Martedì, 06 Agosto 2019 13:39

Perdonanza celestiniana, la riflessione: il nostro Giubileo è considerato e gestito per essere fruito esclusivamente dal territorio

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo la riflessione di Maria Luisa Serripierro, responsabile 'Turismo, cultura e sport' di Articolo 1, sulla programmazione della Perdonanza celestiniana

Puntuale come ogni anno arriva la polemica sui ritardi nella pubblicazione del programma della Perdonanza Celestiniana, che aleggia con aria di mistero sulla città.

Quest’anno addirittura la chiusura del bando che dovrebbe favorire la partecipazione degli operatori culturali del territorio alla kermesse e che dunque è legato alla pubblicazione del programma, ha una scadenza talmente ravvicinata alla data di inizio da rasentare il ridicolo. Vecchio vizio della città, comunque. Ne abbiamo avuto prova per il Decennale, ne abbiamo prova per i Cantieri dell’Immaginario, persino per il Natale.

Si dirà che il problema per il Comitato Perdonanza, che dovrebbe lavorare alacremente dal 1 Settembre di ogni anno per l’edizione successiva, è la mancata certezza di finanziamento. E a cascata, l’impossibilità di programmare qualunque cosa, non avendo contezza di quanto e quando i danari potranno essere accreditati sui conti pubblici. Inoltre bisogna costantemente fare i conti con la politica, piazzare gli uomini e le donne giuste, riassestare quanto fatto da chi ha preceduto, cambiare, dare segnali di forza agli elettori. Si dirà che non importa, in fondo, perché basta gestire le cose come se la Perdonanza Celestiniana fosse un sagra paesana. Certo, la più costosa sagra nella storia, ma pur sempre una sagra, con annesse piccole polemiche su chi come e quando debbano impersonare la Dama della Bolla e il Giovin Signore.

E’ sagra, purtroppo, e molto costosa, per diversi motivi.

Tralasciando il discorso sulla qualità delle proposte, che aprirebbe fronti di discussione enormi, il motivo principale è l’atteggiamento provinciale e chiuso che la città ha verso le sue ricchezze e le sue potenzialità. In una città dove chiunque apre la bocca su turismo ed economia turistiche, su accoglienza e servizi, su “beni immateriali dell’Umanità”, il nostro Giubileo è considerato e gestito per essere fruito esclusivamente dal territorio cittadino, con un pizzico di fastidio, quando va bene. Non esiste sguardo che oltrepassi la Valle dell’Aterno, non c’è programmazione, non c’è capacità strategica di finanziamento, e, a partire dalle piccolissime cose: non esiste pubblicità fuori dai confini cittadini (Giacobbo in TV non basta, ça va sans dire), il sito ufficiale non è gestito, aggiornato, né arricchito costantemente di contenuti, né tenuto sui motori di ricerca. L’ABC, insomma.

La Perdonanza non è della città dell’Aquila, così come non lo è il Gran Sasso (tanto per fare un esempio), e prima di fare la voce grossa con l’Unesco, dovremmo cominciare a capire come si fa. Va svincolata dalla politica, va resa patrimonio turistico economico e culturale stabile e nazionale, come il Maggio Fiorentino, come il Palio di Siena, tanto per fare altro esempio. Non si può più improvvisare, non si può sottostimare, non è un banco sul quale misurare forze private e piccoli poteri politici.

A meno di non voler continuare a improvvisare una costosa sagra. Quella si, si può fare in un mese, ma non produrrà turismo, non produrrà ricchezza, non farà cultura. Non darà mai il senso di ciò che questo territorio può mettere a servizio, oltre i confini delle mura urbiche.

Maria Luisa Serripierro, Art1 – L’Aquila

Ultima modifica il Mercoledì, 25 Agosto 2021 15:19

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