Venerdì, 28 Giugno 2013 15:23

Elezioni contestate all'Accademia: ancora polemiche tra i docenti

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Ci siamo occupati negli scorsi giorni delle elezioni per il nuovo direttore dell'Accademia delle Belle Arti dell'Aquila, che sono passate in sordina - rispetto a quelle giustamente portate agli onori della cronaca dell'elezione del nuovo rettore dell'Univaq - in città. La politica e l'opinione pubblica non se ne sono occupate, nonostante l'importanza che riveste un'accademia del genere in una città candidata a Capitale Europea della Cultura 2019. Vi proponiamo oggi una lettera arrivata in redazione e firmata da un gruppo di docenti dell'accademia. Una riflessione sullo svolgimento delle elezioni stesse, in continuità rispetto alle presunte irregolarità procedurali denunciate nei giorni scorsi dal Centro Documentazione Artepoesia Contemporanea "Angelus Novus".

Questo il testo integrale della lettera firmata da alcuni dei docenti dell'Accademia:

Strano paradosso quello delle elezioni del nuovo direttore all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, di cui la stampa si sta occupando in maniera così parziale. Parziale perché fa seguito ad un silenzio prolungato sulle questioni che hanno preceduto queste elezioni, fino ad ignorare un appello – notevole per qualità e quantità di firme – che invitava apertamente i docenti dell’Accademia ad esprimersi in una direzione opposta; paradossale perché si contrabbanda per cambiamento (“generazionale”?) un avvicendamento che va invece nel senso di una prolungata continuità di linee politiche e strategiche.

Onorino Vespa, attuale vicedirettore, ha ottenuto 22 voti su 29 votanti; vero. Lea Contestabile, che ha osato sfidare il consolidato potere dell’attuale direttore, Eugenio Carlomagno, e dell’erede designato, ne ha ottenuti 7. Vero. Ma perché non dire che ai voti della professoressa Contestabile ne vanno sicuramente aggiunti altri, pari al numero di chi si è rifiutato di votare, compresa la candidata? Certo così emergerebbe un quadro decisamente meno trionfalistico e di decisa spaccatura: la distanza tra i due contendenti si ridurrebbe infatti a soli otto voti. E si vedrebbe meglio che questo risultato è determinato dall’assenza di regole certe per la definizione dell’elettorato attivo, tenuto conto del fatto che a due docenti, che fruiscono di congedo per motivi di studio, è stato vietato di partecipare alla consultazione, mentre l’attuale direttore e il suo supplente (Carlomagno fruisce della dispensa dall’insegnamento in forza dell’incarico di direzione) hanno invece votato entrambi. Facciamo dunque per bene i calcoli, tenendo conto di un metro politicamente più giusto di valutazione. E consideriamo anche che le operazioni di voto erano state rinviate dalla Commissione Elettorale, perché in 19 anni di governo autocratico l’attuale direttore non ha ritenuto di dover approntare un regolamento elettorale, strumento necessario in via generale e addirittura imprescindibile in questa occasione per risolvere questioni delicatissime di diritto al voto e modalità di svolgimento delle operazioni? E perchè il direttore ha tranquillamente ignorato la delibera dell’organismo deputato e ha voluto che le votazioni si svolgessero ugualmente? E perché il Direttore ha “precettato” la Commissione di seggio con un atto di dubbia liceità? E ha poi voluto che le operazioni proseguissero, malgrado quest’ultima Commissione - votata da tutti i docenti all’unanimità - abbia ritenuto di uniformarsi alle decisioni della Commissione Elettorale? E poi, ignorando le decisioni anche della Commissione di seggio, ha formato una nuova Commissione (non votata da Consiglio dei Professori), facendo aprire il seggio?  Perché non dire che nell’aula-seggio si sono ripetutamente intrattenute persone che, per rispetto o cautela o elementari regole di democrazia, avrebbero dovuto magari recarsi altrove a chiacchierare, per non ingenerare il sospetto che si stesse “incombendo” sulle scelte dell’elettorato? 

Altre considerazioni, sulle quali sarebbe comunque opportuno riflettere per capire le ragioni del malessere innegabile in cui versa l’Accademia da almeno quattro anni, e di cui Antonio Gasbarrini, nel suo intervento, ha dato un sia pure iniziale resoconto, andrebbero comunque espresse all’autorità competente.

Ultima cosa. Gli “alti impegni” cui sarebbe chiamato l’attuale direttore dal Ministero. A nostra conoscenza, il prof. Carlomagno lascia la direzione perché giunto finalmente al termine di un incarico tenuto in piedi a colpi di rinvii e proroghe, e perché ormai dovrà essere definitivamente collocato a riposo. E tuttavia, non rassegnandosi a ciò, si ostina a voler continuare a gestire l’Accademia, proponendosi come futuro presidente.

Ultima modifica il Sabato, 29 Giugno 2013 00:27

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