Lunedì, 04 Settembre 2017 14:34

Il jazz italiano saluta L'Aquila e dà appuntamento al 2018 per l'ultima edizione

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"La musica spazza via la polvere dalla vita di tutti i giorni" amava ripetere Art Blakey, uno dei più grandi batteristi della storia del jazz.  

E cos’altro è stata l’edizione 2017 del festival Jazz italiano per le terre del sisma – nato, nel 2015, come Jazz italiano per L’Aquila per poi cambiare nome adeguandosi, come ha affermato il suo direttore artistico, Paolo Fresu, alla nuova geografia del dolore formatasi in seguito ai terremoti che hanno sconvolto il Centro Italia nel 2016 – se non l’ennesima dimostrazione del potere curativo e salvifico della musica?

La polvere rimossa, in questo caso, anche se solo per qualche giorno, non è stata solo quella, metaforica, che si deposita come una patina sulla vita quitidiana di ognuno di noi, ma quella, vera, delle macerie di località come Amatrice, Camerino, Scheggino e di centinaia di altri paesi distrutti dal sisma.

Migliaia di persone hanno affollato, a partire dalla tarda mattinata di domenica 3 settembre, il centro storico dell’Aquila, trasformatosi, per un giorno, in un palcoscenico “diffuso” (18 location) sul quale sono saliti 600 musicisti, per oltre 100 concerti.

Il festival ha salutato L’Aquila, dando appuntamento all’anno prossimo, con il concerto finale svoltosi sul palco montato davanti la basilica di Santa Maria Collemaggio. Condotta da Geppi Cucciari, la serata ha visto sfilare, tra gli altri, Mario Biondi, Roy Paci, Enrico Intra, Dado Moroni e lo stesso Paolo Fresu.

“Un bilancio straordinario” osserva la cantante Ada Montellanico, presidente dell’associazione MIDJ, Musicisti italiani di jazz, una delle associazioni memebre del comitato organizzatore “Quest'anno ci siamo quadruplicati, perché siamo stati presenti in Abruzzo, Marche, Umbria e Lazio e abbiamo aumentato anche lo forzo e l’impegno sull'Aquila, portando più musicisti. L’affluenza è stata incredibile e i musicisti hanno dato il meglio di sé malgrado l’incertezza che c’è stata fino all’ultimo per via delle condizioni del tempo”.

L’obiettivo è far sì che questi numeri vengano confermati anche dopo il 2018, quando ci sarà l’ultima edizione del festival curata direttamente dagli attuali enti promotori (Mibact, Siae, Casa del Jazz, MIDJ e I-Jazz).

Spetterà al comune dell’Aquila, lasciano intendere questi ultimi, decidere se dare a questa esperienza una continuità e, se sì, assicurare risorse, logistica e programmazione artistica.

“Dovranno essere le persone e le istituzioni del luogo a prendere l’eredità di tutto questo” afferma sempre Ada Montellanico “Noi abbiamo organizzato questo festival per una causa precisa legata alla solidarietà, non perché ci piaccia fare grandi eventi in giro per l'Italia. Spero che le istituzioni locali abbiano preso appunti su come si fanno le cose. Ci sono moltisismi musicisti aquilani e molti operatori del settore che hanno capito qual è lo spirito necessario a farle funzionare”.

Ultima modifica il Lunedì, 04 Settembre 2017 14:57

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