Venerdì, 14 Febbraio 2014 16:05

Al TSA va in scena Diderot: Silvio Orlando è "Il nipote di Rameau"

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La Stagione Teatrale Aquilana, organizzata dal Teatro Stabile d’Abruzzo, in collaborazione con l’ATAM, continua con Il nipote di Rameau di Denis Diderot, con Silvio Orlando, Amerigo Fontani, Maria Laura Rondanini.

Lo spettacolo, che andrà in scena martedì 18 febbraio alle ore 21 e mercoledì 19 febbraio alle ore 17:30 presso il Ridotto del Teatro Comunale, è un capolavoro satirico della seconda metà del settecento, la parabola grottesca di un musico fallito, cortigiano convinto, amorale per vocazione avvolto in un lucido cupio dissolvi.

Nella sua imbarazzante assenza di prospettive edificanti, nella riduzione della vita a pura funzione fisiologica, l'opera riesce in maniera paradossale a ribaltare la visione del Bene e del Male, del genio e della mediocrità, della natura umana e delle possibilità di redimerla.

Rameau si è offerto attraverso i secoli come un nitido archetipo di libero servo, innocua foglia di fico per padroni a tolleranza variabile.

Scorgiamo dietro la sua perversità le paure del filosofo del perdere se stesso e i propri riferimenti etici nell'affrontare un primo embrione di libero mercato delle idee che intuiva stesse nascendo in quel turbolento e fervido scorcio di secolo.

Rameau manca dai nostri teatri dagli inizi degli anni novanta, un ventennio di profonde mutazioni nel corpo della nostra società civile, le sue contorsioni intellettuali quindi assumono nuovo e violento impatto e nuovi motivi di aspro divertimento.

“Il testo è meraviglioso" racconta Silvio Orlando "ma per farlo vivere sulla scena bisogna un pò sacrificare delle cose: da un lato gli elementi più di cronaca spicciola del Settecento, del tempo e poi i nomi e i cognomi perché in realtà è un esercizio di satira di costume molto forte, oltre che di satira sociale. Abbiamo cercato di evidenziare più l’elemento civile che ci può tornare utile oggi. Certo, facendo degli arbitrii come sempre si fa. Del resto anche il lettore sceglie su cosa focalizzare maggiormente la propria attenzione. Alcune cose te le tieni in testa e altre le perdi. Questo ci è rimasto maggiormente impresso e questo abbiamo deciso di portare in scena".

"Il nipote di Rameau è un intellettuale, non è l’italiano medio. E’ una delle punte che anche oggi troviamo qui e lì, all’interno del rapporto con il potere. Ne troviamo tanti che mettono il proprio talento al servizio, le “foglie di fico” del potere. Alla fine un pò tutti diventiamo Rameau quando, consapevolmente o inconsapevolmente, ci prestiamo un pò a certi giochi del potere, in qualche modo lo facciamo tutti. La cosa si risolve, per me, cercando di diventare una “foglia di ortica”. Lui ad un certo punto deraglia. In un momento della sua vita di follia totale riacquisisce un barlume di orgoglio personale ed è la cosa che lo fa perdere. In realtà lui non capisce il passaggio di epoca tra l’essere un cortigiano di corte e stare in un salotto borghese. In un salotto borghese alcune cose non possono essere dette invece la legittimazione del re è una legittimazione divina e l’intellettuale paradossalmente, può avere più libertà di dire le cose perché tanto i margini sono più ampi”.

Per ulteriori informazioni: TSA tel. 0862 62946, botteghino tel. 0862 410956 – 3485247096

 

Ultima modifica il Venerdì, 14 Febbraio 2014 16:17

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