Stamane, la II^ Commissione regionale 'Territorio e Ambiente', all’unanimità, ha approvato una risoluzione che impegna il Governo Regionale a proseguire l’azione legale istruendo ricorso in appello al Consiglio di Stato avverso la sentenza del TAR Lazio riguardante l’iter autorizzativo alla centrale di compressione SNAM che dovrebbe sorgere a Sulmona, a servizio del metanodotto 'Rete Adriatica'.
"Il presidente Manuele Marcovecchio (Lega) ha dichiarato che la Giunta sta già procedendo in questo senso", ha sottolineato la consigliera regionale Udc e sindaco di Prezza Marianna Scoccia; "questo voto unanime esprime, quindi, la contrarietà all'opera dell’intero Consiglio. Nel mio intervento ho ribadito come la centrale e il metanodotto siano stati avversati fortemente dall’intero comprensorio Peligno con una grande mobilitazione di sindaci e cittadini. La Regione continuerà ad essere al fianco dei comuni e dei numerosi comitati nati sul territorio, a difesa della salute dei cittadini e del comparto turistico che trarrebbe danno da quest’opera", ha assicurato Scoccia.
In sostanza, con il primo motivo di ricorso la Regione Abruzzo aveva contestato il mancato assoggettamento a VAS del progetto relativo alla centrale di compressone; per il Tar, però, "nel caso in esame, non era necessario l'assoggettamento a VAS per la localizzazione dell'opera", trattandosi "di valutazione che spettava all'Autorità competente che gode, al riguardo, di ampio potere discrezionale"; in più, l'impianto "è anche destinato ad essere sottoposto ad una futura Autorizzazione Integrata Ambientale, senza la quale non potrà essere messo in esercizio".
Con altro motivo di ricorso, la Regione Abruzzo aveva dedotto che la deliberazione assunta dal Consiglio dei Ministri "avrebbe svolto un'inadeguata comparazione e ponderazione degli interessi coinvolti, lasciando prevalere l'interesse 'economico' dell'operatore rispetto a quello 'ambientale' e sottovalutando gravemente, in particolare, il rischio derivante dall'inquadramento sismico del territorio di Sulmona". I giudici amministrativi, però hanno ritenuto che nel complesso "non può dirsi che vi sia stato uno sbilanciamento, nella comparazione e valutazione degli interessi confliggenti, a tutto vantaggio dell'interesse economico-imprenditoriale della Snam e a discapito dell'interesse ambientale e della sicurezza dei cittadini", anche perché "l'opera fa parte di un articolato progetto, di sicuro rilievo strategico, il quale mira ad assicurare l'approvvigionamento energetico ai cittadini e alle imprese nell'ambito di vaste aree regionali e dell'intero Paese". Quanto ai sollevati rischi ambientali e sismici, infine, "è bene ribadire che la valutazione compiuta in materia di VIA dall'Amministrazione è espressione di discrezionalità tecnica e, pertanto, essa è insindacabile, se non per vizi macroscopici di irragionevolezza, illogicità, contraddittorietà e infondatezza", hanno disposto i giudici.
Ora, dunque, si attende che la Regione presenti appello in Consiglio di Stato. D'altra parte, alcune motivazioni del TAR sono quantomeno contraddittorie, visto che da un lato si sostiene che la Valutazione Ambientale Strategica poteva essere evitata, considerando l'opera di scarsa valenza, mentre dall'altro si afferma che è un'opera di rilevanza addirittura comunitaria. Ha chiarito il Coordinamento No Hub del gas: "il Tar si è appiattito sulle posizioni della Snam, facendo riferimento ad una risposta della Commissione Europea che però era su una domanda diversa da quella posta nei motivi di opposizione all'opera da parte della Regione. Il Tar non cita neanche la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2011 che sancisce che la norma nazionale non possa prevedere le varianti automatiche ai piani urbanistici senza procedere con la VAS". Per quanto riguarda poi il rischio sismico e quello delle emissioni in atmosfera, che secondo il Tar sono stati valutati con la VIA del 2011, "sono stati recentemente depositati documenti tecnici, alcuni dei quali della stessa Snam, che smentiscono le conclusioni di quel procedimento con ammissioni clamorose circa le criticità del luogo dove dovrebbe essere realizzata la centrale e la vulnerabilità dell'area peligna all'inquinamento".
