"Lo scioglimento del Consiglio Territoriale di Partecipazione di Sassa impone all'amministrazione comunale di fare chiarezza sul reale destino di questi organismi che, dall'insediamento della giunta Biondi, si trascinano ormai stancamente senza più un orizzonte. Dopo 9 mesi, ai ripetuti annunci di revisione del regolamento che disciplina il loro funzionamento, non è seguita infatti nessuna azione concreta".
La denuncia è del gruppo consiliare del Partito Democratico; d'altra parte, "la sensazione è che il tema della partecipazione per l'attuale governo cittadino non solo non sia una priorità, ma piuttosto un fastidio di cui fare volentieri a meno", l'affondo.
La precedente amministrazione aveva concepito e messo in campo diversi strumenti di partecipazione, "tutt'altro che impeccabili, che necessitavano pertanto, dopo l'iniziale rodaggio, di essere migliorati e non lasciati morire", sottolineano i dem; "al netto delle difficoltà emerse, infatti, c'era un'idea di fondo precisa, una visione politica chiara, quella di aprirsi al confronto e al coinvolgimento attivo e di condivisione delle scelte con i cittadini e con i territori. La partecipazione non è una suggestione ma una risposta alla crisi generale degli strumenti democratici e dei soggetti che vi prendono parte, uno strumento di coesione sociale e di democrazia. I cambiamenti sociali, ambientali, economici e tecnologici che accompagnano la nostra epoca sollecitano altrettanti mutamenti nelle categorie, nelle organizzazioni e nelle procedure alla base delle nostre società, metamorfosi che una politica attenta dovrebbe cercare di governare ed orientare piuttosto che subire".
Considerazioni che valgono in particolar modo all'Aquila, dove una serie di caratteristiche peculiari come l'estensione territoriale e la quota aggiunta dei problemi che derivano dalle necessità e dalle procedure connesse alla ricostruzione, imporrebbero la valorizzazione di questi strumenti. "L'amministrazione chiarisca dunque, una volta per tutte, le sue reali intenzioni; dica se intende valorizzare i CTP attribuendo loro ulteriori e più incisive funzioni (una per tutte la gestione del bilancio partecipato) o concluderne l'esperienza, se è favorevole al rilancio dell'Urban Center o se dietro l'annuncio della costituzione della consulta dei quarti c'è l'idea di superarlo bypassando il coinvolgimento di una voce critica sulle scelte più importanti della città. Sono nodi che è giunto il momento di sciogliere, se non altro per rispetto delle tante persone che, nonostante tutto, continuano a spendersi quotidianamente nell'esercizio dell'impegno civico e nell'interesse esclusivo delle comunità che rappresentano".