Domenica, 25 Febbraio 2018 19:20

#IoVivoilGranSasso, 'nativi' e operatori a confronto per un'altra montagna

di 

Si è tenuto sabato pomeriggio, a Castel del Monte, l’incontro voluto da ‘Io vivo il Gran Sasso’, gruppo di “nativi” montani che è andato consolidandosi intorno alla battaglia per la riapertura della statale 17 bis che dal borgo porta a Fonte Vetica e della provinciale 97 che da Santo Stefano di Sessanio conduce al lago Racollo, con la Provincia che ha delegato in parte la gestione della viabilità alle amministrazioni locali.

Hanno partecipato gli operatori del territorio che hanno messo sul tavolo le proposte per un’altra montagna possibile.

“La pioggia di finanziamenti destinati a privati per la realizzazione di impianti a fune non è ciò che vogliamo – ha tenuto a sottolineare Stefano Cardelli, tra gli animatori del movimento – 16 milioni alle Rocche, altri 40 promessi per il rilancio del Gran Sasso non risolveranno i problemi dei nostri territori: un terzo degli impianti in Italia è in crisi profonda, qui abbiamo dimostrato che si può vivere un’altra montagna; miriamo a riportare le genti nei borghi del Gran Sasso che hanno patito un radicale spopolamento, a far rivivere i centri storici, a dare supporto alle aziende agricole e del turismo che sono in profonda crisi. Abbiamo preso la via della montagna da anni, avvertiamo che non è più possibile vivere di una sola stagionalità: non si tratta di un progetto da realizzare, lo stiamo già realizzando. Vorremmo che i decisori pubblici mostrassero la giusta attenzione per le nostre proposte”. Cardelli lo ha detto chiaramente: “Si parla di milioni di euro per gli impianti e, intanto, a Santo Stefano vengono garantiti soltanto 6 mila euro per tenere aperta la strada del Racollo e a Castel del Monte 10 mila euro per la statale verso Fonte Vetica: non ci si copre neppure il costo della nafta”.

A dare una cornice ‘scientifica’ al dibattito Alberto Bazzucchi, ricercatore del Cresa, che ha tenuto a ribadire come il turismo non rappresenti necessariamente un volano di sviluppo. “Alcune precondizioni debbono sussistere”, ha chiarito; “i presidi sanitari sul territorio, innanzitutto: come sta avvenendo in alcune aree delle Alpi, i sindaci dovrebbero iniziare una interlocuzione seria con il Ministero e le Asl. Una delle problematiche è rappresentata dai tempi di percorrenza e reazione su patologie che potrebbero essere curate sul posto. Altro aspetto importante è l’istruzione: è necessaria una ricognizione seria sul dimensionamento delle scuole, sui tempi di percorrenza da e verso gli istituti. Inoltre, c’è il tema della viabilità, articolato e complesso, che andrebbe affrontato: una quota parte dei fondi disponibili per lo sviluppo dei territori del cratere dovrebbero essere investiti su questi settori”.

D’altra parte, la questione centrale era ed è garantire la sopravvivenza di una società complessa – per dirla come Giovanni Cialone, che ha commentato così l’incontro di sabato – “dove dentro c’è l’agricoltura, l’artigianato, il turismo e gli altri settori. I servizi collettivi e soggettivi debbono servire i residenti e, poi, i turisti, non viceversa”.

In questo quadro si dovrebbe ragionare di progettazione locale: “la competenza va cercata altrove”, ha suggerito però Bazzucchi; “troppo spesso ci si avventura in progettazioni che non tengono conto della domanda di un determinato bene o servizio: in una economia di mercato, studiare la domanda è fondamentale per definire il prodotto da offrire”. Tornando al turismo, per parlare di un settore tra gli altri, “si tratta di un’industria, con componenti ingegneristiche che non possono essere eliminate: non si può dar niente per scontato. Nessuno mai si è posto il problema della domanda, su questi territori: il Centro turistico, gli operatori, il Parco non si sono domandati chi frequenta la nostra montagna, quanti anni ha, che titolo di studio, i motivi per cui decide di passare del tempo qui, che cosa cerca e così via. In Trentino, ai turisti vengono sottoposti dei questionari di 15 pagine: così si costruisce una politica turistica seria”. Insomma, “manca un metodo: come indirizziamo la nostra prospettiva di sviluppo?” si è domandato Bazzucchi. “Una quota di risorse dei prossimi bandi dovrebbe essere destinata ad investimenti in competenze esterne che sappiano costruire una progettazione razionalmente fondata con le istituzioni locali e gli operatori”.

