esposto di sei assegnatari degli alloggi dell'area Case di Assergi, per la questione relativa alle bollette recapitate dall'amministrazione comunale, e per il mancato funzionamento dei pannelli solari installati in cima agli edifici. All'udienza sono state ammesse le parti, oltre ad essere state depositate le memorie difensive da parte del Comune dell'Aquila. Il prossimo 11 maggio ci sarà il dibattimento e, presumibilmente, la sentenza. Gli assegnatari sono difesi da Fausto Corti, mentre per il Comune l'avvocato difensore è Domenico de Nardis.

Parliamo dell'ennesimo episodio di quella narrazione, a tratti grottesca, chiamata gestione del Progetto Case e delle aree Map. Sei abitanti dell'area Case di Assergi – la più decentrata tra le diciannove aree costruite dalla Protezione Civile nel periodo dell'emergenza post-sisma – si sono rivolti al giudice affinché il Comune rimoduli la modalità di pagamento delle utenze per gli alloggi, giudicata fallace. Inoltre, i cittadini sottolineano come il mancato funzionamento dell'impianto a pannelli solari di Assergi abbia fatto lievitare i costi, falsando le bollette. Questo ultimo aspetto è estremamente emblematico, al fine di capire i meccanismi distorti di una storia iniziata male, e che sta finendo ancora peggio.

I pannelli non sarebbero mai entrati in funzione, mentre, in base a quanto scritto nel capitolo di gara della Protezione Civile – che ha commissionato la costruzione degli edifici – avrebbero dovuto soddisfare un fabbisogno di energia pari almeno al 50% di quanto necessario alla produzione dell'acqua sanitaria. Così, nel 2011 un cittadino delle Case di Assergi si accorge del mancato funzionamento dei pannelli: contatta da subito gli uffici comunali e la Manutencoop, il colosso che detiene l'appalto per la manutenzione delle aree Case. Scrive anche una raccomandata a quest'ultima – assunta negli atti del processo in corso – chiedendo come mai non fossero mai stati messi in funzione i pannelli. Nel frattempo, tra il dicembre dello stesso anno e il mese successivo, viene effettuato, con annesso verbale, il collaudo definitivo delle palazzine del progetto Case. Come è noto, da allora i problemi di manutenzione per gli edifici del "miracolo berlusconiano" sono stati innumerevoli, fino al gravissimo episodio della caduta di un balcone, nel settembre scorso. Gli abitanti di Assergi, in questi anni, non hanno mai rinunciato a chiedere risposte al Comune dell'Aquila, che nel frattempo – a scatola semichiusa – aveva ereditato la proprietà dell'ingente patrimonio Case.

Nel capitolato di gara della Protezione Civile, dicevamo, si indicava la quota del 50%, come spettante per la produzione di acqua calda da parte dei pannelli solari. Considerando che nelle palazzine di Assergi circa il 40% del gas totale viene utilizzato per riscaldare l'acqua, vuol dire che, in soldoni, circa metà del 40% sarebbe potuto essere risparmiato se fossero stati messi in funzione i pannelli solari. In percentuali assolute, insomma, la stima degli assegnatari che hanno denunciato il Comune ci indica circa un 20% circa di risparmio mancato. Vale a dire che, per una media di circa 90mila euro di gas metano consumati nella sola palazzina di Assergi negli ultimi quattro anni, ci sarebbe stato, forse, un riparmio di circa 15mila euro. Una cifra ragguardevole.

La sentenza attesa per maggio potrebbe avere conseguenze gravi per l'ente comunale, e non solo perché creerebbe un precedente importante sulle querelle tra assegnatari e Comune dell'Aquila, ma anche e soprattutto per questioni di finanze dell'ente stesso. Gli assegnatari di Assergi chiedono al giudice che il Comune faccia pagare loro le utenze secondo i reali consumi individuali. Questo, oltre a portare equità tra chi è stato danneggiato pagando troppo e chi ha consumato tanto sfruttando una situazione di vantaggio, potrebbe voler dire che il Comune deve rifare tutti i conti per le bollette. Inoltre, relativamente alla bagarre sui pannelli solari, una sconfitta per l'ente potrebbe voler dire (in base ai calcoli su citati) che il Comune non avrebbe più diritto a chiedere il 20% delle bollette erogate. In termini di valore assoluto, il Comune dovrebbe dunque coprire ingenti somme al posto degli assegnatari. O, al massimo, potrebbe rifarsi a sua volta nei confronti della Manutencoop, evitando gravi problemi di responsabilità contabile (leggasi Corte dei conti).

Ad ogni modo, l'amministrazione guidata da Massimo Cialente e difesa dal dirigente comunale dell'Avvocatura Domenico de Nardis ha oggi depositato le proprie memorie difensive. Nel testo, è chiara la posizione in merito alle responsabilità per la situazione attuale, e ai diritti rivendicati dall'amministrazione: "Si osservi che l'Autorità Statale ha da diversi anni abbandonato al Comune la gestione di tale compendio immobiliare – si legge nella memoria – cessando al contempo da ogni forma di ausilio o contributo per l'esercizio di tali alloggi, di guisa del Comune, che è titolare di tutte le utenze di luce, gas e acqua, si trova nella posizione di debito, per oltre 10 milioni di euro, nei confronti di fornitori di energia".

La memoria è di fatto impostata sulla non responsabilità giuridica da parte del Comune dell'Aquila, e sulla spiegazione dei criteri di individuazione dei costi per le utenze. Ma c'è anche una nota meno tecnica, a margine, che oggi ha fatto sobbalzare gli assegnatari che l'hanno letta: "Sia consentito, da ultimo – si legge nella nota – di stigmatizzare la sostanziale anti-eticità dell'azione di controparte, che in un contesto di gravissima emergenza si è vista offrire un alloggio sicuro, dignitoso ed efficiente a totale titolo di gratuità […] A tutt'oggi controparte (gli assegnatari, ndr), a mezzo del rimborso al Comune delle spese vive che l'Ente sostiene, si trova a fruire ancora dell'alloggio assegnatogli in condizioni di libertà e dignità quali, forse, non aveva neppure ante sisma”. Come dire: non lamentatevi, vi trovate in una condizione migliore di quella prima del terremoto.

Sulla complessa e grottesca storia del Progetto Case sono tanti gli interrogativi che hanno posto gli assegnatari: perché il Comune, nonostante avesse in mano le bollette già dal 2010 – come è stato dimostrato da alcuni carteggi svelati dall'accesso agli atti di alcuni assegnatari – ha iniziato ad esigere i (sacrosanti) pagamenti dopo tre anni? E, ancora, perché il Comune non ha "semplicemente" applicato le norme tecniche di riferimento per i condomini, illustrate nella normativa Uni 10200? Domande, quelle degli "accusatori" del Comune, che forse non troveranno risposte, a prescindere dall'esito della sentenza.

E' nel conto di quel gran marasma chiamato Progetto Case: dapprima "miracolo berlusconiano", ma ben presto diventato la pesante croce che l'amministrazione comunale porta sul groppo, sulla via crucis della ricostruzione.

 

Ultima modifica il Mercoledì, 04 Febbraio 2015 02:54

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