La Corte dei Conti ha condannato il dirigente comunale Mario Di Gregorio per danno erariale per aver falsificato, in seguito al terremoto, la classificazione del danno della casa della madre.
L’immobile fu inizialmente dichiarato agibile salvo poi essere declassato a E (inagibile). Per i lavori venne chiesto (ma non ottenuto) un contributo di 440mila euro. Una vicenda per la quale è in corso anche un processo penale.
La Corte dei Conti ha condannato Di Gregorio al pagamento di 6mila euro mentre i quattro tecnici che avevano firmato il verbale di sopralluogo sono stati condannati per un danno erariale di mille euro a testa. Si tratta di Luca Pelliccione, Pier Marco Cardoni, Marco Smiraglia, Luigi Finazzi.
Secondo i giudici, come riferisce Il Centro, esisteva "l’intento perseguito da Di Gregorio di realizzare un’abitazione diversa da quella abbattuta, con una volumetria superiore. Il collegio non può che aggiungere la singolare posizione di Di Gregorio, dirigente all’epoca del servizio Emergenza sisma e ricostruzione del Comune dell’Aquila, il quale avrebbe dovuto astenersi dal trattare la pratica, riguardante un prossimo congiunto".
Sempre i giudici, ricorda il quotidiano, parlano di "superficialità nella compilazione del verbale di demolizione da parte del tecnico comunale Luca Pelliccione, il quale, senza indicare l’urgenza, barrò le caselle relative asserendo la non necessità di una documentazione fotografica. Tutto il procedimento adottato evidenzia la necessità di concludere i lavori di demolizione in tempi brevissimi anche se l’immobile era isolato e non cagionava pericoli alle persone".
Secondo i magistrati senza la collaborazione dei tecnici "l’intento dannoso non si sarebbe potuto realizzare".