Il recupero sapiente di un importante edificio vincolato, con la ricostruzione storica di un contesto sparito centinaia di anni fa.
Così, l’ex assessore Pietro Di Stefano aveva presentato, a giugno, il progetto del giardino archeologico di Palazzo Pascali, altro capitolo del libro della ricostruzione che sta svelando antichi tesori sepolti dal tempo.
Tre mesi dopo, le porte del palazzo, situato su via Roma al civico 171, si sono finalmente aperte per una presentazione alla stampa, alla quale erano presenti anche l'assessore comunale alla Cultura Sabrina Di Cosimo e la responsabile della Soprintendenza per il Cratere Alessandra Vittorini.
Domani, giovedì, ci sarà, alle 19, l'inaugurazione ufficiale al pubblico, che potrà visitarlo a orari e giorni stabiliti mettendosi d'accordo con i proprietari.
Durante l'esecuzione dei lavori del palazzo, risalente al XV secolo, è stata rinvenuta una porzione di colonna nel giardino coeva se non addirittura antecedente alla datazione del palazzo. La Soprintendenza e il Comune si sono attivate per lo studio dell'area e la successiva valorizzazione. E' venuto alla luce un vero e proprio giardino archeologico, anticamente chiostro del palazzo, che fornisce una chiara chiave di lettura dell'epoca e che i proprietari hanno deciso di mettere a disposizione dei visitatori.
Ad entrare nel dettaglio del progetto è stato l’architetto Giuseppe Cimmino, tecnico incarico dall’aggregato: "Le opere di restauro e consolidamento del palazzo sono state avviate nel 2014; è stata recuperata fedelmente la facciata quattrocentesca, l’unica testimonianza dell’antica bellezza, e si è lavorato sull’edificio accanto, molto più recente sebbene vincolato anch’esso, tornato abitabile alla fine del 2016. Si è passati poi al giardino, dietro l’antica facciata, che custodiva un pozzo quasi completamente ricoperto dal piano calpestabile: così, abbiamo rinvenuto la porzione di colonna". A quel punto, si è deciso di avviare una campagna di scavi archeologici che – ha sottolineato Cimmino – ha portato alla luce tre tematiche interessanti: la prima, relativa alla canalizzazione delle acque, al pozzo servito da canali in terracotta che collegavano un sistema di antiche cisterne; le altre, attinenti al ritrovamento di monete di bronzo databili al Duecento circa, epoca di fondazione della città, e di un sistema di vasellame dell’Ottocento: all’epoca, il Palazzo era abitato da un ceramista molto famoso in città che, proprio lì, aveva aperto un laboratorio".
Con la campagna di scavi, è stato possibile ricostruire il passato del giardino, l’antico chiostro del Palazzo, come detto, "caratterizzato da volte a crociere, archi, basamenti e colonne": ebbene, una porzione verrà aperta al pubblico con suggestivi effetti visivi e materiali a bassissimo impatto ambientale che "permetteranno di riprodurre l’antico aspetto del Chiostro" che – ha proseguito l’architetto – è stato possibile ricostruire in 3d grazie alle "importanti attinenze" rinvenute in un altro cortile restaurato, quello di Palazzo Bonanni, su via Garibaldi. “Possiamo presumere siano coevi e, forse, la scuola degli scalpellini che realizzavano le sculture ornamentali era la stessa", ha aggiunto Cimmino [nell'immagine, la ricostruzione 3d]. Intorno all’area aperta al pubblico, tra l’altro, verranno poste delle teche coi materiali rinvenuti in loco.
La riqualificazione e valorizzazione del ‘giardino archeologico’ è costata 120 mila euro: 40 mila da economie risparmiate per i lavori di restauro post sisma dell’aggregato (eseguiti dalla ditta Dipe), del valore di 1 milione e 100 mila euro, e 80 mila da un contributo ulteriore riconosciuto dal Comune dell’Aquila, di concerto con l’Ufficio speciale per la ricostruzione.
Una curiosità: sulla targa apposta sul portale quattrocentesco, è rimasta la scritta Palazzo Pasquali. Le ricerche hanno portato a rinvenire il cognome originario della famiglia, Pascali, ma comune e Sporintendenza hanno deciso di mantenere la targa comunque, essendo anch'essa un elemento storico.