E' stata inaugurata stamane, nel magnifico cortile di Palazzo Cappa Cappelli, in via Vittorio Emanuele 23, l'attesa retrospettiva dedicata alle opere del prestigioso artista aquilano Amleto Cencioni, scomparso 25 anni fa.
L’iniziativa, promossa dall’Associazione “Arti Visive e del Restauro” ed inserita nel programma della Perdonanza Celestiniana, è stata tenuta a battesimo dal sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi, dal critico d’arte Antonio Gasbarrini e dal giornalista e scrittore Angelo De Nicola.
A corredo della mostra è stato proiettato il video “La pittura di Amleto Cencioni… un sogno lungo una vita!”, realizzato dall’Istituto Cinematografico “La Lanterna Magica” dell’Aquila, che ripercorre l’itinerario artistico del pittore.
Fino al 12 settembre, amanti dell’arte o semplicemente visitatori, avranno l’occasione di ammirare le meravigliose opere dell’artista, formatosi alla scuola di Teofilo Patini e con una cifra stilistica che affonda le proprie radici nella pittura impressionista e dei maestri Macchiaioli. L’arte del “Maestro del paesaggio abruzzese”, appellativo conferitogli dalla critica, restituisce emozioni capaci di far vibrare le corde dell’anima, spettatrice di una natura che si mostra attraverso un intenso e familiare lirismo poetico. La mostra diventa quindi un luogo dove ritrovare quella intimità che nella contemplazione del sublime ognuno di noi può ricercare. Ma essa si carica di un significato ulteriore; la personale creazione dell’artista trascende infatti sé stessa trasfigurandosi nella memoria collettiva di una comunità che vuole riconoscersi come tale anche attraverso la rievocazione della sua straordinaria bellezza.
Pittore da sempre, Amleto Cencioni ha ricoperto l'incarico di restauratore della Sopritendenza ai Monumenti e Gallerie d'Abruzzo. Portano la sua firma i restauri degli affreschi nella Sala Celestiniana della basilica di Santa Maria di Collemaggio o al soffitto ligneo del Mosca nella collegiata di Santa Maria del Colle di Pescocostanza. Conclamato "Maestro del paesaggio abruzzese", ha esposto in tutto il mondo: da Parigi a Palm Beach, da Buenos Aires alla Repubblica di Malta, le sue casupole dai tetti cadenti e dai muri sbriciolati, attorniati sempre da una vitalistica vegetazione, sono entrate in prestigiosi musei e quotate collezioni.
"La famiglia, dopo 25 anni, ha ritenuto doveroso ricordare alla città e all'Abruzzo l'arte di Amleto Cencioni; non si tratta di opere in vendita, sono dell'associazione fondata ad hoc affinché i quadri non andassero dispersi", ha spiegato Giuseppe Cencioni, figlio del maestro Amleto. "Papà era un uomo, un artista e, come tanti, aveva i suoi difetti: per esempio, molti dei quadri qui esposti non sono firmati. Una signora, una volta, si rivolse a lui: 'mi hanno regalato un suo quadro per le nozze ma manca la firma', gli disse. E mio padre rispose: 'più della mia pittura, che firma cerca?'".
Protagonista delle opere esposte nel cortile di palazzo Cappa Cappelli, ovviamente, il paesaggio: tuttavia, ha chiarito Giuseppe Cencioni, "abbiamo scelto anche delle 'macchiette', come le definiva lui, lavori realizzati allorquando il pittore non poteva stare fuori e si dilettava, dunque, a dipingere dei volti, delle nature morte, dei fiori, opere che vengono esposte qui per la prima volta".
Una mostra che sarà itinerante: "mi hanno già chiesto di esporla a Pescara e Roma", ha svelato Cencioni.
"La cosa migliore che potremo fare per L'Aquila è renderla meno società, e cioé un luogo in cui, nonostante le condizioni ambientali favorevoli portino a stare insieme, prevalgono gli egoismi, e più comunità, dove, anche in condizioni ambientali sfavorevoli, gli elementi che spingono a stare insieme sono predominanti", le parole di saluto del sindaco Biondi. "Dobbiamo recuperare lo spirito comunitario che si fonda necessariamente attorno ai simboli, quelli fatti di pietra, come questo straordinario cortile, uno dei tanti che con l'assessore Fabrizia Aquilio stiamo cercando di riaprire per farli diventare luoghi di cultura, e quelli fatti di carne e di ossa, come Amleto Cencioni. D'altra parte, l'arte, la cultura sono elementi fondanti per la rinascita dei territori. Mi piace ricordare l'esperienza del gruppo degli Artisti aquilani che, in pieno conflitto bellico, fecero una mostra nella sala rossa del Teatro Stabile che portava i segni della devastazione, tra vetri rotti e schegge nei muri: si scelse di portare l'arte in quel luogo difficile, a significare come la rinascita debba essere necessariamente legata alla cultura. In fondo, è un po' quello che stiamo facendo oggi".
ORARI: la mostra è aperta tutti i giorni dalle 9 alle 20 (festivi compresi).