Nell'estate del 1914, momento in cui la civiltà europea ha iniziato il suo suicidio di massa, a dissentire erano in pochi. Al contrario, da ogni capitale arrivava la notizia di folle felici che festeggiavano. Altre guerre e oppressioni seguirono nei decenni successivi e non ci fu mai carenza di carnefici e lacchè obbedienti. Verso la metà del secolo sembrò urgente, quindi, capire perché le persone lungo tutto l'arco del XIX secolo (e precedenti) non si siano ribellate contro chi le spediva in guerra, ai campi di concentramento o ai gulag.
I sociologi hanno fornito una risposta che è stata conseguentemente consolidata e resa popolare dal concetto: “Le persone sono come pecore”, vili e deplorevoli pecore. Questa idea, che molti di noi sono restii a cucirsi addosso è stata apparentemente fondata su rigorosi esperimenti di laboratorio. “Abbiamo scoperto”, come scrisse lo psicologo Solomon Asch nel 1955, “che la tendenza al conformismo nella nostra società è tanto forte che anche le persone ragionevolmente intelligenti sono disposte a dire che il bianco è nero”.
Molte ricerche a tutt'oggi si riferiscono ancora al “modello-pecora” come se questo fosse una verità universalmente riconosciuta e una solida roccia su cui costruire nuove ipotesi che tentano di leggere il comportamento delle masse. Eppure è falsa. Basata su cattive ipotesi e fautrice di cattive politiche. Qualche anno fa gli psicologi Bert Hodges e Anne Geyer riesaminarono uno degli esperimenti che Asch aveva svolto negli anni '50: gli avrebbe chiesto alle persone di guardare prima una linea stampata su un foglio bianco e poi gli avrebbe chiesto di dirgli quale di altre tre linee simili fosse della stessa lunghezza. Ogni volontario era seduto in un piccolo gruppo, gli altri membri del quale erano tutti dei collaboratori dell'esperimento che deliberatamente sceglievano delle risposte sbagliate. Asch riporta che quando il gruppo sceglieva la corrispondenza sbagliata molte individui andavano avanti contro l'evidenza dei loro stessi sensi.
In realtà, però, l'esperimento prendeva in esame 12 diversi confronti fra linee (per ogni soggetto) e, in media, ogni persona era d'accordo tre volte con la maggioranza e nove volte insisteva sul proprio punto di vista. Per far sì che quei risultati sottolineassero i mali del conformismo, l'assunto di Asch era che l'obbligo morale di un individuo in questa circostanza è di indicare la sua opinione in base a ciò che ha visto, senza considerare quello che dicono gli altri”. Per spiegare le loro azioni i volontari non dissero che i loro sensi erano distorti o che loro erano terrificati dal fatto di andare contro il consenso. Invece dissero di aver scelto deliberatamente di seguire l'opinione degli altri, a volte. Non è difficile capire perché una persona razionale lo farebbe.
Il modello “le persone sono come le pecore” porta a pensare in termini di obbedienza contro sfida, ottuso conformismo contro solitaria affermazione di sé (se vuoi evitare di essere una pecora, devi essere un lupo solitario, insomma!). Ciò non riconosce che le persone hanno bisogno di riporre la loro fiducia negli altri e che è anche questo che guida il loro comportamento. Anche i famosi esperimento di Stanley Milgram (dove gli uomini erano disposti a dare potenti scosse elettriche ad un presunto estraneo) sono spesso usati come prova del modello gli uomini sono pecore, ma quello che questi testano in realtà è la fiducia che i soggetti pongono nello sperimentatore. Infatti, le domande che riguardano la fiducia negli altri- come si ottiene e si mantiene, chi la ottiene e chi no- sembrano essere essenziale per capire come operano i gruppi di persone.
Quello che c'è da analizzare a questo punto è come gruppi di persone siano capaci di riporre la loro fiducia in individui che non la meriterebbero e che più e più volte si sono dimostrati non degni di ottenerla. In parte guidato dalla sensazione di un momento, in parte influenzato da istanze completamente oltre la nostra coscienza, il comportamento delle masse è ancora un argomento che suscita dibattiti, revisioni e domande. Domande affascinanti e importanti che potranno, chissà, avere una risposta se rinunciamo alla semplicistica nozione che gli uomini ragionano come un gregge di pecore!
Da un articolo del giornalista David Berreby
Ludovica LeMieValigie