Venerdì, 02 Settembre 2016 19:25

La sfida del jazz: turismo e sostenibilità per valorizzare i nostri territori

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Gli uomini del tempo antico percorsero tutto il mondo cantando: cantarono i fiumi e le catene di montagne, le saline e le dune di sabbia. Andarono a caccia, mangiarono, fecero l'amore,danzarono, uccisero: in ogni punto della loro pista lasciarono una scia di musica. Avvolsero il mondo intero in una rete di canto [Bruce Chatwin]

Si è tenuto nel pomeriggio, a palazzo Fibbioni, l'incontro "Jazz, turismo, sostenibilità" che si è configurato, fin dalle parole d'apertura di Gianni Pini, come un laboratorio di idee - per L'Aquila come per tutte le città italiane dove si tengono festival jazz - per la valorizzazione del patrimonio naturalistico e storico-artistico dei territori attraverso lo stretto rapporto tra musica e turismo.

Dopo il grande successo dello scorso anno, il programma 2016 della maratona jazz è stato rimodulato anche e soprattutto in linea con la stessa solidarietà condivisa che ha mosso l'organizzazione nel 2015, perché il jazz è una cultura che unisce, è un'arte riconducibile storicamente alla promozione della pace, della libertà e della diversità. Quest'anno, "Jazz Italiano per Amatrice" prevede eventi in 25 città italiane, un grande concerto domenica 4 settembre all'Aquila e una raccolta fondi finalizzata alla ricostruzione del cinema - teatro "Giuseppe Garibaldi".

Ad aprire i lavori, con la citazione dello scrittore e viaggiatore Bruce Chatwin, Fulvio Angelini, responsabile della segreteria del vice presidente della Giunta regionale Giovanni Lolli, che ha ribadito da un lato il ruolo della città dell'Aquila come luogo di cultura all'interno del panorama regionale e nazionale e dall'altro il lavoro che la Regione sta facendo in sinergia con il Ministro Franceschini per dare un forte segno innovativo d'investimento sui mercati emergenti del turismo sostenibile.

Sono seguiti gli interventi tecnici di Severino Salvemini, docente dell'Università Bocconi di Milano e presidente del Comitato scientifico del Mart di Rovereto, che studia l'impatto di questi eventi sui territori, la capacità di fare sistema e di fornire reputazione internazionale alle città in cui si tengono, e di Andrea Colasio, consulente per il settore Cultura e Turismo del Comune di Padova. Ci si è chiesti "quanto e quando la cultura rende", se un evento, che consuma risorse, ne restituisce altrettante al territorio in termini di effetto educativo, elaborazione di nuove professioni, e perché no, capacità di attrarre nuovo pubblico che, ad esempio, senza un evento come un festival di jazz, non sceglierebbe mai di recarsi in un dato luogo, spesso "minore".

Questo perché le ricerche sull'identità del pubblico del jazz mostrano che l'utente è di norma un viaggiatore, una persona interessata al luogo, che fa almeno 50 km per un concerto.

Un festival di musica può dunque arrivare a muovere veri flussi turistici: accade già, e accade in Italia. A questo proposito, hanno raccontato le proprie "esperienze virtuose" Giannella Demuro, responsabile settore arti visive del festival Time in Jazz in Sardegna, Paola Martini, promotrice del progetto Jazz and Wine in Friuli Venezia Giulia, e Adriano Pedini, direttore artistico del Fano Jazz festival nato 25 anni fa nelle Marche come un appuntamento di 3 giorni e oggi arrivato a 10 giorni di concerti ed eventi collaterali quali mostre di arte contemporanea e proiezioni cinematografiche.

Queste buone pratiche costituiscono, in effetti, quello che anche il "nostro" festival potrebbe diventare. Il condizionale è d'obbligo, in quella che è la grande scommessa che il Jazz Italiano lancia alla città dell'Aquila: lavorare ad un evento che possa crescere negli anni, al pari di altre esperienze "sorelle" in Italia, per contribuire a ricostruire un'identità ferita ma anche per fungere da catalizzatore.

E' quanto ribadito anche da Massimo Stringini, referente per l'Abruzzo del Comitato Giovani della Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco che, oltre a sottolineare l'impegno de giovani nel conservare e valorizzare il nostro patrimonio materiale e immateriale italiano, ha raccontato l'esperienza di Paesaggi Sonori che ben si coniuga con i temi trattati. L'associazione promuove infatti la valorizzazione di luoghi di eccezionale interesse naturalistico e storico artistico attraverso eventi musicali che attraggono un pubblico giovane. Stringini ha inoltre lanciato un appello per l'organizzazione di un evento all'Aquila il 30 aprile prossimo, giornata che l'Unesco ha dedicato al jazz e in cui si svolgono oltre 70 eventi in altrettanti siti italiani.

Lavorare tutti insieme dunque: amministrazioni e società civile, perché un evento può anche "salvare" un territorio, e la cultura può essere un vero e proprio antidoto alla distruzione, come ha affermato Carlo Santacroce, urbanista, portando esempi - dal Sarajevo Film Festival ai progetti della Cineteca di Bologna - di come un festival o una grande iniziativa culturale possa interagire con l'identità di un territorio se e solo se quel territorio è in grado di garantire qualità ma anche continuità della proposta, creando un vero e proprio percorso di tutela e promozione dell'ambiente, dell'impresa e  della cultura di un luogo. 

Ha concluso gli interventi Ottavia Ricci, consulente esperto per le politiche del turismo sostenibile del Mibact, consigliando al Jazz Italiano per L'Aquila per la sua crescita nel tempo una adeguata programmazione, una strategia di analisi della domanda, delle riflessioni su cosa si vuole fare, per chi lo si vuole fare e come, rendendo l'evento un progetto comune e condiviso da tutti. 

Saprà la nostra città imparare dalle altre esperienze di festival jazz in Italia? Sapranno amministrazioni, operatori e società civile fare rete in funzione di un progetto condiviso? Potrà questo evento fungere da catalizzatore nell'Abruzzo aquilano di nuovi turisti che, attraverso la passione per la musica, potranno  scoprire il nostro territorio? Le basi da cui partire sono state poste oggi, in un appassionato dialogo tra jazz e luoghi. La scommessa è stata lanciata, non resta che lavorarci su, e trasformare così un evento in una reale risorsa, culturale ed economica.

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