Venerdì, 06 Marzo 2015 15:58

Addio al Cas, la denuncia di un cittadino: "Che fine faremo?"

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un cittadino aquilano che, fino ad oggi, ha goduto del Contributo di Autonoma Sistemazione. Con la decisione di tagliare il Cas, si chiede il cittadino che preferisce restare anonimo, che fine faranno le famiglie che non possono permettersi un contratto di locazione oneroso e che non troveranno alloggio nei progetti Case, ad oggi insufficienti per le esigenze di tutti?

 

"Ci sono 1.008 persone che attualmente ricevono il Cas: parliamo di 336 famiglie di tre componenti. E il calcolo è ottimistico. Dall'elenco del 26 febbraio, gli alloggi disponibili al CASE sono circa 63 e di questi, per lo più periferici, nessuno a L'Aquila. Quindi le 273 famiglie senza CAS, coercitivamente obbligate a lasciare l'attuale sistemazione (perchè sono coloro che detengono un contratto di locazione oneroso), vanno per strada? O devono continuare, problema del preavviso a parte, a pagare l'affitto a proprie spese mentre il comune vaneggia su destinazioni del CASE a campus o altro come se avesse un surplus di 1000 alloggi?

E' ben conosciuto lo stato di manutenzione degli alloggi CASE attualmente occupati e di quelli, balconi compresi, che in tutto o in parte sono stati oggetto di sequestro da parte della magistratura.

A questo punto si deve prendere atto che il CAS non può terminare ed anzi va prorogato, nel rispetto delle esigenze dei cittadini che non hanno nessuna colpa se i loro progetti della ricostruzione sono al palo. Allora, che si fissi anche un termine sulla ricostruzione.

E' cosi difficile pensare ad un piano di riassorbimento senza lacrime e sangue? D'altronde, ai ladri del CAS, pochi lo sanno, è stata concessa una dignitosa restituzione rateale tenendo conto, come si esprime l'ordinanaza, di peculiari esigenze e stati bisognosi (dei ladri?).

Sarei contrario ma, rivelando qualche privata 'povertà' a chi non comprende lo stato di necessità che si nasconde dietro all'umile e dignitoso silenzio delle persone, devo dire che al sottoscritto hanno laconicamente comunicato, respingendo 'sconvolti' anche un attestato medico di 'fine salute', che secondo il cronoprogramma del comune (tradotto: spalmatura dei fondi nel tempo) la ricostruzione della propria casa non è prevista prima di sette anni. Una sentenza senza appello che tradotta più o meno è: 'non rientrerai mai più in casa tua'.

Nel frattempo, notizia del 3 marzo, via anche il CAS dal 31, anzi vai al CASE. ll 5 allo sportello... 'beh no, ..ancora non c'è un CASE per lei ..le telefoneremo! E dalla telefonata quanto tempo c'è per traslocare? 'Beh nel giro di qualche giorno'.

Meglio fermarsi qui, figuriamoci se i miei mobili interessano a qualcuno, ed anche perché ho rispetto della gente che ne ha passate di molto, molto peggiori. In un palazzo recentemente ristrutturato hanno nobilmente affiso una targa al piano terra con i nominativi dei cinque abitanti ai quali la vita salvata dal terremoto non ha concesso il rientro a casa. 

E' da osservare inoltre che i perseveranti comunicati del recupero del CAS per quanti lo rubano (ma poi rateizzati!), sono soltanto, lo capiscono anche i bambini, 'mezzucci di bassa politica' per gettare fango e discredito sulla popolazione e per ignorarne le effettive esigenze. Che capacità e che coraggio dimostra il 'potere' nel fare la voce grossa anche sulla gente inerme e nel far scappare tutti?

Se poi le ultime notizie stampa plaudono all'arrivo degli anelati fondi necessari allo sblocco della ricostruzione, come si fa a non capire ed ignorare, dall'altro lato, che l'eliminazione del CAS metterà sulla strada intere famiglie?".

Lettera firmata

Ultima modifica il Venerdì, 06 Marzo 2015 16:11

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