Stefano ha 15 anni, vive nel comune di Tornimparte e ha appena terminato il primo anno di liceo Scientifico, all'Aquila.
A settembre, quando riprenderanno le lezioni, per poter essere presente tutti i giorni in classe viaggiando con i mezzi pubblici, Stefano non potrà prendere più un unico bus, come ha fatto finora, ma sarà costretto ad acquistare tre differenti biglietti: uno per il pullman Tornimparte-Sassa Scalo; un secondo per il treno Sassa Scalo-L'Aquila; e infine un terzo per il bus Ama che collega la stazione dell'Aquila alla sua scuola.
Tre titoli di viaggio diversi - pagati per giunta a prezzo pieno, senza nemmeno la possibilità di usufruire del biglietto unico integrato – e più di un'ora di spostamenti per coprire un tragitto di una trentina di chilometri.
Lo scenario appena descritto, per ora ancora ipotetico, diventerà realtà non appena entrerà a regime il nuovo piano industriale di Tua, l'azienda unica di trasporto pubblico abruzzese nata da poche settimane dalla fusione di Arpa, Gtm e Sangritana.
Un piano a leggere il quale emerge, ancora una volta, l'assurdità delle leggi di mercato nel momento in cui vengono applicate all'erogazione di servizi essenziali per la vita dei cittadini (soprattutto di quelli più deboli) ma anche l'ipocrisia di una classe politica nazionale e soprattutto locale che, mentre si riempie la bocca di concetti come attenzione, difesa e sviluppo delle aree interne, nel concreto mette in atto scelte e decisioni che, per quelle aree, suonano invece come una campana a morte.
La riorganizzazione imposta dal nuovo piano Tua prevede infatti che, per tagliare i costi, in tutto l'Abruzzo vengano eliminate le sovrapposizioni tra servizio su gomma e servizio ferroviario. In pratica, se due paesi sono collegati sia dalla ferrovia che dagli autobus, si andrà a tagliare drasticamente il numero dei secondi.
Le tabelle, però, dicono che, su 1 milione e 339 mila km complessivi tagliati a livello ragionale, più della metà - circa 700mila - saranno tolti alla provincia dell'Aquila.
“Questo” afferma il segretario provinciale della Filt Cgil L'Aquila Domenico Fontana “vuol dire desertificare il servizio nelle aree interne, visto che si tagliano le corse degli autobus senza però rendere più competitivo il servizio su ferro. La stesura del piano industriale, inoltre, doveva andare di pari passo con il rinnovo del contratto di Trenitalia e invece questo non è accaduto”.
Qualche esempio degli effetti che avranno i tagli? “Nella Valle Subequana” continua Fontana “saranno cancellati più di 20 km di corse. Per tutta la Valle Roveto si può dire che praticamente sparirà il trasporto su gomma perché c'è la ferrovia. Il problema è che ci sono anche stazioni chiuse da vent'anni”.
Per questo la Cgil, insieme all'Ugl, ha indetto, per il 7 agosto, uno sciopero generale regionale dei trasporti, che sarà preceduto, il 21 luglio, da un altra mobilitazione – questa sottoscritta da tutte le sigle sindacali - che interesserà il distretto di Avezzano e della Marsica.
Per capire quanto il nuovo quadro dei trasporti regionali penalizzi le aree interne e preveda, invece, effettivi miglioramenti del servizio per gli abitanti delle zone costiere – in particolare di una zona costiera, l'area metropolitana Chieti-Pescara – basta soffermarsi ad analizzare la mancata estensione al resto della regione del regime a biglietto unico integrato presente in questi due comuni.
Di che si tratta lo spiega ancora Fontana: “In Abruzzo esiste un'area di bigliettazione chiamata Unico che interessa l'area metropolitana di Chieti-Pescara. Una legge regionale approvata lo scorso anno stabiliva di estendere quest'area a tutta la Regione. Nel piano industriale di Tua, però, questa legge viene completamente disattesa perché i confini dell'area a bigliettazione unica vengono riconfermati ma limitatamente all'area Chieti-Pescara”.
“Questo vuol dire, in concreto, che, mentre un cittadino di Chieti, con un solo biglietto, può prendere quattro differenti vettori e arrivare a Montesilvano pagando un euro e 10 centesimi, gli abitanti delle aree interne non hanno condizioni di accesso al servizio così vantaggiose. In alcuni paesi, anzi, le persone, essendo assente ogni forma di punto vendita, sono costrette a comprare i biglietti direttamente a bordo delle vetture, pagando anche un sovrapprezzo del 30%. Noi pensiamo che questa differenza non sia accettabile. Non possono esistere cittadini di serie A e di serie B. La beffa è che Camillo D'Alessandro ha affermato di voler estendere l'area Unico alla zona costiera del lancianese”.
Oltre a quelle appena elencate, tra le ragioni dello sciopero ci sono anche i tagli al fondo trasporti previsti dal bilancio regionale (10 milioni) e quelli al personale imposti dal piano industriale Tua (145 tra autisti e personale viaggiante).
C'è, poi, la spinosa questione dell'apertura ai privati - “Nel piano industriale” spiega sempre la Cgil “è previsto di affidare in subconcessione ai privati oltre 1 milione e 644 mila km di corse – e il mancato rispetto di un accordo regionale riguardante gli autoferrotranvieri, accordo che prevedeva l'erogazione di un modesto bonus mensile.
“Noi” conclude il sindacato “siamo favorevoli a un'azienda unica regionale per i trasporti e lo siamo da 20 anni. Siamo propensi anche a far entrare in questa azienda le società di trasporto pubblico locale come Ama, in modo da razionalizzare un settore che, in tutta la regione, conta più di 50 soggetti. Ma vogliamo che la costituzione dell'azienda unica porti più efficienza e servizi migliori, non una loro cancellazione a tutto svantaggio delle aree interne, come invece appare dal piano industriale”.