"Apprendo con soddisfazione la decisione della II^ Commissione", ha sottolineato l'ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Mario Mazzocca; "il documento, a cui ho dato il mio solito contributo di conoscenza, è stato presentato e fortemente sostenuto in sede di dibattito dal Capogruppo PD Silvio Paolucci, che ringrazio anche a nome di tutti i portatori di interesse generale che il 5 dicembre scorso firmarono un documento inviato alla Presidenza del Consiglio e ai Ministri Di Maio (Sviluppo Economico) e Costa (Ambiente). Il dispositivo, in maniera inequivocabile impegna il Presidente della Giunta Regionale Marsilio ad avanzare apposito ricorso in appello al Consiglio di Stato avverso la sentenza del Tar del Lazio di cui alla udienza di merito del 23 gennaio 2019, al fine di ottenere la riforma della sentenza che conferma sia la delibera del Consiglio dei Ministri che l'ulteriore DM del marzo 2018 con il quale il Ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato la realizzazione, non solo della Centrale, ma anche di un tratto di metanodotto della lunghezza complessiva di 1.880 metri".
Da non sottovalutare, inoltre, la valenza degli altri tre punti del documento licenziato, ha inteso aggiungere Mazzocca: "La necessità di sottoporre a Valutazione Ambientale Strategica, obbligo di legge, l'intera infrastruttura che va da Massafra (BR) a Minerbio (BO); non si capirebbe, ad esempio, come il Ministero dell'Ambiente obblighi l'ente Parco Gran Sasso-Laga ad assolvere a detta procedura per il proprio 'Piano', di per sé strumento di pianificazione del territorio volto alla tutela del territorio, e si comporti in maniera diametralmente opposta per la Snam; la necessità, derivante anche essa da un obbligo di legge, di sottoporre l'intera infrastruttura a Valutazione d'Impatto Ambientale come un 'unicum' (tale è), per evitare il così detto 'effetto spezzatino' (o 'salami slicing'), modus operandi pressoché tutto italiano già ripetutamente stigmatizzato dall'Unione Europea; la nuova opportunità di riannodare con i territori (Regione, Provincia, Comuni, realtà associative e comitati) le fila di un rapporto di sereno e costruttivo confronto".
Anche il Comune di Sulmona, capofilo degli Enti locali del comprensorio, ricorrerà in appello rispetto alla bocciatura del ricorso che era stato presentato ad adiuvandum rispetto a quello istruito da Regione Abruzzo. "E’ una battaglia che dobbiamo vincere e ribadisco che la partita non è affatto chiusa", ha assicurato il sindaco di Sulmona Annamaria Casini. "Vogliamo ripartire dal documento congiunto sottoscritto a dicembre 2018 dal Comune di Sulmona, insieme alla Regione, alla Provincia dell'Aquila, a 25 Comuni, alle associazioni ambientaliste e ai comitati cittadini, per ribadire la contrarietà unanime di un intero territorio contro la realizzazione del progetto Snam, senza distinzioni di colori e di partiti di appartenenza".
La nostra Regione assume una importanza centrale per la realizzazione del metanodotto Snam che dovrebbe correre lungo la dorsale appenninica da Brindisi a Minerbio, attraversando l'Abruzzo per oltre 100 km in aree di altissimo pregio ambientale e ad elevatissimo rischio sismico. Come lascia intendere la scelta del nome (Rete Adriatica), i corridoi di passaggio del gasdotto erano stati individuati lungo la costa. Oggi, il progetto prevede - al contrario - soltanto un tratto di lungomare. Da Biccari (Foggia) in poi, le difficoltà geologiche e un elevato grado di urbanizzazione della costa hanno imposto la scelta di un tracciato più interno. Appunto, sulle montagne molisane fino ad arrivare in Abruzzo e, di qui, su per Foligno fino in provincia di Bologna. I motivi sono anche, e soprattutto, economici: tra Campochiaro (in provincia di Campobasso) e Sulmona esiste già un tratto del gasdotto Transmed che ha suggerito di sfruttarne il corridoio. Un gasdotto costa circa 2 milioni di euro per ogni chilometro, sfruttare il tunnel abruzzo-molisano vorrebbe dire risparmiare almeno 50 milioni.
Ecco perché, per Snam, è cruciale l'Abruzzo interno. Ecco perché la società ha deciso di localizzare la centrale di compressione proprio a Sulmona. Nonostante si tratti di una zona a forte rischio sismico e di grande pregio ambientale. Il metanodotto, infatti, taglierebbe 3 parchi nazionali, un parco regionale e oltre 20 siti di rilevanza comunitaria. In Abruzzo, il gasdotto - da progetto - dovrebbe essere collocato ad una profondità di 3 metri, con un diametro di 1.5 metri, e dovrebbe attraversare per 170 chilometri la provincia dell'Aquila da Sulmona a Montereale, passando per i comuni di Collepietro, Navelli, Caporciano, San Pio delle Camere, Prata d’Ansidonia, San Demetrio ne' Vestini, Poggio Picenze, Barisciano, L’Aquila, Pizzoli, Barete, Cagnano Amiterno, e Montereale, per poi proseguire fino a Foligno.