E' stato pubblicato in questi giorni un interessante dossier di Openpolis sul fenomeno della povertà educativa che colpisce, in particolare, il Mezzogiorno.
Rispetto alle altre regioni del sud, l'Abruzzo fa registrare dei risultati piuttosto incoraggianti: la nostra regione ha il minor tasso di abbandono scolastico tra quelle meridionali, la percentuale più bassa di famiglie in disagio economico e un calo della popolazione minorile più limitato; l'offerta di musei in proporzione alla popolazione è maggiore, così come la presenza di edifici scolastici a progettazione antisismica. Tuttavia, l'Abruzzo sconta un calo demografico oltre la media nazionale e l'offerta di asili nido è assolutamente insufficiente.
La mappa della povertà educativa in Abruzzo
Calo della popolazione minorile
Partendo dai dati forniti da Openpolis sul calo demografico, nel 2017 il tasso di natalità in Italia è risultato il più basso d'Europa, con 7.6 nati ogni 1000 residenti. Ciò ha determinato, di conseguenza, una riduzione del numero di minori sul territorio: d'altra parte, dal 2012 al 2019 si è registrata una contrazione del 3.2%. Un dato che varia all’interno del paese e che si aggrava lievemente in Abruzzo sebbene il dato sia migliore rispetto alle altre regioni del Sud.
Il calo dei minori in Abruzzo si attesta al 3.9%; la provincia di Teramo (-5.3% in sette anni) e quella di Chieti (-4.7%) fanno registrare dati peggio rispetto a questa soglia; al contrario, la provincia dell'Aquila (-2.9%) e quella di Pescara (-2.3%) segnano dati migliori rispetto alla media regionale e nazionale.
Openpolis osserva i dati in valore assoluto, mostrando come sia Chieti la provincia dove i minori diminuiscono di più: 2.873 in meno dal 2012 al 2019, mentre a Teramo il calo è leggermente più contenuto: 2.655 in meno. Seguono infine L'Aquila, con una riduzione di 1.302 e Pescara (- 1.213). Ovviamente, all'interno di ciascun territorio il fenomeno incide in modo diverso da un comune all'altro.
Stando alla provincia dell'Aquila, la città capoluogo negli ultimi sette anni ha addirittura aumentato i minori residenti del 3.34%, passando dai 9933 nel 2012 ai 10.265 nel 2017; fa segnare un dato assolutamente positivo Scoppito, con +20.37% (i minori residenti sono passati da 599 a 721). Segno più anche a Pizzoli (+11.81%, da 703 a 786), ad Avezzano (+1.47%), Luco dei Marsi (+11.18%), Trasacco (+ 5.65%), Castel di Sangro (+8.56%), San Demetrio né Vestini (+7.64%), Oricola (+15.47%), Poggio Picenze (+5.49%), Ocre (+3.14%), Bugnara (+6.06%), Vittorito (+13.21%), Fossa (+3.51%), San Pio delle Camere (+5.41%), Capestrano (+9.64%), Scontrone (+8.82%), Prata d'Ansidonia (+11.11%), Sant'Eusanio Forconese (+12.50%), Cappadocia (+20.93%), Castel del Monte addirittura + 64%, con i minorenni che sono saliti dai 25 del 2012 ai 41 del 2017.
Drammatici i dati in alcuni piccoli comuni delle aree interne che vanno spopolandosi: Tione degli Abruzzi con -41.67%, Bisegna -52.94%, Cocullo -26.67%, Calascio -33.33%, Caporciano -43.48%, Collepietro -31.03%, Castel di Ieri -30%, Anversa degli Abruzzi -40.91%, Secinaro -32.08%, Villalago -33.33%, Pereto -35.42%, Villetta Barretta -27.36%, Lucoli -25.34%, Pescocostanzo -12.88%, Roccaraso -16.25%, Scanno -15.25% e così via.
Famiglie in disagio economico
La crisi economica del 2008 ha causato l’aggravarsi delle condizioni delle famiglie, in particolare di quelle con figli, che devono far fronte a maggiori spese.
Openpolis sottolinea come bambini e ragazzi che provengono da contesti svantaggiati rischiano di vedersi preclusi alcuni servizi educativi o opportunità formative. Dagli asili nido allo scuolabus al servizio mensa, dalla pratica di uno sport alle visite nei musei. L’ultimo censimento ha stimato che in Italia circa il 3% delle famiglie vive in una situazione di potenziale disagio economico. Si tratta di nuclei famigliari con figli, dove nessun componente è occupato o ritirato dal lavoro. Un fenomeno che si aggrava nel sud del paese ma migliora in Abruzzo, dove la percentuale di famiglie in disagio è inferiore alla media nazionale.
Openpolis chiarisce che i dati più recenti relativi a questo indicatore risalgono all’ultimo censimento del 2011. Tuttavia, sono comunque utili a ricostruire la portata del fenomeno a livello locale.
Nessuna delle province abruzzesi supera la media nazionale, pari a 2.7 famiglie in disagio su 100. La quota più alta si registra a Pescara (2.2%), seguita da Teramo (2%), in linea con la media regionale. Fanno registrare dati più che positivi la provincia di Chieti e la provincia dell'Aquila, a quota 1.9 famiglie in disagio ogni 100.
A quota 1.2%, il comune dell'Aquila è al di sotto della media provinciale per presenza di famiglie in disagio. Allo stesso modo, anche i territori confinanti con il capoluogo presentano perlopiù una bassa incidenza del fenomeno. È al di sopra della media invece l'altro polo della provincia, Avezzano (2,4%), così come i comuni ad esso limitrofi. Tra questi Castellafiume, che registra il livello più alto di tutta la provincia: 6.6 famiglie in disagio ogni 100.
