Quale ruolo per le città nel rilancio delle aree interne della nostra regione? Come dare nuovo slancio a sanità, trasporti e istruzione per riequilibrare l'Abruzzo costiero con quello montano? Di queste sfide cruciali per il futuro del nostro territorio regionale si è parlato a Pescara, venerdì scorso, nel corso di un convegno dal titolo "Aree interne ed agenda urbana: un ridisegno complessivo del territorio regionale", promosso da Uil Abruzzo e Uil nazionale.
L'incontro si è svolto in occasione della presentazione del quaderno "Il sistema urbano regionale", seconda uscita nell'ambito di Abruzzo 2020, ricerca universitaria condotta dalla cattedra del professor Roberto Mascarucci, ordinario di Urbanistica presso l’Università G. d’Annunzio di Chieti–Pescara, con i ricercatori Aldo Cilli e Luisa Volpi, che sta elaborando una nuova interpretazione del territorio regionale per una visione strategica dello sviluppo sostenibile dell’Abruzzo.
"La città è la leva principale per lo sviluppo competitivo", ha sottolineato Mascarucci. "L'Abruzzo ha perso il primo tempo però, su questo tema, perché non è riuscito a inserirsi tra le dieci città metropolitane previste dalla legge di riforma firmata dal ministro Graziano Delrio e non ha iniziato un cammino verso la riorganizzazione".
Le strategie di sviluppo devono essere riferite "all'ente d'ambito d'area vasta previsto dalla legge", ha aggiunto l'ordinario. "E non può trattarsi della Provincia, bensì di una realtà con una dimensione necessariamente subregionale: il sistema insediativo intermedio può svolgere un ruolo determinante nella costruzione di una nuova strategia di sviluppo per l'Abruzzo".
Attorno alle città medie e alle loro interrelazioni, lo studio ha individuato sette aree funzionali omogenee di riferimento: Aquilano, Marsica, Valle Peligna, Teramano, Pescara-Chieti, Lancianese e Vastese. "Rappresentano la dimensione media nella quale si possono riconoscere più Comuni piccoli con un unico sistema scolastico, sanitario e di trasporto", ha spiegato il professor Mascarucci.
In particolare, i sette ambiti territoriali sono stati disegnati secondo la logica della "dimensione pertinente per l’applicazione delle azioni di programmazione, nella consapevolezza disciplinare di un inevitabile spostamento verso l’alto delle scale di pianificazione: la pianificazione strategica che diventa pertinente solo alla scala regionale (o al massimo sub-regionale), la pianificazione spaziale degli assetti strutturali che assume nuove valenze alla scala di area urbana funzionale, la pianificazione urbanistica che ormai può avere un senso solo alla scala intercomunale".
Ovviamente le ragioni e i criteri della nuova suddivisione territoriale sono stati approfonditi nell’arco dell’intera ricerca, svolta non soltanto da urbanisti, ma da esperti di geografia economica, della mobilità, dei servizi socio-sanitari, della scuola e della formazione. "Si tratta di un progetto di riordino che nasce da un importante patrimonio di conoscenze: manca solo la decisione politica sull'attuazione", ha sottolineato il ricercatore Aldo Cilli. "Questi Sistemi Urbani Intermedi devono diventare vere autorità urbane, in grado di attirare fondi europei diretti, anche grazie a strumenti di ingegneria finanziaria", ha aggiunto Donato Piccoli.
La ricerca di un sistema semplificato ed efficace è decisivo, in un contesto complesso come quello attuale: "Questa pubblicazione è la testimonianza che la conoscenza della realtà è fondamentale affinché le risorse, sempre poche, siano spese bene", ha concluso Guglielmo Loy della Uil Nazionale. Per chi volesse approfondirla, qui il sito ufficiale del progetto Abruzzo 2020.