Martedì, 02 Luglio 2013 00:11

L'Aquila, Sviluppo Italia in liquidazione: a rischio 19 posti di lavoro

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La sede aquilana di Sviluppo Italia Abruzzo chiude definitivamente i battenti. E lo fa a causa degli effetti collaterali della spending review imposta dal governo Monti ma anche - stando a ciò che affermano i sindacati - per l’assenza di decisionismo della classe politica locale e, in particolare, per il mancato rispetto, da parte dell’attuale giunta regionale, di accordi istituzionali precedentemente presi.

Tutto inizia due anni fa, nell’Aprile 2011, quando la Regione, con un’apposita legge e un aumento di capitale, autorizza Abruzzo Sviluppo, una società in-house che promuove cultura di impresa e programmi di sviluppo territoriale, ad acquisire, al prezzo di 1 euro, il pacchetto azionario di maggioranza detenuto, all’interno di Sviluppo Italia Abruzzo, da Invitalia. Acquisizione a cui fanno seguito, di lì a poco, anche quelle delle restanti quote di minoranza.

Contestualmente viene firmato anche un protocollo d’intesa sindacale tra azienda e rappresentanti dei lavoratori finalizzato al mantenimento, anche in seguito all’acquisizione, dei livelli occupazionali, dei livelli contrattuali e delle retribuzioni dei singoli dipendenti.

Acquistando il pacchetto azionario di maggioranza e controllo di Sviluppo Italia, Abruzzo Sviluppo entra in possesso anche di un ingente patrimonio immobiliare, valutato in 7 milioni e mezzo di euro.

L’acquisizione viene completata nel Luglio 2012, non prima che il presidente della regione Chiodi e il vice presidente con delega allo sviluppo economico Alfredo Castiglione dichiarino pubblicamente: “l’acquisizione di Sviluppo Italia consentirà di salvaguardare i livelli occupazionali e non disperdere l’immenso patrimonio professionale della società”.

Poi, a Ottobre 2012, il provvedimento che annulla tutto. Il consiglio d’amministrazione di Abruzzo Sviluppo sospende la fusione delle due società in seguito all’incontro con Enrico Bondi, l’uomo al quale Mario Monti ha affidato l’incarico di commissario governativo per la riduzione della spesa pubblica.

L’articolo 4 del decreto 95 del Dicembre 2012 varato dal governo Monti e ispirato proprio da Bondi - quello passato alle cronache come decreto spending review - stabilisce la scomparsa delle società in-house. Entro la fine del 2012, dice il testo, le società il cui fatturato dipende per il 90 per cento da prestazione di servizi a favore di pubbliche amministrazioni devono essere liquidate o privatizzate.

Inizialmente in questi parametri rientra Abruzzo Svilppo ma non Sviluppo Italia, che può contare su un fatturato non dipendente esclusivamente dall’amministrazione controllante. Il 21 dicembre scorso, tuttavia, Abruzzo Sviluppo delibera di mettere comunque il liquidazione Sviluppo Italia.

Convocato dalla commissione consiliare di vigilanza, che gli chiede di impegnarsi per un piano di rilancio della società e per la salvaguardia dei posti di lavoro, Alfredo Castiglione risponde solo di aver predisposto un gruppo di lavoro dedicato.

Poi, il 19 giugno, cioè 12 giorni fa, l’atto finale: senza alcun preavviso, il liquidatore nominato dalla Regione invia ai dipendenti della sede dell’Aquila una lettera in cui comunica che, a partire dal 1° luglio, la sede sarà chiusa definitivamente e i dipendenti trasferiti negli uffici di Avezzano e Sulmona, con la motivazione – formale e pretestuosa dicono i sindacati – di tagliare i costi relativi all’affitto della sede, il cui canone mensile, però, ammonta a soli 600 euro.

Negli ultimi 2 anni, dicono i sindacati, alle reiterate richieste inoltrate all’azienda di ricollocare la sede dell’Aquila in immobili di proprietà della regione Abruzzo, non è seguita alcuna azione concreta, segno tangibile di non voler mantenere il presidio del capoluogo. La gravità e il paradosso di questa situazione, continuano sempre le parti sociali, è che la città martoriata dal terremoto, in cui è stata istituita la zona franca urbana, sarà privata di un riferimento diretto sul territorio.

Sviluppo Italia Abruzzo, che attualmente conta 19 dipendenti e 3 incubatori di impresa, che a loro volta gestiscono circa 38 aziende e 213 occupati, partecipa a importanti progetti di sviluppo locale, di cui alcuni in corso, come quello per il cosiddetto Autoimpiego (ovvero la legge dello Stato che finanzia le nuove imprese), per il quale alla Regione sono pervenute più di 1300 domande.

Ultima modifica il Martedì, 02 Luglio 2013 12:41

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