Venerdì, 19 Giugno 2015 10:46

Legambiente: "Rischio idrogeologico, delocalizzare il Megalò"

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"Effetto Bomba" è il dossier presentato, qualche ora fa, da Legambiente.

Disegna la mappa degli edifici che amplificano i danni degli eventi climatici estremi in Italia: il lavoro illustra dove intervenire con urgenza per mettere in sicurezza i cittadini e il territorio. E tra le 10 strutture costruite in aree a rischio idrogeologico da demolire o delocalizzare c'è anche il centro commerciale Megalò di Chieti, uno dei più grandi d'Italia, "classico esempio della scarsa attenzione degli organi competenti" verso i vincoli urbanistici che il rischio idrogeologico dovrebbe imporre.

Il Megalò è stato costruito lungo le sponde del fiume Pescara, a Chieti Scalo, ad appena 150 metri dall’argine del fiume, su un’area di poco più di 40 ettari classificata dal PAI ad alta pericolosità idrogeologica.

"Realizzato con il placet delle amministrazioni nell’ambito del Prusst (programma di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio) - scrive Legambiente - non è stato neppure sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale, nonostante fosse noto che l’area in questione fungesse da cassa di espansione naturale del fiume e che il vincolo idrogeologico la rendesse non edificabile".

"Per superare 'l’ostacolo' del vincolo - leggiamo ancora tra le pagine del dossier - si utilizzò come escamotage per abbassare la classe di rischio dell’area, rendendola quindi edificabile, la costruzione di una arginatura alta oltre 10 metri a protezione della nuova struttura; il tutto senza che nessuno valutasse comunque l’impatto dell’opera a valle, con il rischio di favorire la piena man mano che il fiume si dirige verso Pescara".

Un rischio più che concreto. In effetti, l'area del Megalò, prima dell'edificazione del centro commerciale, si è allagato parzialmente nel 2004 e, più di recente, nel 2013, ricorderete l'esondazione alla foce di Pescara che costrinse il sindaco di Chieti a firmare una ordinanza di sgombero del centro, a titolo precauzionale.

Eppure, si è tentato di edificare - nella stessa area - altre due strutture, Megalò 2 e Megalò 3: "Con la scusa della messa in sicurezza dell’area, realizzata in maniera discutibile con la costruzione e l’innalzamento degli argini - denuncia Legambiente - si è cercato in realtà di fornire un alibi per continuare ad urbanizzare aree a rischio, aumentandolo di conseguenza non solo nelle aree interessate ma anche più a valle, dove si è amplificato il problema delle esondazioni nel tratto finale del fiume Pescara".

Dunque, l'intervento consigliato: la delocalizzazione del centro commerciale. "Una corretta gestione del rischio idrogeologico lungo il corso del fiume Pescara deve prevedere il ripristino della naturale cassa di espansione del fiume, delocalizzando quindi l’urbanizzazione presente, per agevolare il deflusso delle acque in caso di piena, e la rinaturalizzazione di una parte del suo corso a monte per ridare, ove possibile, lo spazio necessario per la sua evoluzione naturale che porterebbe anche ad una riduzione del rischio più a valle".

"Occorre ragionare seriamente sulle possibili soluzioni e sulla necessità di rimuovere questi edifici pericolosi", ha dichiarato il responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti. "Tutti i soggetti coinvolti (Ministeri, Regioni, Autorità di bacino, uffici tecnici comunali, ordini professionali, associazioni di categoria, commercianti, artigiani, comitati e cittadini), dovrebbero avviare una concertazione con l'obiettivo di rivedere la programmazione degli interventi e predisporre opportuni vincoli sulle aree oggetto degli interventi di delocalizzazione, individuando soluzioni procedurali ed economiche per realizzare gli interventi di demolizione e delocalizzazione. Occorre poi inserire gli interventi di delocalizzazione all'interno della pianificazione di bacino (a partire dai Piani di gestione del rischio alluvioni), e in un programma più ampio di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici e riqualificazione urbana, con l'obiettivo di aumentare la capacità di risposta della città ai sempre più frequenti eventi meteorici intensi, ristabilendo il delicato equilibrio tra la città e i corsi d'acqua e riducendo il carico delle attività antropiche nelle aree a maggior rischio".

Ultima modifica il Venerdì, 19 Giugno 2015 10:55

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