E’ online Vista mare obbligatoria, il primo documentario realizzato dall'osservatorio permanente sul doposisma Lo Stato delle Cose. Vista mare obbligatoria raccoglie una serie di interviste realizzate tra il dicembre del 2017 e il gennaio del 2018 agli sfollati dei terremoti del 2016, finiti a svernare negli alberghi e nei camping della costa adriatica. Le testimonianze sono state raccolte a Civitanova Marche, Porto Sant'Elpidio, Lido di Fermo, Porto Potenza Picena, Roseto degli Abruzzi e Alba Adriatica. A raccontare le loro storie, dunque, gli sfollati dei paesi e delle città colpite dal terremoto nelle Marche e in Abruzzo.
Disponibile online in streaming gratuito sul portale www.lostatodellecose.com a questo indirizzo - www.lostatodellecose.com/portfolios/vista-mare-obbligatoria-un-documentario-sullesilio-forzato-degli-sfollati-del-terremoto-sulla-costa-adriatica/, nei prossimi mesi, il documentario Vista mare obbligatoria sarà oggetto di una serie di presentazioni pubbliche in Italia, a cominciare dall’Abruzzo e dalle Marche, le regioni di provenienza degli sfollati intervistati.
La regia del documentario è di Marco Di Battista (con la collaborazione di Michele Massetani), mentre il soggetto e le interviste sono state curate dal giornalista Mario Di Vito. L'idea del documentario è invece di Antonio Di Giacomo, giornalista e ideatore e curatore dell'osservatorio permanente di fotografia sociale e documentaria “Lo Stato delle Cose. Geografie e storie del doposisma”.
Attraverso le voci e i volti degli sfollati, Vista mare obbligatoria vuole raccontare una realtà purtroppo tragica, fatta di abbandono e malinconia per un'esistenza che sembra essersi fermata e che non riparte.
«Abbiamo intervistato decine di persone di varia estrazione, età e provenienza – spiega Mario Di Vito, che con il regista Marco Di Battista firma il documentario –. Quello che ci premeva era di far emergere il quadro della situazione attraverso le parole di chi vive in esilio da ormai troppi mesi. Alla fine, tra tante considerazioni e racconti, il tratto che accomuna tutti gli intervistati è la voglia di tornare a casa e la paura di non riuscirci».
«Il progetto di Vista mare obbligatoria – dice Antonio Di Giacomo, fondatore dello Stato delle Cose e ideatore del documentario – è nato dalla volontà di restituire dignità e attenzione alle vite in attesa degli sfollati del terremoto, ormai letteralmente scivolati nell’oblio e molti dei quali ancora oggi “dispersi” fra hotel, campeggi e case sulla riviera adriatica. Ci è parso necessario, insomma, rimettere al centro le persone e, in questo senso, Vista mare obbligatoria non è solo il primo documentario (auto)prodotto dallo Stato delle Cose, ma soprattutto il primo documentario a essere dedicato all’esilio forzato degli sfollati del sisma sull’Adriatico».
«Le interviste sono contrappuntate da sequenze girate sui luoghi del sisma, in particolare nei nuovi villaggi Sae (Soluzioni abitative d’emergenza), e sui luoghi di “esilio” sulla costa» spiega il regista Marco Di Battista: «Sequenze che mostrano paesaggi appenninici e adriatici che si intersecano tramite dissolvenze incrociate in modo disarmonico mediante l’utilizzo di una sonorizzazione dissonante che inverte e miscela i due paesaggi sonori. La dissonanza vuole ridare il senso di spaesamento che si trova ad affrontare chi viene spostato da un ambiente montano ad uno marino per mesi, anni. ».
Vista mare obbligatoria è un viaggio di 50 minuti tra le vite di centinaia e centinaia di sfollati marchigiani e abruzzesi che, a due anni dal terremoto, non sanno ancora se e quando torneranno a casa. Le interviste sono state raccolte quando ormai queste storie non facevano più notizia ed erano scivolate nell'oblio delle cronache e dell'immaginario collettivo.
Vista mare obbligatoria si propone così di continuare a raccontare quello che deve essere raccontato: la vita altrove, spezzata ma non interrotta, di chi è scampato alla tragedia ma non ha più sponde né appigli.
Quanto all’osservatorio di fotografia sociale e documentaria Lo Stato delle cose. Geografie e storie del doposisma, online dal 21 aprile 2017 raccoglie ad oggi oltre 20mila immagini e centinaia di reportage di documentazione a L’Aquila, nel Centro Italia e nelle altre Italie ferite dal terremoto, realizzate da circa cento fotografi italiani.