5 domande, 3 minuti per rispondere a ciascuno dei 7 candidati a Sindaco, seduti intorno al tavolo di Gran Sasso Anno Zero a parlare di montagna, sviluppo del comprensorio, piano del parco e piano d'area, impianti, gestione del centro turistico e vincoli.
Premessa necessaria: il dibattito è parso piuttosto deludente, lontano da enunciazioni concrete e fattive, privo di spunti interessanti, figurarsi di proposte strategiche chiare; piuttosto, i candidati hanno ribadito posizioni note, già rappresentante, su alcune questioni specifiche. Non si è discusso di flussi turistici, di fruitori tradizionali e potenziali, di evoluzione dello sport di montagna e delle abitudini di viaggio degli appassionati. E sul merito del Piano redatto da Invitalia, si è sorvolato.
Non ha aiutato il format, per tempi e modalità di confronto; il dibattito andato in scena a Palazzo Fibbioni, però, è stato lo specchio della campagna elettorale, per come l'abbiamo raccontata fino ad ora. Di programmi, di questioni concrete, di una visione credibile di città non si è ancora parlato: la speranza è che chiuse le liste, depositati simboli e candidati, gli aspiranti sindaco inizino davvero a farlo.
Tornando al dibattito, e sorvolando sulla candidata di CasaPound Claudia Pagliariccio che ha mostrato poca conoscenza e scarsa consapevolezza dei temi che si intrecciano in cima alla montagna aquilana - ha parlato di piscine calde e cinema per famiglie, sottolineando che il Gran Sasso "va sfruttato anche con interventi a forte impatto ambientale" - il confronto è 'corso via' tra auspici condivisi e facilmente condivisibili, d'altra parte: rendere la montagna fruibile 365 giorni l'anno allargando l'offerta turistica, riqualificare rifugi e sentieri, aprirne di altri, tenere percorribili e in sicurezza le vie d'accesso, garantire servizi puntando su attività sportive non solo invernali; sul punto, i candidati si sono mostrati d'accordo.
In questo senso, il concetto più compiuto l'ha espresso Carla Cimoroni, candidata di L'Aquila Chiama: "Le strategie turistiche non possono essere sganciate dalla qualità del territorio più in generale", ha spiegato; "far funzionare i servizi, avere cura e fare manutenzione, condividere le iniziative con la popolazione, sono condizioni funzionali al benessere degli abitanti e imprescindibili per attrarre turisti come studenti. Vale non solo per il Gran Sasso".
Oltre i servizi però, oltre le riflessioni sull'agibilità della nostra montagna, è chiaro che, sul tavolo, c'era - anche e soprattutto - il tema degli impianti da realizzare, così come previsto nel Piano d'Area approvato oltre 10 anni fa, con l'accordo di Regione Abruzzo, Parco Nazionale Gran Sasso - Monti della Laga e Comune dell'Aquila che già conteneva, in sé, gli obiettivi strategici ribaditi con il recente piano di sviluppo che prevede, tra l'altro, il nuovo impianto di collegamento Scindarella - Monte Cristo e quello Caselle - Fontari, oltre al progetto speciale territoriale sui Prati di Tivo. Tema che si incrocia con la discussione sul perimetro delle aree Sic e Zps.
"E' urgente approvare il Piano del Parco", ha sottolineato Fabrizio Righetti, candidato a sindaco del Movimento 5 Stelle; aggiungendo che "si dovranno ampliare i servizi sciistici sulla base delle normative vigenti e con un piano economico-finanziario di fattibilità". Anche Americo Di Benedetto, candidato della coalizione civico progressista, ha inteso sottolineare l'importanza dell'approvazione del Piano "che consentirà - ha spiegato - l'avvio del Piano d'Area e del progetto speciale territoriale Scindarella-Montecristo, fermo da troppo tempo, passando inderogabilmente per le emergenze del momento, come la realizzazione dei sottoservizi di Campo Imperatore e la sostituzione della seggiovia delle Fontari; ogni intervento - ha aggiunto - dovrà essere rispettoso della normativa e dell'ambiente, e mitigato per compensarne con misure adeguate gli effetti sul territorio". Più deciso Pierluigi Biondi: "Non si può prescindere dalla sostituzione delle Fontari e dagli impianti previsti", ha chiarito il candidato del centrodestra. "Altrimenti, non illudiamoci possa diventare una stazione montana di richiamo". Concetto condiviso da Giancarlo Silveri, candidato di Riscatto Popolare, che ha aggiunto sarebbe necessario "realizzare impianti d'innevamento artificiale".
