Giovedì, 14 Maggio 2020 00:02

L'Abruzzo e lo zafferano di Navelli finiscono sul New York Times

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Lo zafferano di Navelli e il paesaggio dell’entroterra aquilano finiscono sul New York Times.

Un intimo sguardo dentro la raccolta italiana dello zafferano: si intitola così l’articolo che Susan Wright, fotografa australiana residente in Italia dal 2003, ha scritto per l’edizione online del prestigioso giornale statunitense.

Il reportage – arricchito da alcune foto molto suggestive - fa parte di una serie - ‘Il mondo attraverso una lente’ - lanciata dopo la pandemia.

Wright racconta di una sua recente visita a Navelli, dove, ospite della compianta Gina Sarra - la “regina dello zafferano” - e della sua famiglia, ha avuto modo di partecipare in prima persona alla raccolta dell’oro rosso, la spezia che ha reso famoso l’Abruzzo in tutto il mondo e che viene citata anche nel celebre film d’animazione Ratatouille.

“L’Abruzzo, per quanto sia un posto abbastanza remoto” esordisce la giornalista “non è stato risparmiato dalla pandemia. Nella regione ci sono stati migliaia di casi e centinaia di morti. Pochi anni fa, in tempi più felici, avevo viaggiato attraverso questo isolato angolo d’Italia per fotografare l’annuale raccolta dello zafferano. E’ stato il mio primo viaggio attraverso gli aspri paesaggi montani dell’Italia centrale, nel suo lato più selvaggio, lontano dalle località turistiche, dove la terra è incontaminata e sonnolenti borghi medievali sorgono sparsi lungo i declivi di belle colline. Essendo cresciuta, in Australia, in un ambiente rurale, ero affascinata dalle comunità agricole italiane, dal legame profondo che hanno con tradizioni centenarie, dalla passione e dall’amore contagiosi che infondono nella loro terra e nella loro cultura".

"In Abruzzo sono stata ospite, insieme ad altre persone, di Giovannina Sarra, conosciuta come la Regina dello Zafferano, e della sua famiglia. All’alba, ci sparpagliammo nei campi dai riflessi violacei dell’altopiano di Navelli per partecipare alla raccolta. Lo zafferano, che si ricava dagli stimmi dell’omonimo croco, produce raccolti molto redditizi. Detto anche oro rosso, venne introdotto in Abruzzo nel tredicesimo secolo dalla Spagna e ora viene esportato come spezia esotica nelle regioni italiane più ricche, in città come Milano e Venezia e anche all’estero: in Francia, Germania e Austria. La raccolta” racconta ancora Wright “avviene prima che sorga il sole, quando i petali dei crochi sono ancora chiusi. Questo li rende più facili da cogliere e aiuta a proteggere i loro preziosi stimmi rosso-cremisi. I boccioli vengono raccolti a mano uno per uno e sistemati dentro dei cestini".

"Finita la raccolta" continua l'articolo "gli stimmi – tre sottili filamenti per ogni fiore – vengono prima separati dai petali - un’operazione che richiede molte ore e una mano attenta e paziente – e poi fatti essiccare dentro dei cestini davanti al fuoco, un processo che li arricchisce di sapore e colore. Ci vogliono circa 4 mila fiori per ottenere un’oncia di polvere di zafferano: ogni vasetto in cui poi viene venduto, contiene perciò un’impressionante quantità di lavoro. Non molto tempo fa, seduta davanti a un appetitoso piatto di risotto alla milanese – piatto a base di zafferano – mi è tornata in mente quella mattina passata con Gina e la sua famiglia".

"Ho scoperto con grande tristezza che Gina è venuta a mancare nel 2018. La cooperativa che lei e la sua famiglia hanno contribuito a fondare nei primi anni Settanta, ora sta lottando contro la chiusura dei mercati dovuta all’emergenza sanitaria. Ci vorrà molto tempo prima che la vita in Italia – il Paese che per molte settimane è stato l’epicentro dell’epidemia – possa tornare alla normalità. Ma non c’è dubbio che le famiglie come quella di Gina torneranno un giorno a godere del corroborante potere di una tradizione che ha resistito per generazioni nei campi dell’altopiano di Navelli e anche oltre”.

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