Il nostro è un territorio dove stanno piovendo risorse inimmaginabili rispetto ad altri, molti milioni già sono stati impegnati altri andranno investiti nei prossimi anni. Bazzucchi porta l’esempio del piano industriale redatto da Invitalia per il rilancio del comprensorio del Gran Sasso: tra gli interventi, 30 milioni di euro sono previsti per il collegamento Scindarella-Monte Cristo, già definito nel piano d’area, “un investimento che non è affatto sostenibile, magari lo era trent’anni fa ma ci sono dati empirici che dimostrano come non possa esserlo oggi. La risorsa pubblica dovrebbe essere investita per altro”. Un punto di vista condiviso da Paolo Baldi, tra gli operatori del territorio e animatore del gruppo ‘Io vivo Gran Sasso’: “nel piano industriale di Invitalia, su 40 milioni ben 36 dovrebbero essere destinati a nuove seggiovie ed impianti a fune: si tratta di un grosso errore”, l’affondo. Meglio investirli su progetti nel territorio, che possano esaltare, magari, la vocazione culturale dei borghi del Gran Sasso. Baldi ha citato il progetto di museo diffuso, con un centro in ogni paese, ciascuno a tema, storico-architettonico, di flora e fauna, sulla transumanza e così via. Altro che progetti faraonici: “qui non c’è la guardia medica ma sono stati investiti negli anni 24 milioni di euro per il tunnel Serralunga che collega Lucoli alle Rocche”; si dovrebbe puntare su interventi sostenibili: “penso a barriere che spezzano il vento, facendo cadere la neve nelle vicinanze, così da favorire la pulizia delle strade in inverno; si potrebbe acquistare un mezzo spazzaneve per il territorio, che il comune di Castel del Monte è attrezzato ma altre amministrazioni non lo sono; e così, mezzi battipista sul versante di Castelvecchio e Villa Santa Lucia e dal lato Castel del Monte e Racollo. E ancora, si potrebbero sistemare un paio di rifugi, magari si potrebbe intervenire su quello di San Francesco, migliorandolo e ampliandolo e, sull’altro versante, sul Racollo o sui rifugi di Castelvecchio rendendoli più comodi. Infine, si potrebbe favorire il collegamento verso le Fontari e Montecristo, per l’accesso al comprensorio”.

Servizi dunque, cultura e tutela del territorio e dei suoi prodotti tipici. “I borghi d’altura del Gran Sasso sono un territorio d’eccezionale valore paesaggistico e storico architettonico”, ha ribadito Daniele Kihlgren; “da questa asserzione di valore dovremmo partire: sono 15 anni che finiamo sui principali giornali del mondo per la bellezza dei nostri luoghi, per la tutela di un paesaggio incontaminato, per il valore culturale di questi territori. A livello regionale, dovrebbero guardare a noi come ad un modello nazionale e internazionale d’eccellenza: l’identità di questi luoghi è ricercatissima nel mondo globalizzato da un turismo molto sofisticato. Per sclerotizzazioni intellettuali, o per altro – ma non voglio neanche soffermarmi sul punto – si vorrebbero finanziare impianti di alto impatto ambientale: così potremmo avere un bacino che va da Pescara a Napoli e Roma, la nostra potenzialità, invece, è di attrarre visitatori da ogni angolo del mondo. Si tratta di un turismo diverso da quello di Ovindoli, con rispetto parlando”. Turismi che potrebbero essere messi a sistema – aggiungiamo noi – in una unica offerta combinata; parliamo di una Regione piccola, di 1 milione e 300 mila abitanti, che in pochi km potrebbe offrire le bellezze della costa adriatica, il sistema d’impianti delle Rocche e le meraviglie di un Gran Sasso vocato ad un turismo lento e sostenibile. Fatto di cultura, enogastronomia, borghi medievali, e di un modello altro di presenza in montagna, a minimo impatto ambientale: trekking, camminate, percorsi per mountain bike, ciaspolate e via dicendo.

All’incontro hanno partecipato il sindaco di Santo Stefano di Sessanio Fabio Santavicca, la consigliera del comune di Calascio Serena Ciccone, la sindaca di Castelvecchio Calvisio Luigina Antonacci, oltre al padrone di casa, il primo cittadino di Castel del Monte Luciano Mucciante che, nelle ore scorse, ha lasciato l’incarico di vicepresidente del Distretto turistico del Gran Sasso: “La struttura fatica ad andare avanti, chi è più forte ottiene finanziamenti”, l’affondo; “esperienze come questa non servono se non sono in grado di recepire le istanze del territorio: dunque, meglio stare fuori, fare squadra con gli operatori del territorio e tra amministratori, si viene ascoltati di più”. Mucciante è anche coordinatore dei sindaci del cratere per il programma denominato re-start e che indirizza il 4% dei fondi per la ricostruzione allo sviluppo economico dei 56 comuni del cratere; “e su quel tavolo bisogna esserci, invece – ha tenuto a sottolineare – per indirizzare i finanziamenti alle reali esigenze delle comunità”. Il sindaco di Castel del Monte ha tenuto a chiarire che sono state circa 80 le imprese finanziate con il bando ‘turismo’ gestito da Invitalia, 150 le domande approvate sulla prima linea del bando ‘fare centro’ e 412 sulla seconda, di cui la metà nei comuni del cratere, segno che il tessuto economico del territorio dovrebbe subire una importante rivitalizzazione, nei prossimi mesi. Inoltre, “tra un mese verrà pubblicato un ulteriore bando destinato al turismo, alle attività artigianali e all’agricoltura – non alla prima trasformazione bensì alle piccole imprese connesse - con una dotazione di 10 milioni di euro”.

In totale, parliamo di circa 40 milioni di euro investiti sui 56 comuni e, fino al 2020, ce ne sono altri 100 da impegnare su una dotazione di 219 milioni totali. Potrebbe essere l’occasione per istituire un tavolo di progettazione partecipato, capace di accogliere le idee che arrivano dagli operatori e dai ‘nativi’ dei territori montani, d’investire realmente sui servizi e di delineare un piano di sviluppo sociale, economico e culturale, aprendosi alle migliori intelligenze del Paese.

Ultima modifica il Lunedì, 26 Febbraio 2018 09:50

Articoli correlati (da tag)

Chiudi