Martedì, 03 Giugno 2014 23:49

Lo stato di salute sociale degli aquilani: gli effetti della catastrofe

di 

Non è il vento ma l'effetto delle vostre vele a stabilire la rotta che seguirete.

Con queste parole è nato il Progetto Vela, iniziativa elaborata da un gruppo di ricercatori dell’Università degli studi di Padova, Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata, con lo scopo di indagare quanto è accaduto nel territorio aquilano a seguito del sisma. Lo studio ha raccolto i dati sulla salute sociale della comunità aquilana, mettendo a confronto la situazione ante sisma con quella odierna, per descrivere come è cambiata la vita dei cittadini in questi cinque anni. E le risposte sono assai preoccupanti. "A muovere la ricerca sono state due necessità", ha spiegato il referente scientifico Gian Piero Turchi. "Innanzitutto, l'intenzione di coprire il vuoto della letteratura scientifica. Non c'erano ricerche che rilevassero gli effetti di un terremoto su di una comunità in termini di costruzione del senso da parte dei membri della stessa. Poi, la volontà di offrire strumenti d'analisi oltre che di prospettiva. Ci siamo domandati: quale modello mettere in campo quando accade un evento come il terremoto?".

Per rispondere alla domanda, l'equipe del professor Turchi ha somministrato un questionario a 1600 tra cittadini ed esperti direttamente coinvolti nella gestione del post-sisma: rappresentanti istituzionali, forze dell’ordine, operatori della Croce rossa e della Protezione Civile, volontari e docenti. "La loro voce ha rappresentato una fonte preziosa ed essenziale per la ricerca, essendo i principali attori di quanto è accaduto ed accade entro la comunità. L’analisi delle risposte ha consentito di elaborare un quadro di come il territorio ha vissuto i cambiamenti degli ultimi anni, ma anche delle proposte alternative di gestione delle catastrofi naturali". Proposte alternative al Metodo Augustus, strumento di riferimento per la pianificazione nel campo delle emergenze utilizzato dal Dipartimento della Protezione Civile: "Un metodo che non distingue tra urgenza ed emergenza. E' l'emergenza - ha spiegato Turchi - che dovrebbe invece sussumere l'urgenza".

I ricercatori sono partiti dalla definizione di terremoto, inteso come evento naturale, e catastrofe, la configurazione discorsiva generata dall'evento a partire dalla interazione tra voci entro una comunità: "La scienza dialogica che abbiamo fondato a Padova - ha sottolineato Turchi - si occupa del senso che una comunità attribuisce all'evento naturale. In un continuum discorsivo, ad un polo rinveniamo la catastrofe - l'unico elemento intorno a cui ruota il racconto della comunità - all'altro la salute sociale, che testimonia come la comunità sia riuscita ad elaborare una prospettiva al di là dell'evento. Evidentemente, se un evento naturale diventa l'unico elemento intorno a cui ruota la vita della comunità - in altre parole, se la comunità costruisce senso sull'evento catastrofico senza mostrare capacità di pensare in prospettiva - non c'è salute sociale".

All'analisi dei questionari somministrati, emerge chiaramente come la comunità aquilana costruisca senso solo e soltanto intorno al terremoto. Mostrando un preoccupante stato di salute sociale. Una comunità che appare completamente sfilacciata, incapace di ritrovare identità. Il terremoto di cinque anni fa ha così sfaldato il tessuto del vivere comune da influire sui ricordi che gli aquilani custodiscono della città. "Chiedendo agli aquilani di esprimersi intorno ad alcuni parametri - criticità rispetto al sisma, ricostruzione, risorse strutturali e strumentali, economia, sicurezza e istruzione - oggi per allora, i risultati sono comunque fortemente orientati alla catastrofe". E il tempo non aiuterà: "A domanda, gli aquilani intervistati hanno mostrato che la costruzione di senso continuerà a ruotare intorno al terremoto. Un risultato suffragato dall'indagine condotta a Longarone dove, a cinquant'anni dalla tragedia, la comunità continua a pensarsi intorno alla catastrofe".

Per questo, il Metodo Augustus adottato dalla Protezione Civile andrebbe integrato da un protocollo che gli studiosi hanno chiamato Chirone: "I protocolli attivati a seguito di un evento naturale come il terremoto, dovrebbero tenere al centro i membri della comunità e le loro interazioni. La prima risposta all'evento - ha sottolineato Turchi - è il mutuo soccorso, l'aumento delle interazioni. Questo patrimonio viene poi inspiegabilmente disperso. La logica del 'faccio tutto io', delle scelte calate dall'alto, contribuisce pesantemente a far percepire la comunità solo e soltanto intorno alla catastrofe. Al contrario, è la coesione della comunità a permettere la costruzione di una prospettiva".

Un nuovo metodo, capace di distinguere tra urgenza ed emergenza, che tiene in sè già l'idea di futuro. Capace di sostenere e promuovere l'interazione tra i membri della comunità, la centralità delle amministrazioni locali. Che distribuisca le responsabilità delle scelte in termini condivisi.

Cinque anni dopo, insomma, la scienza riconosce le ragioni dei tanti cittadini che hanno reclamato - inascoltati - 100% partecipazione, 100% trasparenza, 100% ricostruzione. Che hanno combattuto contro la logica dei campi, dell'isolamento e della diaspora dei cittadini. Beccandosi anche qualche denuncia. Oggi, la proposta dell'equipe di studiosi di Padova: "Rendiamo L'Aquila un centro d'eccellenza per lo sviluppo di forme altre di risposta ad eventi come il terremoto. E invertiamo subito la tendenza disgregatrice in atto, con un nuovo protagonismo dei cittadini. Prima che sia troppo tardi".

Ricostruire le case dunque, ancor prima la comunità però. 

Ultima modifica il Mercoledì, 04 Giugno 2014 12:28

Articoli correlati (da tag)

Chiudi