Mercoledì, 08 Febbraio 2023 08:20

Pierpaolo Pietrucci su un possibile Marsilio bis “magari fosse vero”

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Ad un anno dalle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale, abbiamo intervistato il consigliere del Partito Democratico Pierpaolo Pietrucci.

Pierpaolo Pietrucci, come prosegue il suo secondo mandato di consigliere regionale?

Cerco di essere sempre intellettualmente onesto nei giudizi, anche perché i cittadini sono sempre più informati delle attività che si svolgono all’interno delle istituzioni, siano esse nazionali, regionali o comunali, quindi riesco a dare un giudizio molto obiettivo, lo devo, perché per me è una necessità morale.

Penso che ci troviamo di fronte la peggiore giunta regionale degli ultimi vent'anni, prima non lo ricordo, avevo i pantaloncini corti. Peggiore soprattutto per insipienza, incapacità, squilibrio, sbilanciamento delle risorse e infine, per inerzia e inedia. Guardate che non c’è paragone con la presidenza di Luciano D’Alfonso (e ve lo dice uno che lo ha combattuto per alcune scelte non condivise) che, con un bilancio interamente vincolato dal piano di rientro della sanità, ha portato tante di quelle delle risorse, attraverso l'organizzazione con la sua rete di relazioni a livello nazionale che, i prossimi governi regionali, se li sognano. Marsilio, nonostante gli enormi trasferimenti, ricevuti dai governi nazionali e dall’Europa (con Fratelli d’Italia all’opposizione), riguardanti le spese per fronteggiare la pandemia e per il rilancio economico (Pnnr), non è riuscito a fare nessun bando pubblico.

Tutto questo in un momento storico particolare, mai le zone interne, e L’Aquila in particolare, aveva eletto ben cinque consiglieri regionali. Una occasione persa? Sicuramente, adesso siamo rimasti in quattro, perché Guido Quintino Liris, è scappato a Roma, cogliendo l'occasione e l'opportunità, di puntare sulla sua legittima carriera personale. Mi aspettavo molto da coloro che erano stati eletti nel comprensorio aquilano, lo posso dire perché lo dico sempre anche a loro, che restano degli amici.

Sono deluso dei comportamenti avuti dal vice presidente della giunta Emanuele Imprudente, dal vice presidente del consiglio, Roberto Santangelo, perché non siamo riusciti a fare squadra, nonostante prima della pandemia di Covid avessi teso la mano in più occasioni, come fanno i consiglieri eletti sulla costa che, in occasione di interessi generali che riguardano il loro territorio, si spogliano delle appartenenze politiche e si uniscono per ottenere i relativi benefici. Purtroppo, i colleghi Imprudente e Santangelo, insieme a Liris, forti della gestione del potere, hanno eretto un muro nei confronti miei e all’altro consigliere di minoranza, Americo Di Benedetto.

Il centrodestra pensa di ricandidare Marco Marsilio per un secondo mandato, fino ad oggi nessun presidente ha avuto la riconferma, voi come pensate di individuare un candidato alternativo, che possa mettere d’accordo tutte le anime dei partiti che ora non sono in maggioranza?

Mi verrebbe da dire, magari ci cascano nel ricandidare Marsilio. Il presidente uscente, oramai da più di un anno, non gode di una buona popolarità. Il centrodestra è forte, ma non ha la maggioranza assoluta. Certamente potremmo provare a vincere ma, tutto passa per una unità di intenti, rispetto alle varie forze politiche che ora sono all’opposizione. Ogni persona impegnata nei vari settori civici, deve accantonare i livori e i rancori del passato, mettendosi a disposizione per riconquistare la guida politica dell’Abruzzo.

Le recenti elezioni politiche, dovrebbero essere di lezione, abbiamo commesso un errore gravissimo, come giocare una partita di calcio 5 contro 11, è evidente, il risultato è scontato, già si sapeva come sarebbe andata a finire. Questa convinzione non ha generato uno slancio, un entusiasmo, che in genere dovrebbe accompagnare le competizioni elettorali, ci siamo ritrovati a fare una campagna elettorale totalmente depressa. La scalata di Fratelli d’Italia, che sfiora nei sondaggi il 30%, fa capire quanti elettori hanno dato fiducia al partito del premier Giorgia Meloni, secondo lei, la loro classe dirigente è adeguata? Oramai, nel nostro paese, i flussi elettorali cambiano con grande rapidità. Lo abbiamo potuto costatare con l’ex segretario del PD, Matteo Renzi, che alle europee del 2014, arrivò al 42%. Stessa cosa per il segretario della Lega, Matteo Salvini che alle europee del 2019, arrivò al 34%. Poi è stata la volta dei 5Stelle, che alle politiche del 2018, arrivarono al 32%. Infine mi viene da pensare che sarà molto complicato, per Fratelli d’Italia mantenere il 26%, raggiunto alle ultime elezioni politiche del 2022. Certo noi dovremmo essere pronti a raccogliere gli eventuali malcontenti, la loro classe dirigente non risulta, a mio giudizio, adeguata a gestire i posti di responsabilità che oggi ricoprono, sia in regione sia al governo.

