Il recupero sapiente di un importante edificio vincolato, con la ricostruzione storica di un contesto sparito centinaia di anni fa.
Così, l’assessore Pietro Di Stefano ha presentato il progetto del giardino archeologico di ‘Palazzo Pascali’, altro capitolo del libro della ricostruzione che sta svelando antichi tesori sepolti dal tempo. "Durante l'esecuzione dei lavori del palazzo, sito in via Roma 167 e risalente al XV secolo, è stata rinvenuta una porzione di colonna nel giardino – ha spiegato - coeva se non addirittura antecedente alla datazione del palazzo: con la Soprintendenza, dunque, abbiamo deciso di attivarci immediatamente per lo studio dell'area e la successiva valorizzazione: così, è venuto alla luce un vero e proprio giardino archeologico, anticamente chiostro del palazzo, che fornisce una chiara chiave di lettura dell'epoca e che i proprietari hanno deciso di mettere a disposizione dei visitatori".
Ad entrare nel dettaglio del progetto è stato l’architetto Giuseppe Cimmino, tecnico incarico dall’aggregato: "Le opere di restauro e consolidamento del palazzo sono state avviate nel 2014; è stata recuperata fedelmente la facciata quattrocentesca, l’unica testimonianza dell’antica bellezza, e si è lavorato sull’edificio accanto, molto più recente sebbene vincolato anch’esso, tornato abitabile alla fine del 2016. Si è passati poi al giardino, dietro l’antica facciata, che custodiva un pozzo quasi completamente ricoperto dal piano calpestabile: così, abbiamo rinvenuto la porzione di colonna". A quel punto, si è deciso di avviare una campagna di scavi archeologici che – ha sottolineato Cimmino – ha portato alla luce tre tematiche interessanti: la prima, relativa alla canalizzazione delle acque, al pozzo servito da canali in terracotta che collegavano un sistema di antiche cisterne; le altre, attinenti al ritrovamento di monete di bronzo databili al Duecento circa, epoca di fondazione della città, e di un sistema di vasellame dell’Ottocento: all’epoca, il Palazzo era abitato da un ceramista molto famoso in città che, proprio lì, aveva aperto un laboratorio".
Con la campagna di scavi, è stato possibile ricostruire il passato del giardino, l’antico chiostro del Palazzo, come detto, "caratterizzato da volte a crociere, archi, basamenti e colonne": ebbene, una porzione verrà aperta al pubblico con suggestivi effetti visivi e materiali a bassissimo impatto ambientale che "permetteranno di riprodurre l’antico aspetto del Chiostro" che – ha proseguito l’architetto – è stato possibile ricostruire in 3d grazie alle "importanti attinenze" rinvenute in un altro cortile restaurato, quello di Palazzo Bonanni, su via Garibaldi. “Possiamo presumere siano coevi e, forse, la scuola degli scalpellini che realizzavano le sculture ornamentali era la stessa", ha aggiunto Cimmino [nell'immagine, la ricostruzione 3d]. Intorno all’area aperta al pubblico, tra l’altro, verranno poste delle teche coi materiali rinvenuti in loco.
"Per noi, è una soddisfazione", ha sottolineato il dirigente del settore Ricostruzione, Vittorio Fabrizi. "Lavoriamo duramente, ogni giorno, e capita di affrontare problemi che vanno risolti con ‘fantasia’ tecnico amministrativa; in questo caso, abbiamo trovato il percorso giusto per giungere al risultato sperato che, in piccola parte, sentiamo anche nostro, come amministrazione".
La riqualificazione e valorizzazione del ‘giardino archeologico’ costerà 120mila euro, 40mila da economie risparmiate per il restauro post sisma dell’aggregato, del valore di 1milione e 100mila euro, e 80mila da un contributo ulteriore riconosciuto dal Comune dell’Aquila di concerto con l’Ufficio speciale per la ricostruzione. La speranza è di poter aprire il giardino al pubblico in occasione della Perdonanza Celestiniana, sebbene i tempi siano molto stretti. "Non stiamo ricostruendo soltanto le mura, stiamo lavorando alla città del futuro – ha rivendicato l’assessore Di Stefano – che potrà, e dovrà configurarsi come un museo a cielo aperto; in questo senso, l’appello è ad aprire i cortili dei palazzi restaurati, di renderli fruibili così come gli altri beni architettonici".
Se voleste visitare il giardino archeologico, una volta restaurato, non preoccupatevi della targa apposta sul portale Quattrocentesco: c’è un errore, è scritto Palazzo Pasquali; “la ricerca ci ha portato a rinvenire il cognome originario della famiglia, Pascali appunto, ma abbiamo deciso di mantenere la targa, comunque, essendo un elemento storico anch’essa”, ha sorriso Cimmino.