Al culmine delle polemiche per la realizzazione dell'esperimento 'Sox' nel cuore dei Laboratori nazionali del Gran Sasso, che ha messo in subbuglio la Regione, arriva notizia che, nell'ambito delle verifiche previste sull'avanzamento del progetto, nei giorni scorsi si sono incontrati a Mosca rappresentanti della collaborazione SOX, di CEA, dell'INFN e di PA MAYAK.
Ebbene, durante l'incontro è emerso che i produttori della sorgente (PA MAYAK) stanno incontrando delle difficoltà tecniche a garantire gli standard scientifici richiesti; attualmente la sorgente non è in grado di produrre il numero di antineutrini necessario per il progetto SOX e, dunque, non è idonea per i fini scientifici dell'esperimento.
Si sta lavorando per valutare una soluzione a queste difficoltà tecniche.
Ciò comporterà inevitabilmente un ritardo rispetto alla programmazione dell'esperimento. E chissà che l'annuncio - arrivato nel giorno della manifestazione di protesta indetta dagli ambientalisti innanzi all'Emiciclo, con l'assise che dovrà discutere la proposta di sospensione dell'esperimento avanzata dal Movimento 5 Stelle - non serva ad allentare un poco la tensione.
E chissà che non sia stato proprio il trambusto scatenato intorno all'esperimento a consigliare i Laboratori nazionali del Gran Sasso a far slittare 'Sox', almeno per il momento; d'altra parte, il direttore Stefano Ragazzi aveva già chiarito che "se fossero state assicurate condizioni di sicurezza adeguate l'esperimento si sarebbe fatto, altrimenti no".
Il vice presidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli, si è limitato a ribadire che l'Ente non è "pregiudizialmente contrario all'esperimento", tuttavia "quel tipo d'attività - per la particolare complessità - dev'essere sottoposto alla valutazione del tavolo permanente voluto in Regione e che, nei mesi scorsi, aveva sottoscritto un protocollo d'intesa a prevedere, tra l'altro, che "qualsiasi attività avvenga nei Laboratori o sulle arterie autostradali venga preventivamente comunicata ai soggetti interessati a vario titolo" e, per alcune, che siano sottoposte "ad ulteriore procedura autorizzativa".
Qui sta un altro nodo della vicenda. Regione Abruzzo ha chiesto una documentazione completa sull'esperimento: le carte sono arrivate una decina di giorni fa e, dunque, si dovrà ora valutare se e quali procedure aggiuntive imporre ai Laboratori del Gran Sasso; "se sarà necessario procederemo con una Vinca, o con la Vas e, in generale, con le procedure previste dal protocollo e che si aggiungono alle disposizioni già imposte dalle norme nazionali e comunitarie" e che i Laboratori hanno seguito fin qui. "Chiediamo ulteriori elementi di sicurezza", ha ribadito Lolli.
D'altra parte, "è così che si deve trattare il sistema, fino a quando, almeno, non metteremo in sicurezza, col completo isolamento, l'acquifero del Gran Sasso".
Come avevamo già spiegato, l'acqua filtra dalle rocce su un fronte di oltre un km: al momento di realizzare le canne autostradali, è stata drenata in un tubo di cemento che corre sotto il sedime stradale; soltanto in seguito, lato Teramo e lato L'Aquila, si è proceduto con la captazione. Il sistema, però, non è completamente in sicurezza e c'è il rischio di una interazione non corretta. Tra l'altro, la legge prevede che la captazione non possa avvenire a meno di 200metri da attività d'altro tipo. Sotto il Gran Sasso, accade il contrario.
Lo studio per la messa in sicurezza è stato affidato al professor Guercio che già aveva approfondito la vicenda al tempo del commissariamento; "la progettazione - ha ribadito Lolli - è in fase avanzata". Si tratta di un processo complesso, e costoso: "l'acqua va drenata con un tubo inox che andrebbe posto a lato dell'autostrada; saranno necessari sondaggi e prospettazioni, tra le altre cose. Un'operazione che potrebbe avvenire entro il febbraio 2019: per quel tempo, infatti, il gestore autostradale dovrà approntare importantissimi interventi sulle due canne, allargando i collegamenti tra le gallerie per le nuove imposizioni di sicurezza. Ebbene, giacché si dovranno fare i lavori sarebbe logico, per ragioni economiche e di praticità, procedere contemporaneamente con l'isolamento del bacino acquifero".
Febbo (Forza Italia): "Maggioranza dimostra leggerezza e poca coerenza"
"Ho ascoltato con molta attenzione le ragioni, i chiarimenti e le richieste di maggiore sicurezza illustrate in aula dal vice presidente Giovanni Lolli sull'esperimento Sox presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso; credo, però, sia opportuno che la stessa maggioranza di centrosinistra faccia prima chiarezza al proprio interno, altrimenti si rischiano brutte figure".
Così il consigliere regionale Mauro Febbo. "Solo pochi giorni fa - l'affondo - la maggioranza ha votato un documento con una posizione diametralmente opposta alle intenzione del Governo regionale; in Commissione, infatti, è stata votata all'unanimità, con l'assenza del gruppo di Forza Italia, la risoluzione a firma del consigliere M5S Riccardo Mercante dove si chiedeva di bloccare definitivamente l'esperimento radioattivo Sox".
Sulla vicenda, "si è registrata molta superficialità, pressappochismo e leggerezza - ha aggiunto Febbo - poiché si è creato solo un'immagine negativa dell'Abruzzo, e soprattutto fuori dai confini regionali. Danni al turismo e alla reputazione della ricerca internazionale che viene svolta sotto il Gran Sasso e che in molti ambirebbero a sottrarci. Si è fatto ricorso ad incidenti remoti che sono avvenuti in realtà per cause umane e che hanno prodotto la fuoriuscita di Trimetilbenzene che ha raggiunto il torrente Mavone ma non la condotta idrica. Non si è tenuto conto fino ad oggi che le problematiche serie di inquinamento derivano dall'autostrada e che il problema relativo le condotte in acciaio sono quasi completate, quindi si rende necessario accelerare il completamento soprattutto sul versante teramano Pertanto, la Regione faccia piena luce su tutti i passaggi amministrativi, legislativi e normativi che devono essere rispettati affinché venga sviluppato un esperimento sicuro e lontano da ogni forma d'allarmismo. Da sempre sappiamo che i Laboratori Nazionali del Gran Sasso sono un'istituzione di ricerca controllata da ministeri e da organismi specifici e che tutte le attività poste in essere nei laboratori sotterranei sono costantemente sottoposti a controlli rigorosi".