Non è affatto un caso; Biondi e Silveri sono gli unici candidati a sindaco che hanno inteso sottoscrivere la Carta del Gran Sasso così come redatta dall'associazione 'Progetto Montagna'. E per realizzare gli impianti previsti nel Piano d'Area, dunque, sarebbero disposti a sedersi intorno al tavolo per capire come rimodulare i confini del sito d'interesse comunitario 'Gran Sasso'. "Non ci si può arrendere alla ineluttabilità dei vincoli: sappiamo che l'area di protezione speciale è state tracciata in modo grossolano - ha spiegato Biondi - non partecipato dalla popolazione, tant'è vero che ci sono zone di grande pregio fuori dal Sic che, in realtà, è già compromesso essendo stato calato su zone antropizzate: dunque, si potrebbe intraprendere una iniziativa per rivedere la riperimetrazione a saldo zero, escludendo il comprensorio laddove insistono gli impianti e allargando i confini ad aree di maggior pregio".
Di Benedetto è convinto che attraverso la Vinca, la Valutazione d'incidenza ambientale - "cui andrà sottoposto l'intero progetto e non soltanto i singoli interventi", ha spiegato - si potrebbero 'aggirare' i vincoli; non si è detto contrario, però, ad approfondire la questione della rimodulazione: "se sarà necessario, ha assicurato, avvierò d'intesa col Parco l'iter per verificare, in maniera scientifica e inoppugnabile, laddove realmente serve, anche estendendoli, i vincoli della rete Natura 2000. Al contrario, il candidato sindaco di 'L'Aquila Polis', Nicola Trifuoggi, si è mostrato assolutamente convinto che vadano rispettati "rigorosamente" i vincoli paesaggistici ambientali. Piuttosto, "va rivalorizzato ciò che c'è, attraverso sostituzioni, manutenzioni e ristrutturazioni"; a dire che altri impianti non servono, "d'altra parte c'è sempre meno neve, in inverno, ed il dato è ineluttabile".
Anche Carla Cimoroni, che considera le aree protette una ricchezza e non un vincolo, ha insistito sulla necessità di dar seguito alle azioni già messe in programma, e per cui è stata vincolata idonea disponibilità economica: la sostituzione delle Fontari, la ristrutturazione dell'albergo e dell'ostello di Campo Imperatore, implementando attività a basso impatto ambientale che permettano di fruire la montagna tutto l'anno.
I candidati a sindaco hanno discusso, dunque, del Centro turistico del Gran Sasso, e della gestione che immaginano per la partecipata, non vi fosse un soggetto privato pronto a subentrare, come previsto nel Piano di sviluppo redatto da Invitalia.
"Un piano ambizioso", l'ha definito Di Benedetto, "che prevede una compartecipazione pubblico-privato". Una soluzione che convince il candidato di centrosinistra; non dovessero manifestarsi privati interessati, "andranno aumentati gli introiti della partecipata - ha spiegato il presidente della Gsa - procedendo velocemente con la sostituzione delle Fontari, la ristrutturazione dell'albergo, la realizzazione dei servizi; dunque, si dovranno investire le risorse già vincolate, i 20 milioni destinati allo sviluppo turistico della montagna, così da rendere sostenibili le attività del Ctgs". Anche Biondi si è detto convinto della compartecipazione pubblico-privata, "in particolare per la gestione dell'albergo o del bar, che non possono essere affidati alla partecipata"; il pubblico, comunque, dovrebbe mantenere la proprietà "e attivare forme di controllo sul privato". Il candidato sindaco di centrodestra, però, ha ribadito che "se non venissero realizzati gli impianti, sarebbe preferibile ricollocare il personale in altre aziende, perché non ci sarebbe futuro per il Gran Sasso".
"La partecipata ha dimostrato di non essere in grado di svolgere il compito affidato", ha riconosciuto Trifuoggi; "i beni pubblici debbono rimanerlo - ha aggiunto - sebbene la gestione privata sia una soluzione percorribile. Dovesse andare diversamente, è chiaro che l'azienda andrebbe riorganizzata, tenendo conto degli errori commessi in passato e ricominciando daccapo, con una mentalità diversa, a servizio della collettività".
Contraria all'affidamento della gestione a privati si è detta, invece, Carla Cimoroni. "La sfida è mantenere pubblico il servizio: sono vent'anni che assistiamo alla demolizione del comparto pubblico, utilizzato dalla politica per fare clientela; sarebbe una resa, perà, convincersi che il pubblico non funziona in quanto pubblico: siamo contrari alla privatizzazione dei servizi essenziali, come il trasporto, e il Ctgs gestisce la funivia che è, appunto, un servizio pubblico essenziale. E così, affidare la gestione dell'albergo a privati si è dimostrato fallimentare. Dunque, la nostra non è una preclusione a prescindere ma la sfida è mantenere la gestione pubblica della montagna". Per Righetti, "la gestione privata potrebbe essere una soluzione: se non fosse possibile, però, il Centro turistico andrebbe "rivoluzionato, a partire dalle nomine, non più legate ad appartenenze politiche ma a capacità tecniche; inoltre, andrebbero tagliate le spese, rilanciando gli investimenti".