La decisione della Corte Costituzionale sta facendo molto discutere. Non poteva essere altrimenti. La Regione Abruzzo, a leggere la sentenza 182 depositata il 10 luglio scorso, non avrebbe dovuto vietare il passaggio del metanodotto Snam in zona sismica: la scelta legislativa andava concordata con lo Stato.
La vicenda è nota: la Snam Rete Gas vorrebbe realizzare un tubo di 167.7 km, da Sulmona a Foligno, con centrale a compressione nella città peligna. Con l’articolo 3 della legge regionale numero 28 del giugno 2012, però, la Regione ha bloccato unilateralmente il progetto, modificando la disciplina in merito alle competenze regionali e alla localizzazione e realizzazione di oleodotti e gasdotti in zone sismiche.
Il governo Italiano ha subito presentato ricorso, il verdetto espresso dalla Corte gli ha dato ragione: quando si legifera su produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia, la potestà legislativa è concorrente, ossia condivisa con lo Stato, che norma i princìpi fondamentali.
"Le norme interposte richiamate - scrive la Consulta - hanno ridefinito, in modo unitario e a livello nazionale, i procedimenti di localizzazione e realizzazione della rete di oleodotti e gasdotti, in base all’evidente presupposto della necessità di riconoscere un ruolo fondamentale agli organi statali nell’esercizio delle corrispondenti funzioni amministrative, a fronte di esigenze di carattere unitario, tanto più valevoli di fronte al rischio sismico".
Il progetto interesserebbe molti comuni della provincia dell’Aquila: oltre a Sulmona e altri centri della Valle Peligna, il 'tubo' dovrebbe attraversare Pizzoli, Barete, Cagnano, Montereale, Barisciano, San Demetrio, San Pio delle Camere, Prata D’Ansidonia, Poggio Picenze e Fagnano. Zone a forte rischio sismico.
Il presidente della Regione Gianni Chiodi, a qualche ora dal pronunciamento dei giudici costituzionali, non ha mancato di ricordare che il metanodotto è un’opera strategica a livello nazionale, che scavalca le competenze degli enti locali. L’ha sempre sostenuto e non ha mai nascosto che l’emendamento approvato per bloccare il progetto era incostituzionale. Figlio, a sentire il governatore, delle pressioni ricevute dalle popolazioni e dagli enti locali dei territori interessati.
Le parole di Chiodi hanno scatenato, come prevedibile, le proteste del centrosinistra: "La decisione della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima per norma costituzionale la legge regionale che imponeva una pausa di riflessione alle operazioni di costruzione del metanodotto e della centrale di compressione nella Valle Peligna e nell'Abruzzo interno, mi sorprende, ma non mi stupisce, e questa è una denuncia forte che mi sento di fare, poiché ancora una volta la Regione Abruzzo, nella persona del presidente, ha deciso di non costituirsi in giudizio a difesa di quanto legiferato dall’Assemblea regionale”, ha dichiarato in una nota Giovanni D'Amico (Pd).
"Leggerò con attenzione le motivazioni della Sentenza”, ha promesso il vice presidente del Consiglio regionale, “e mi farò promotore e primo firmatario di una nuova legge regionale che ribadisca, come e più volte sostenuto dalla Corte Costituzionale in occasione di altre sentenze, la concorrenzialità dei poteri tra Stato e Regione al fine dell’individuazione di percorsi condivisi a tutela della salute e della sicurezza dei cittadini e del rispetto del territorio".
Non solo. La senatrice Stefania Pezzopane si è impegnata a presentare immediatamente "un'interrogazione urgente al Governo, sollecitando anche un confronto per definire le nuove iniziative da intraprendere".
"Il presidente Chiodi ha gettato la maschera sulla questione - ha sottolineato la Senatrice - All’indomani della sentenza afferma che la palese incostituzionalità della legge regionale fosse una cosa nota a tutti. Se così è, come mai non ha affrontato coraggiosamente la questione? Perché non si è comportato, come hanno già fatto i presidenti di altre regioni e non si è costituto a difesa della legge regionale e i diritti degli abruzzesi? L’atteggiamento di Chiodi svela l’ingannevolezza di certi giochetti, dimostrando in realtà quali siano le sue vere ragioni: l’interesse affinchè quel metanodotto si faccia, a qualunque costo".
"La complessa vicenda dell’equilibrio di competenze tra Stato e Regione - ha concluso Stefania Pezzopane - non può certo inficiare i diritti dei cittadini e le ragioni di un territorio, che dovrà proseguire la sua battaglia".
Una battaglia che si combatte oramai da 5 anni e che andrà avanti promette il Comitato cittadini per l’ambiente di Sulmona: "La sentenza riconosce il pieno diritto della Regione a legiferare in materia, in quanto per questi settori (energia e governo del territorio), stante la compresenza di interessi statali e regionali, vige il principio della potestà legislativa concorrente", si legge in una nota. "Spetta ora al Consiglio Regionale riformulare la legge tenendo conto dei rilievi della Corte. E' il caso di ricordare che il deposito sotterraneo di gas di Rivara (MO) è stato cancellato dal Governo nazionale dopo che la Regione Emilia-Romagna, in base al principio di precauzione e non ad una norma regionale, ha negato l'intesa, un mese prima del sisma".
Non manca l’affondo nei confronti del Governo regionale: "Consideriamo molto grave che non si sia costituito in difesa di una legge regionale che mirava a tutelare i cittadini da un rischio molto concreto e attuale come quello sismico. Sotto questo profilo ci appare illogica la sentenza della Corte in quanto la stessa legge n.239 del 2004, che disciplina questa materia, prevede un 'adeguato equilibrio territoriale nella localizzazione delle infrastrutture energetiche, nei limiti consentiti dalle caratteristiche fisiche e geografiche delle singole regioni'. E' del tutto evidente ed inconfutabile che uno dei limiti 'fisici' dell'Abruzzo è proprio la elevata sismicità del suo territorio".
Non ci sono dubbi, comunque, sul fatto che tali opere possono essere realizzate solo se c'è l'intesa tra Stato e Regione: intesa che, come ha chiarito la stessa Corte, deve essere 'in senso forte, ossia di atti a struttura necessariamente bilaterale, come tali non superabili con decisione unilaterale di una delle parti'; inoltre 'tali procedure non potranno in ogni caso prescindere dalla permanente garanzia della posizione paritaria delle parti coinvolte' (sentenza n. 383 del 2005).
Nelle prossime settimane, dunque, capiremo se la Giunta guidata da Gianni Chiodi ha davvero intenzione di battersi per evitare il passaggio di un metanodotto in una zona ad elevato rischio sismico. In caso contrario, si tratterebbe di una scelta politica davvero incomprensibile.