Lunedì, 07 Settembre 2020 18:20

Jane’s Walk L’Aquila su NewsTown: Fulvio Angelini racconta Maria Agamben

di  Quirino Crosta

Insieme a Fulvio Angelini, amico e compagno, nonché segretario provinciale dell’ANPI L’Aquila, abbiamo deciso di ricordare in questo nostro viaggio un’altra donna straordinaria, Maria Agamben, che insieme a Jane Jacobs e ad Anna Colasacco ci aiuta a tenere il filo di queste lunghe chiacchierate, strada facendo.

Cominciamo allora. Chi era Maria Agamben?

Nata all’Aquila nel 1899, Maria Agamben si laurea in Lettere, inizia la carriera di insegnante e giornalista e – dopo l’8 settembre del ’43 – prende parte alla Resistenza a Roma nell’associazione Piazza Bologna che aiuta i perseguitati politici.

Ci sono alcuni tratti della sua biografia fondamentali non solo per la nostra città, ma anche per il nostro Paese. Quali?

Fu Antifascista e partigiana; grazie al suo impegno politico e civile, dopo la Liberazione e nella costruzione della nuova Italia democratica, il 2 giugno del ’46 viene eletta nell’Assemblea Costituente: è una delle sole 21 donne che ne fanno parte su 556 parlamentari. Per il suo prestigio, cultura e sensibilità politica Maria Agamben fu una delle cinque donne (insieme a Nilde Iotti, Teresa Noce, Lina Merlin e Angela Gotelli) ad essere chiamata a far parte della Commissione Speciale incaricata di redigere il testo della Costituzione da presentare in Aula.

Era la prima volta che in Italia si votava col suffragio universale e che le donne si affacciavano all’impegno istituzionale, eppure…?

A Milano il 25 aprile del 1945 al corteo del Comitato di Liberazione Nazionale organizzato dopo la sconfitta dei nazifascisti e per la ritrovata libertà, le donne non furono fatte sfilare. Eppure erano state protagoniste della Resistenza alla pari degli uomini. Erano state “la Resistenza dei Resistenti” come disse Ferruccio Parri.

Vale la pena ricordare alcuni dati allora, circa il ruolo delle donne in quel terribile momento della storia del nostro Paese. Si calcola che furono due milioni le donne che – in casa, in fabbrica o nelle campagne – si schierarono con o senza armi per aiutare i partigiani. Circa 100.000 di loro parteciparono attivamente alla guerra di Liberazione. Di queste 4.653 furono arrestate, torturate e condannate, 2.750 furono deportate, 629 furono fucilate o caddero in combattimento, 19 furono insignite della medaglia d’oro al Valor Militare. Ancora oggi ci sarebbe molto da ricordare sul ruolo fondamentale delle donne partigiane, e Maria Agamben ce ne dà l’opportunità.

Dopo la promulgazione della Costituzione, in cosa ancora si è impegnata?

Nelle elezioni politiche del 1948 Maria Agamben è eletta al Parlamento nel collegio di Perugia tra le file della Democrazia Cristiana: si impegna sui temi della disoccupazione e del lavoro, dei diritti sociali, della condizione dei contadini e degli emigrati e del ruolo delle donne nella società, nella famiglia, nelle istituzioni. Lotta contro lo sfruttamento della prostituzione e per il loro reinserimento sociale. E’ stata dirigente delle ACLI e Fondatrice del CIF (Centro Italiano Femminile) nato da una costola dell’UDI (Unione Donne Italiane). Per tutta la vita continuò il suo impegno sociale e civile, fino al 1984 quando morì a Roma. Il suo corpo riposa all’Aquila, nella Cappella Federici, insieme al marito, il commediografo Mario Federici, che aveva sposato nel 1926.

Questa storia ci ricorda e ci insegna un’altra grande lezione. Quale?

La Resistenza e l’antifascismo – e dunque anche l’ANPI come erede di quella gloriosa vicenda nazionale – sono un patrimonio di tutti perché vi contribuirono uomini e donne di qualunque opinione e credo politico. I partigiani erano cattolici e comunisti insieme, socialisti e azionisti, anarchici e militari, repubblicani e monarchici. Erano professori e contadini, operai e studenti, sacerdoti e laici, atei e credenti di ogni fede religiosa. Erano uomini e donne anche profondamente diversi tra loro che impararono a unirsi per un comune obiettivo: sconfiggere la barbarie del nazifascismo, porre fine alla guerra, riconquistare il pane, la pace, la libertà, il lavoro. Fianco a fianco lottarono per restituire dignità alla patria.

E poi, dopo, una volta riconquistata la democrazia, e sui comuni valori antifascisti da tutti loro scritti nella Costituzione, tornarono con lealtà e rigore a confrontarsi, a dividersi anche a scontrarsi sulle scelte politiche del paese. Fu così? Può ancora essere così?

Ecco. Questa è una lezione per l’oggi e per il domani. Questa lezione ci dice che la Resistenza deve essere il fondamento comune, unitario, condiviso da tutti, indipendentemente dal pensiero culturale, politico o partitico di ciascuno. E ci dice che se sapremo custodire e promuovere quei valori straordinari scritti nella “costituzione più bella del mondo” non avremo solo onorato chi morì per la libertà e coloro che seppero scriverla. Faremo un servizio immenso a noi stessi e ai nostri figli, indicando una strada per affrontare il mondo difficile di oggi.

Grazie Fulvio, grazie all’ANPI L’Aquila che ha ricordato Maria Agamben lo scorso 2 giugno, Festa della Repubblica.

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