A Tornimparte, comune di circa tremila abitanti a venti chilometri dall'Aquila, anche quest'anno, la notte tra il 30 aprile ed il 1 maggio, la comunità darà vita al rito de Ju Calenne.
Ju Calenne rappresenta un rito antichissimo. Un gruppo di giovani taglia un albero, "ju calenne", che poi, una volta spogliato di tutti i rami tranne quello sulla punta, viene piantato prima dell’alba nel sagrato della chiesa parrocchiale. Il proprietario ha il diritto di rientrare in possesso della pianta solo se sorprende le persone nella fase del taglio o del trasporto sulla sua proprietà; inoltre, il proprietario può reclamare il diritto sulla pianta qualora non sia stata innalzata prima dell’alba.
Antiche tradizioni regolano lo svolgimento del rito, che esplicita una sorta di sospensione del diritto di proprietà: l’albero viene rubato ed il proprietario può rientrarne in possesso solo se sorprende gli uomini all’interno del proprio fondo o non si riesce ad alzarlo prima dell’alba. C’era un modo molto originale per stabilire l’ora dell’alba: si presentavano davanti al proprietario venuto a reclamare l’albero, persone di sua conoscenza, ad una distanza di cento passi: se venivano riconosciute, era l’alba. L’albero veniva tolto il 31 maggio, venduto all’asta ed il ricavato andava alla Festa di Sant’Antonio.
L’origine de Ju Calenne ha radici antichissime, risalente ai riti pagani (di origine longobarda) che celebravano la fertilità, il risveglio della natura dal torpore invernale. Proprio dal fatto di discendere da riti pagani è scaturita una certa avversione, nei primi secoli di diffusione del cristianesimo, da parte della Chiesa. Negli statuti aquilani del 1300 si parla di divieto del rito de ju calenne. Tale divieto, come molti altri, mirava a sradicare tutti quei riti di origine pagana. Più avanti negli anni, comunque, ha trovato una sua identità anche all’interno del cristianesimo, anche perché il carico di significati che portava con sé (fertilità, fecondità, festa) costituirono comunque un terreno di confronto tra cultura pagana e quella cristiana.
Il fatto poi che questa tradizione sia giunta fino ai giorni nostri praticamente inalterata, è da ricondurre al fatto che lo sfruttamento del bosco, per la legna o per ricavare il carbone, è stato al centro dell’economia di Tornimparte fino a qualche decennio fa.
Questo straordinario rito è stato recentemente anche al centro di un progetto editoriale a cura della casa editrice One Group: Ju Calenne, L’albero del maggio a Tornimparte, di Vincenzo Gianforte e Giacomo Carnicelli (introduzione Lia Giancristofaro, prefazione Mario Santucci).
Nel testo, il rito viene "fissato" nel territorio, nei racconti dei pastori e nei gesti misurati dei carbonai. La montagna ed il bosco sono i protagonisti del racconto, essendo la culla in cui la tradizione si è tramandata. Trova degno spazio una folta pattuglia di anziani del paese, che racconta la propria interazione con Ju Calenne.
Assieme al testo di Gianforte, il racconto fotografico di Giacomo Carnicelli ripercorre le fasi del rito, e ne offre una diversa chiave di lettura: il rito è quanto mai vivo e proiettato verso il futuro, sottolineando la grande partecipazione della comunità ed esaltando la comunione di intenti tra anziani e i giovani.