Ennesima proposta di riperimetrazione del Parco Sirente Velino.
Il disegno di legge, approvato dalla Giunta regionale e pubblicato in questi giorni sul sito della Regione Abruzzo, contempla una nuova, e caotica, cartografia con il taglio di circa 8000 ettari nel territorio soprattutto nella Valle Subequana, ma anche sull'Altopiano delle Rocche a fronte di qualche Comune lungimirante che ha voluto aumentare il proprio territorio nel Parco.
Una riperimetrazione che ha dell'incredibile, contraria a ogni logica, non solo tecnico-scientifica di continuità e tutela ambientale, ma anche amministrativa e di buon senso: ci si potrebbe ritrovare, infatti, a percorrere un sentiero con un piede nel Parco e l'altro no!
La politica di gestione del Parco Regionale Sirente Velino è vergognosa: il Parco è commissariato dal 2015 e già in precedenza aveva visto lunghi periodi di commissariamento, in totale è stato più il tempo che ha passato commissariato o con un presidente facente funzioni che quello in gestione ordinaria! Il perimetro del Parco ha già subito molteplici revisioni nel 1998, nel 2000 e nel 2011: sono stati tagliati migliaia di ettari determinando un vero e proprio cuneo nel suo perimetro. A ciò si aggiunga il fatto che non è stato approvato il Piano del Parco giacente in Regione da tre anni.
Le motivazioni addotte per il cattivo funzionamento del Parco non vanno certo ricercate nei vincoli, per altro non così stringenti, piuttosto nella incapacità di alcuni Enti locali che hanno sempre avuto la maggioranza nel Consiglio di Amministrazione gestendo il Parco come una sorta di Comunità Montana e della Regione che ha sempre lesinato e ritardato i necessari finanziamenti specie quelli per il ristoro dei danni prodotti dai cinghiali.
"Troviamo assurdo e inspiegabile – dichiarano le associazioni WWF Abruzzo, Italia nostra – Consiglio delle Sezioni d'Abruzzo, CAI Abruzzo, LIPU, Salviamo l'Orso, Ambiente e/è Vita, Mountain wilderness, ENPA, Altura - il modo in cui la Regione Abruzzo tratta il suo unico Parco, un territorio di grande valenza naturalistica e di fondamentale importanza per la biodiversità regionale. Non si può più rimandare una politica di rilancio del Parco: la Regione Abruzzo ne deve fare un luogo di eccellenza, un campo di sperimentazione di gestione delle aree protette, di riduzione dei conflitti con la popolazione attraverso la realizzazione di buone pratiche di gestione e interventi di promozione del territorio. Si doti finalmente il Parco di organi di gestione con persone competenti e di adeguati finanziamenti, si esca dal commissariamento, si lavori con il territorio!".
Nella delibera si afferma che "la modifica dei confini, così come proposta dai Comuni, non incide sulle peculiarità ambientali e naturalistiche del territorio, che gode comunque delle tutele previste dalle misure di conservazione generali e sito-specifiche per le Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e per la Zona di Protezione Speciale (ZPS), ricadenti nel territorio del Parco". Come può la Regione fare una tale affermazione con tanta leggerezza? Quali sono gli studi, le evidenze scientifiche e di gestione per deliberare una tale assurdità? E soprattutto se nelle aree interessate dal taglio ci sono Siti di interesse comunitario, a suo tempo individuati dalla Regione stessa, validati dal Ministero dell'Ambiente e istituiti dall'Unione Europea, è evidente che sono presenti peculiarità ambientali e naturalistiche da proteggere, altrimenti i siti stessi non sarebbero stati istituiti.
In questo modo, inoltre, la Regione crea una confusione normativa nei territori, perché per effettuare interventi nei Siti di interesse comunitario sarà comunque necessario espletare le procedure di VINCA e VAS, ma senza più i previsti vantaggi in termini di promozione e compensazione dello stare all'interno di un parco. I vincoli di tutela nei SIC, nelle ZPS e nelle ZSC sono differenti da quelli presenti in un Parco regionale: l'attività venatoria, ad esempio, seppure con alcune limitazioni, in essi è consentita. Di fatto, territori che oggi sono chiusi alla caccia perché compresi nel Parco, se la nuova perimetrazione venisse accettata, sarebbero aperti alle doppiette ... un peggioramento sostanziale nella gestione del territorio, altro che non incidere sulle peculiarità naturalistiche come si afferma nella delibera!
Non dobbiamo dimenticare che le aree interessate dalla riduzione del perimetro dell'area protetta sono aree di espansione dell'Orso bruno marsicano, come testimoniano le frequenti segnalazioni che interessano proprio la Valle Subequana. È inaccettabile che la Regione Abruzzo, firmataria di protocolli a tutela di questa specie, citiamo il PATOM per tutti, continui a predicare bene e razzolare male.
Alla base della nuova riperimetrazione, si legge nella relazione che accompagna la proposta di legge, ci sarebbe la necessità di arrivare a migliorare le condizioni degli imprenditori agricoli danneggiati dai danni da cinghiale. La Regione Abruzzo, invece di gestire in maniera attiva e propositiva la problematica dei danni e dei conflitti e di rendere il Parco regionale un esempio di pratiche innovative, in modo da collocarsi sullo scenario nazionale quale modello da seguire e "fare scuola" per altre realtà, come la fauna di pregio abruzzese richiederebbe, cosa fa? Insiste nel voler risolvere il problema dei cinghiali attraverso i cacciatori che sono coloro che il problema lo hanno creato con le massicce reimmissioni degli anni passati e che non hanno alcun interesse a trovare una soluzione.
La Regione vorrebbe eliminare il problema riducendo il territorio del Parco, spostando altrove le problematiche e declinando ancora una volta all'assunzione di responsabilità che la gestione delle aree protette richiede. Da una Regione come l'Abruzzo ci si aspetterebbe di lavorare per l'ampliamento delle aree protette e non certo per la loro riduzione. Il capitale naturale deve essere gestito scientificamente coinvolgendo le popolazioni locali in azioni di tutela e valorizzazione della flora, della fauna e del patrimonio storico e artistico dell'intero comprensorio del Parco, rendendole artefici del riscatto economico e sociale.
Le Associazione ambientaliste non possono assistere inermi a tutto questo, lanciano una petizione on line chiedendo a tutti i cittadini di collaborare con la propria firma per scongiurare la scellerata proposta di legge che vuole ridurre il perimetro del Parco. Le energie degli amministratori del territorio vengano investite per far uscire il Parco dal commissariamento, lavorando su proposte concrete anche di sviluppo economico che siano in grado di coniugare le reali esigenze del territorio e delle sue imprese e la salvaguardia ambientale.
La petizione si può firmare al link http://chng.it/LJhN27RW46