Parliamo del Partito Democratico, il prossimo segretario sarà il decimo dalla sua costituzione, che cosa è il suo partito oggi, ma soprattutto, che cosa dovrà essere il partito. dopo il congresso e lo svolgimento delle primarie?

Vorrei che il Partito Democratico, fosse un partito di sinistra un partito che torni a parlare di pari opportunità, di uguaglianza, intesa come punto di partenza, identico, per tutti. Un partito plurale, rinnovato, dove la base possa effettivamente contare, insomma un partito aperto. Come il grande lavoro che stiamo facendo a L’Aquila, dopo la sconfitta delle elezioni comunali. Il Partito Democratico deve tornare a parlare al cuore delle persone, è necessario, in questo momento, ritrovare un sogno, un’idea, un nuovo slancio. Penso che la dialettica, che si è aperta a seguito degli errori commessi, non sia servita a trovare la risposta a quella che era la domanda sociale del paese.

Siamo diventati qualcosa di grigio, non siamo riusciti, ma nemmeno ci abbiamo provato, a mettere insieme la cura degli interessi di tutte le parti del paese, ci siamo allontanati da quello spirito riformista che era alla base della nostra costituzione nel 2007. Per quanto riguarda il congresso, penso ci sia bisogno di una vera e propria catarsi all'interno del Partito Democratico, soprattutto nei metodi, per cui ritengo che quella cosa che si faceva da parte delle istituzioni, di orientare gli iscritti, non sento il dovere di farlo.

Bisogna avere grande rispetto verso le compagne e i compagni, soprattutto in questa fase in cui c'è l'elezione del segretario del partito. Non sto facendo una campagna elettorale, come ho fatto magari in passato in altre competizioni, per eleggere un nuovo segretario, sono però convinto che il nuovo Partito Democratico, debba fondarsi su alcuni capisaldi, per semplificare indico soltanto i titoli: la scuola pubblica, la sanità pubblica, il lavoro, la casa e la giustizia. Comunque non mi tiro indietro nel dichiarare per chi voterò come prossimo segretario del partito, la mia preferenza è per Elly Schlein.

Torniamo ai problemi che attanagliano la Regione Abruzzo, la sanità?

Le spese sanitarie impegnano oltre l’85% del bilancio regionale, ci sono anche problemi che derivano da errori commessi a livello nazionale. Ad esempio la mancanza di medici è dovuta, principalmente, al fatto che le facoltà di medicina sono a numero chiuso, è una riforma, purtroppo, votata anche dal centro-sinistra con il ministro Berlinguer.

Bisogna, assolutamente modificare il metodo di calcolo per i posti letto in ospedale, perché se il parametro è legato solo al numero dei residenti, le aree interne, che soffrono il fenomeno dello spopolamento, si avvitano su se stessi, meno residenti meno posti e servizi. Per quanto riguarda la nostra regione, abbiamo avuto una gestione della pandemia pessima, con un forte sbilanciamento di risorse economiche a danno delle zone interne. Infatti per contrasto al Covid, sono stati stanziati 27 milioni di euro su Pescara, 24 milioni su Chieti, 14 milioni di euro su Teramo solo un milione di euro per L’Aquila.

È evidente il mancato protagonismo della classe dirigente aquilana che, ora, ha la responsabilità di guidare gli Enti Locali.

Un’ultima domanda, a bruciapelo: perché, secondo lei, il presidente Marsilio, a un anno dalle elezioni, vuole cambiare la legge elettorale della Regione Abruzzo, costituendo un collegio unico regionale?

Effettuare una campagna elettorale in tutta la regione, richiede risorse, personale, soldi: cosi si mettono ai margini chi, tutte queste disponibilità, non le ha. Diventa una politica per pochi facoltosi, penalizzando, chiaramente, le zone interne, perché con l'alchimia delle tre preferenze, così come proposto da Marsilio, è sufficiente la popolazione dell'area costiera per mettersi d'accordo e paradossalmente, avere un consiglio regionale che emargina ed esclude principalmente la provincia dell’Aquila, addirittura potrebbero scegliersi quali consiglieri far eleggere.

Comunque un paletto bisogna metterlo, a un anno dalle elezioni, non si cambia la legge elettorale e comunque dovrebbe valere dal mandato successivo. Sarebbe invece interessante, qualora ci fosse una maturità politica, pensare di riformare la legge elettorale, per dare pieno mandato a quella che è la volontà popolare, con il doppio turno, come nei comuni. Questa è la grande riforma elettorale che potrebbe fare la regione Abruzzo, ma sono convinto che Marsilio da quest’ orecchio non ci sente.

Ultima modifica il Mercoledì, 08 Febbraio 2023 08:35

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