Venerdì, 12 Aprile 2013 00:06

Il futuro dell'informazione locale: intervista a Walter Capezzali

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Il giornale "La Ciciuvetta" sta vivendo il suo 18° anno di pubblicazione e per sottolineare l’importanza dei mezzi di comunicazione locale ha organizzato un incontro tra testate della provincia. Il convegno, domani a partire dalle ore 9 nella scuola elementare di Fossa, sarà l’occasione per discutere dell’importanza del lavoro di redazioni che leggiamo in piccole riviste, troviamo sul web o guardiamo nelle tv di casa nostra. Oggi NewsTown compie un mese, siamo davvero contenti di aver ricevuto l'invito a partecipare.

Tra gli ospiti, Stefano Pallotta, presidente dell'Ordine dei giornalisti d'Abruzzo, Luigi Calvisi, redattore capo de "La Ciciuvetta", Goffredo Palmerini, presidente della Delegazione Anfe per l’Abruzzo, Ennio Bellucci inviato della Rai regionale e Walter Capezzali, presidente della Deputazione di Storia Patria, giornalista, già docente di Semiologia del Giornalismo. Abbiamo colto l'occasione per discutere con lui del ruolo che gioca l'informazione locale in un territorio che sta vivendo un periodo storico molto particolare.

"L'incontro di domani si propone, innanzitutto, di raccontare la storia dell'informazione localistica che ha avuto un passato abbastanza interessante e sta tentando, oggi, di adeguarsi alle nuove tecnologie e alle nuove necessità di una comunità che non è più quella di 50 anni fa”, racconta. “Cosa dovrebbe fare l'informazione locale? Ovviamente rimane, in primo piano, la necessità di rispettare quelli che sarebbero i dettami deontologici del giornalismo, che ha un risvolto importante sull'opinione pubblica: correttezza, onestà ed equilibrio nell'affrontare temi che si trasformano velocemente e non sempre sono coerenti l'uno con l'altro. Se poi ci interroghiamo sulle prospettive che possono avere le pubblicazioni di ambito localistico, credo che la rete permetta loro un respiro più ampio. Non è più la comunità locale migrante che riceve mensilmente o quindicinalmente la voce del paese, i nuovi media rendono le voci locali ben più penetranti”

Il terremoto dell'Aquila è stato il primo davvero mediatico. Raccontato spesso, però, in particolare dai media nazionali, con un linguaggio da reality più che giornalistico. In altre parole, ci si è concentrati sugli aspetti intimi, emozionali della tragedia. In quei mesi, i media locali, le piccole esperienze di racconto dal basso, hanno provato a far sentire la voce del territorio.

"Certo, il fatto che i media locali abbiano oggi la possibilità di diffondere il messaggio per un audience più ampio rispetto al passato, ha comportato un ulteriore compito per i giornalisti: far uscire da certi luoghi comuni, da certi falsi simboli, da certe ripetute teorie, l'osservazione esterna di un mondo che ha ricevuto informazioni magari appariscenti, d'effetto, ma che mancavano di un legame reale con quanto accaduto. Gran parte dell'informazione nazionale, nei primi mesi del dopo terremoto, ha accettato di mettere in vetrina dei falsi simboli: invece di parlare, con un minimo di coscienza, di cosa poteva rappresentare il terremoto per il centro storico di una città monumentale, i simboli erano la cupola delle Anime Sante oppure il palazzo del Governo. Nessuno sollevava lo sguardo su quello che era il grosso danno storico e architettonico”.

Detto del racconto del terremoto, al di fuori del nostro territorio, i media locali oggi hanno anche un' altra funzione: tenere insieme una comunità profondamente disgregata. Di qui, l'importanza di argomenti che interessino la vita quotidiana.

"Si, è vero. L'informazione locale si è adeguata a queste necessità, sin dai primi momenti. Interessante, per esempio, l'esperienza delle piccole testate delle tendopoli ovviamente scomparse con la fine di quel periodo ma che hanno testimoniato uno sforzo di informazione e di comunicazione che partiva da una realtà diversa e del tutto inattesa. Quando parliamo della particolare realtà dell'Aquila, però, perdiamo un pochino di vista le tematiche più proprie dell'incontro di domani che vuol analizzare se, al di là delle problematiche eccezionali del terremoto che per un bel po’ terrà occupati i giornalisti, l'informazione locale resisterà al suo passato o se deve adeguarsi a forme diverse, ibride. Già ora vediamo che diverse testate online non mancano di pubblicare un supplemento mensile cartaceo. C’è da chiedersi in che modo le rivoluzioni tecnologiche, che stanno modificando profondamente la professione del giornalista, influiranno sul futuro delle piccole testate".

Una riflessione più ampia, insomma, che coinvolge il ruolo stesso del giornalista.

"La professione è molto cambiata. Ai vecchi riti di un mestiere che iniziava con un articoletto e con la prima firma sulla pagina di un giornale locale, con i cittadini che si davano da fare per raccogliere le notizie che riguardavano la loro comunità per inserirle in una rubrichetta sui quattro fogli del notiziario paesano, inviato poi ai tanti migranti che vivevano all'estero, si sono sostituite modalità assai diverse. C'è maggiore facilità, maggiore libertà nell'esercizio della professione non più legata necessariamente all'iscrizione ad un Ordine. Le numerose realtà che nascono già con un elevato livello di preparazione, con una notevole predisposizione non solo tecnica e grafica ma contenutistica, rappresentano una grande possibilità per il territorio, offrono opportunità positive se sfruttate nella maniera adeguata, se c'è un approccio alla realtà corretto ed equilibrato. Regola ancora oggi fondamentale. E’ importante educare il lettore alle problematiche della comunicazione, stimolarlo ad una lettura critica. La lettura critica dell'informazione, oggi, con il mondo che corre velocemente, è sempre più difficile e per questo cresce il compito morale e professionale del giornalista che non per questo deve essere legato ad un albo professionale ma certo ad una sostanziale professionalità che sia garante di se stessa".

Ultima modifica il Venerdì, 12 Aprile 2013 11:21

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