Sfoglia i dati della provincia dell'Aquila, comune per comune
Asili nido e servizi per la prima infanzia
Gli asili nido e i servizi per la prima infanzia costituiscono un’opportunità educativa importante per i bambini in una fascia di età, quella tra 0 e 2 anni, cruciale per porre le basi dell’apprendimento. Oltre al valore educativo, questo servizio costituisce la prima occasione di socialità e di riduzione delle disuguaglianze, fondamentale in particolare per i bambini provenienti da contesti svantaggiati.
Secondo i dati più recenti al 2017, il nostro paese ha un’offerta complessiva pari a 24.7 posti in asili nido ogni 100 residenti tra i 0 e i 2 anni.
L’Abruzzo ha una copertura del servizio inferiore di circa 3 punti alla media nazionale. All’interno della regione, inoltre, il dato si riduce ulteriormente nelle province di Pescara e dell’Aquila.
Con 2.227 posti offerti per oltre 8.500 bambini, la provincia di Chieti ha una copertura di asili nido del 26,1%. L'unica a superare la media nazionale (24,7%) oltre a quella regionale (21,6%). Segue la provincia di Teramo con un'offerta lievemente inferiore (22,9%) ma che comunque supera il dato medio della regione. Chiudono la classifica, come detto, la provincia di Pescara (19,1%) e dell'Aquila (17,4%).
Con 277 posti per circa mille residenti 0-2, il comune di Chieti presenta una copertura di asili nido del 28.7%. Con questa quota, il capoluogo supera di 2,6 punti la media provinciale. Livelli alti si registrano anche nei comuni limitrofi al capoluogo e in generale nei territori più centrali della provincia. Situazione completamente diversa, invece, quella del 63% dei comuni, dove è del tutto assente il servizio asili nido. Si tratta per la maggior parte di territori totalmente montani.
Con un totale di 7 strutture, il comune dell'Aquila offre un posto in asili nido al 18.9% dei residenti 0-2. Un dato che supera di 1.5 punti la media provinciale (17.4%), ma che è inferiore di 9 punti alla copertura dell'altro comune polo, Avezzano (28.1%). Gli altri comuni dotati di asili nido sono dispersi nella provincia, circondati da territori del tutto privi di strutture. Tra i primi, alcuni hanno un'offerta molto ampia rispetto al proprio numero di residenti 0-2, come Castelvecchio Subequo (166.7%) e Oricola (173,1%). Tuttavia, la totale mancanza del servizio riguarda un'area troppo estesa del territorio: l'81% dei comuni.
Abbandono scolastico
Nel 2018 in Italia, il 14.5% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha lasciato il proprio percorso educativo prima di conseguire il diploma. Un dato negativo, che colloca il nostro paese al quarto posto in Europa per incidenza del fenomeno e che si aggrava ulteriormente nelle maggiori regioni del sud.
L’Abruzzo si distingue positivamente, con una percentuale di abbandoni inferiore di circa 6 punti alla media nazionale: 8.8%.
Tra le province abruzzesi, solo L'Aquila supera la media regionale attestandosi al 10.90% (Pescara è al 6%, Chieti al 4.90% e Teramo al 7.50%).
Al fine di osservare il fenomeno a livello comunale in provincia dell'Aquila, Openpolis ha dovuto considerare un indicatore diverso da quello europeo. Si tratta di quello utilizzato da Istat al censimento 2011, che considera per ogni comune la percentuale di giovani tra 15-24 anni senza diploma e al di fuori di percorsi di studio o formazione.
Ebbene, nel comune dell'Aquila sono 7.3 su 100 i residenti 15-24 con solo la licenza media. Un dato inferiore, anche se di poco, a quello dell'altro comune polo, Avezzano (9.7%). Tra i centri più popolosi, l'abbandono è più frequente a Celano (17.8%) e meno a Sulmona (6.3%). Complessivamente le percentuali maggiori di uscita precoce dagli studi si registrano in comuni poco popolosi, alcuni dei quali confinanti con il capoluogo, come Barisciano (20.6%) e Lucoli (20.8%).
Sfoglia i dati della provincia dell'Aquila, comune per comune
Edifici scolastici antisismici
In Abruzzo sono 91 i comuni classificati come a maggior rischio terremoto. Per quanto riguarda gli altri territori, 158 appartengono alla zona 2, dove forti terremoti sono possibili e i restanti 56 alla zona 3, dove forti terremoti sono meno probabili.
Ebbene, nei comuni abruzzesi appartenenti alla zona 1 - quella di massimo rischio - solo il 50% degli edifici scolastici è antisismico. Una quota limitata ma che risulta comunque il doppio rispetto alla media nazionale, pari al 25.6%. Anche considerando le altre due zone a rischio inferiore, la percentuale media di scuole antisismiche in Abruzzo è superiore a quella nazionale.
Tra le province abruzzesi, L'Aquila ha il maggior numero di comuni appartenenti alla zona 1, quella con il più alto rischio di forti terremoti. Tra i territori più popolosi classificati come zona 1, Avezzano presenta il 50% degli edifici scolastici antisismici, superando di poco la media del 46%. Al di sopra di questa soglia anche Sulmona, a quota 65% circa. Il comune dell'Aquila è invece considerato zona 2, cioè un territorio dove i forti terremoti sono possibili. Sono 8 su 60, il 13.3%, gli edifici scolastici a progettazione antisismica nel capoluogo di Regione.
La mappa della provincia dell'Aquila