Venerdì, 25 Ottobre 2019 20:25

Aridjis all'Aquila: "Aggrappatevi alla poesia per non far morire la libertà"

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E' stato il toccante intervento di un giovane detenuto della Casa circondariale dell'Aquila ad aprire, questo pomeriggio, la cerimonia di premiazione del Premio internazionale di poesia intitolato alla scrittrice aquilana Laudomia Bonanni, dedicata ai componimenti dei detenuti negli istituti di pena italiani. Il ragazzo ha voluto lanciare un appello all'ospite d'onore dell'edizione 2019, il poeta Homero Aridjis, una delle voci più autorevoli della letteratura messicana e profondo sostenitore delle sfide a protezione dell'ambiente.

"Vorrei che Homero ci donasse una parte della sua immaginazione perchè per noi non è facile averne. Questa è una giornata importante, è un momento per non sentirci abbandonati e invisibili", le parole che il giovane ha pronunciato emozionato davanti alla platea del teatro della struttura detentiva di Preturo, dove si è svolta la cerimonia.

Quest'anno la giuria ha ritenuto di non assegnare il primo premio della sezione detenuti, ma di devolvere l’intero importo (di mille euro) alla Casa circondariale dell'Aquila per l'acquisto di materiale didattico e libri. Secondo e terzo classificato sono invece Gennaro Mazzarella (Casa circondariale di Lanciano) e Nello Nero (Casa circondariale di Frosinone).

Una cerimonia toccante a cui hanno preso parte Raffaele Marola, presidente del Premio, Stefania Pezzopane e Anna Maria Giancarli, rispettivamente, presidente e membro della Giuria, la direttrice della Casa circondariale Barbara Lenzini, Giuliano Tomassi, segretario del Premio e Marcello Cipriani della Bper. Presenti tra il pubblico anche gli alunni del liceo classico e del liceo di scienze umane dell'Istituto superiore "Domenico Cotugno" accompagnati dalla docente Francesca Del Papa .

Molti gli interventi da parte dei detenuti del carcere dell'Aquila, per lo più rivolti al poeta Aridjis, che ha voluto condividere con loro un momento doloroso della sua vita. "Quando avevo dieci anni fui colpito accidentalmente da un proiettile esploso da un fucile da caccia di mio fratello maggiore, e fui ricoverato in ospedale in fin di vita". Le voraci letture durante la degenza, da Salgari, a Verne ai fratelli Grimm, lo spinsero ad avvicinarsi alla poesia. "Dopo quell'esperienza così vicina alla morte l'unica cosa che mi restò per esprimere me stesso fu la poesia".

"E' così che ho scoperto a cosa serve l'arte della poesia: a comunicare noi stessi e quindi i sentimenti che non possono essere espressi in modo diverso. Con i vostri componimenti che mi hanno molto colpito - ha detto rivolgendosi ai detenuti del carcere dell'Aquila - avete fatto una cosa importantissima: se non avete ancora aperto la porta che vi porterà fuori da qui, avete aperto la porta che vi condurrà a conoscere voi stessi".

Un intervento toccante, quello del poeta messicano, tutto teso ad evidenziare l'importanza del rispetto della dignità dei detenuti. Emozionante il parallelismo tra chi è costretto in carcere e chi, per motivi religiosi, decide di vivere da eremita. "Questo periodo di sofferenza e solitudine deve essere un momento per riflettere sul passato e recuperare la vostra identità, interrogandovi sul senso del vostro desiderio di libertà. Esattamente come fanno gli eremiti, che si appartano dal mondo per cercare delle risposte".

"Ho ascoltato e letto le vostre poesie e vi dico che è quello il filo cui aggrapparsi per non far affievolire la speranza di libertà. Buona fortuna per il vostro futuro - ha concluso Aridjis - che è percorrere la strada dove troverete le risposte di cui avete bisogno".

Ultima modifica il Sabato, 26 Ottobre 2019 13:58

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