"Ci ha lasciato un grandissimo artista, un maestro di teatro e di cinema, un maestro di vita per tanti di noi".
E' commosso il ricordo di Giorgio Iraggi, dal 1993 al Teatro Stabile d'Abruzzo di cui, oggi, è direttore amministrativo, nel ricordare Gigi Proietti, artista indissolubilmente legato all'Aquila e al suo Teatro di cui è stato direttore, per un breve periodo, e poi presidente, dal 2000 al 2002.
E' intimamente legata all'Aquila la maturità artistica del giovane Proietti, all'incontro fortunato con Antonio Calenda che lo guiderà in testi di Gombrowicz e Moravia; resta indimenticabile lo spettacolo prodotto dall'allora Teatro Stabile dell'Aquila, nel 1969, sul Dio Kurt di Alberto Moravia con la regia di Calenda e l'interpretrazione magnifica di Proietti che su quel palco si affermò come attore straordinario; sono impressi nella storia cittadina i ricordi degli incontri con Vittorio Gassman e Carmelo Bene che fecero grande L'Aquila come città della cultura.
"L'ho conosciuto grazie a Federico Fiorenza, all'epoca direttore del Teatro Stabile", ricorda Iraggi: "con lui, siamo tutti cresciuti professionalmente: abbiamo allestito spettacoli straordinari, penso a Dramma della gelosia, Non ti conosco più, successi indimenticabili per il nostro Ente; con lui, riaprimmo il Teatro Brancaccio di Roma, chiuso da anni: riuscì a farselo concedere dal comune, facemmo un lungo lavoro per riqualificarlo e su quel palco debuttò, appunto, lo spettacolo Dramma della gelosia, che vedeva protagonisti attori come Sandra Collodel, Pino Quartullo, Pierfrancesco Favino, oggi famosissimo, che fu poi sostituito da un altro attore di punta come Edoardo Leo".
Proietti aprì un mondo allo Stabile, "e non possiamo che essergli grati" riconosce Iraggi: "prima degli anni '80 allestì all'Aquila il suo spettacolo comico credo più famoso, A me gli occhi, please, da cui vennero poi le diverse derivazioni che tanto successo gli hanno dato. Ma mi piace ricordarlo come attore straordinario, in tutti i campi: l'ultima volta che l'ho visto fu nel 2017 al Globe Theatre di Roma, a Villa Borghese, teatro che lui inventò e che tutt'ora è lì, a testimonianza di quanto fosse tenace e capace di coinvolgere le comunità: con la collega Roberta Gargano assistemmo ad un Edmund Kean straordinario, in cui era mattatore assoluto. Cercammo di portarlo all'Aquila, ma negli ultimi anni non si spostava più da Roma".
All'Aquila venne altre volte, e fu sempre un successo di pubblico.
"Ricordo che una volta andammo a Roma per fargli girare uno spot per i Carabinieri - lui era molto legato all'Arma, aveva avuto grande successo col Maresciallo Rocca: mi aveva chiamato Marco Fanfani, all'epoca presidente della Fondazione Carispaq, chiedendomi un contributo di Proietti in occasione della premiazione, all'Auditorium del Parco, della figlia di un Carabiniere che era stato colpito in un attentato da uno squilibrato e che era rimasto paralizzato. Si prestò immediatamente, e gratuitamente: è sempre stato assolutamente disponibile, una persona splendida, alla mano, mai protagonista, di una simpatia davvero unica. Facevamo le ore piccole con lui, divertendoci molto".
Iraggi ribadisce come Proietti abbia dato tantissimo alla nostra città, dagli anni '80 in poi: "il legame è sempre stato molto vivo, fermo. Venne qualche giorno dopo il terremoto, accompagnato da Federico Fiorenza. Era davvero colpito, e commosso. La mia generazione è cresciuta con la sua ombra protettiva: gli spettacoli di Gigi Proietti hanno segnato la storia del Teatro Stabile d'Abruzzo. Resteremo per sempre legati a lui".
Il ricordo di Venanzio Gizzi*
Erano gli anni 70 ed ho avuto la fortuna, giovanissimo, di essere componente del Consiglio di Amministrazione del Teatro Stabile dell’Aquila ed iniziare così un percorso esaltante e pieno di interessi culturali in una struttura culturale ideata da Giampaola, Fabiani e Centofanti e voluta, fra gli altri, da Lorenzo Natali quale cornice per una città densa di cultura con una vivace e prestigiosa offerta spettacolare. In quegli anni iniziava la strepitosa e folgorante carriera Gigi Proietti, sotto la direzione di Luciano Fabiani ed Enrico Centofanti.
Iniziò così la sua attività di attore e visse, a L’Aquila, stagioni di grande attenzione e di magnifici successi fino a ricevere, qualche anno dopo, la direzione del Teatro Stabile medesimo. Il legame tra L’Aquila e Proietti costituisce un vero patrimonio per la città e riconferma la necessità che L’Aquila debba riconquistare il proprio ruolo, il proprio bagaglio di conoscenze, di espressioni artistiche, di civiltà con il livello intellettuale che gli è proprio e che Proietti ha impresso con il suo lavoro.
Sono certo che L’Aquila gli è e gli sarà sempre riconoscente.
Ciao Gigi
*Presidente nazionale Assofarm
Castri: "A me gli occhi, please nacque all'Aquila"
A me gli occhi, please uno degli spettacoli di maggior successo di Gigi Proietti, venne creato all'Aquila negli anni '70 dall'attore insieme a Roberto Castri, sceneggiatore e attore spalla in scena.
"La crisi economica dello Stabile richiedeva uno spettacolo di facile realizzazione e a basso costo - racconta Castri all'Ansa - Gigi accettò la sfida e ideò un lavoro che lo vedeva unico protagonista in scena, un attore pazzoide, equipaggiato di uno specchio e un baule da cui uscivano abiti e oggetti per interpretare i personaggi. Io entravo in scena come spalla, vestito da infermiere o da gendarme, per dargli i tempi e indicargli gli oggetti da prendere. Interpretavo, in realtà, la legge che tiene a freno la lingua dell'attore che dice la verità, sull'Italia che viveva gli anni di piombo. Lo spettacolo fu portato a Roma al Teatro Tenda, quasi per casualità, come rimpiazzo a Domenico Modugno. Da cinque giornate programmate, divennero dieci anni di repliche nella capitale e nei teatri di tutta Italia". "'A me gli occhi, please', lo spettacolo dei record per pubblico e repliche, è considerato nei manuali di drammaturgia un esempio di teatro-grafia che segnava l'entrata nel teatro moderno. Gigi Proietti fu consacrato l'ottavo re di Roma dal pubblico. Le repliche, con versioni aggiornate dello spettacolo, sono durate fino al 2000. "All'Aquila Gigi era di casa - continua Castri - Nella storica trattoria 'Scannapere', l'unica aperta fino a tardi per far mangiare la compagnia, nacquero tanti sketch del suo spettacolo. Tra questi lo stornello 'E me metto a canta', mutuato dalla canzone popolare in vernacolo abruzzese 'All'orte' (All'orto) che Gigi tanto amava. Il mattatore all'Aquila tornò come direttore del Teatro nel 2000, quando si costituì il Teatro Stabile d'Abruzzo, ma i tempi della sperimentazione erano finiti". Ricorda ancora Castri che Proietti, "presente da subito, dopo il terremoto del 2009, è sempre rimasto in contatto con i suoi amici e la città. La restituzione del Teatro comunale potrebbe essere l'occasione per intitolargli il Foyer, uno dei suoi luoghi preferiti e in cui si commentava lo spettacolo con il pubblico".