La trattativa Stato-Mafia non è un fenomeno dei nostri tempi, ma una consuetudine della Destra e della Sinistra storiche, presente fin dalla fondazione dell'Italia unita.
Lincoln non fu mosso a fare la guerra per abolire la schiavitù ma solo per salvare l'Unione; in realtà riteneva che i neri non dovessero avere gli stessi diritti dei bianchi.
Gabriele D'Annunzio fu tenuto prigioniero'da Mussolini al Vittoriale con 21 persone al suo servizio, tra cui alcuni membri della polizia fascista.
Stalin ebbe un'educazione religiosa e fu proprio la sua permanenza in seminario a determinarne l'indole sospettosa e l'attitudine al controllo degli altri, allo spionaggio e alle tecniche repressive.
Sono solo alcune delle ricostruzioni storiche che Paolo Mieli racconta nel libro In guerra con il passato (Rizzoli), nelle quali il celebre giornalista affronta alcune pagine della storia del mondo occidentale rimescolando le carte alla luce degli studi condotti da importanti storici e studiosi. Un lungo viaggio nei secoli condotto con l'obiettivo di demolire menzogne e falsificazioni legate ad alcuni fatti storici noti e comunemente accettati senza cedere a rozze forme di revisionismo.
Mieli ha presentato il suo libro all’Aquila nel centro culturale della frazione di Tempera.
Spiega Mieli che falsificare il passato per condizionare il presente e controllare il futuro, secondo la celebre definizione di Orwell, è un fenomeno e un pericolo che non riguarda solo le dittature o i regimi autoritari ma anche il nostro presente, le democrazie liberali occidentali: “Soprattutto queste ultime" afferma lo storico "perché oggi il potere è sempre più instabile e chi prevale in un determinato momento tende a consolidare il suo potere modificando la storia a proprio vantaggio”.
A proposito di potere fluido, è sorpreso Mieli dal risultato delle ultime elezioni amministrative, che hanno ridimensionato i Cinque Stelle, la cui forza sembrava inarrestabile, e hanno ripolarizzato il voto tra le coalizioni di centrodestra e centrosinistra riportando in auge addirittura due figure che credevamo ormai superate, ovvero Berlusconi e Prodi? “Non sono rimasto molto sorpreso” dice l’ex direttore del Corriere della Sera “Penso che la vittoria delle coalizioni sia dovuta al fatto che nei comuni si vota con un sistema maggioritario che spinge i partiti a coalizzarsi. Forse abbiamo enfatizzato troppo queste elezioni, che sono state sicuramente importanti ma non quanto lo è stato il referendum costituzionale del 4 dicembre”.
Non spetta solo agli storici, dice Mieli, vigilare affinché la storia non venga falsificata. Un ruolo importante lo svolgono anche i giornalisti: “Oggi la stampa è più libera ed efficace di qualche anno fa. Il mestiere dei giornalisti è simile a quello degli storici, devono cogliere le sfumature e non difendere un partito preso anche a dispetto delle prove che possono emergere in senso opposto”.