"Mi chiamo Ezio Colanzi, trascorro il tempo libero viaggiando in mountain bike. Preferisco porre una meta alla fine di ogni itinerario e così avere una direzione. Eppure la sostanza di ogni viaggio sta in tutto quello che capita prima di arrivare. Pianure ampie dove corre il vento, montagne monumentali e sacrosante, l'imprevisto della neve. Gli uomini e le loro storie".
Ezio è in bicicletta. Sta pedalando l'Abruzzo interno, tra i ruderi di paesi abbandonati. Un itinerario tutto montano su alture favolose: Monti della Laga, Gran Sasso d'Italia, Parco Naturale Sirente Velino, fino alla Majella. Farà visita a paesi disabitati come Laturo, Valle Pezzata, Sperone, Buonanotte. E' partito domenica 8 giugno da Faraone Antico, in provincia di Teramo, borgo interessato da un evento sismico nel 1950. "Interventi politici portarono contributi per la costruzione del nuovo paese, Faraone Nuovo, e tanto sancì l'inizio dell'abbandono", racconta sul blog www.cicloeremia.com.
"Ancora oggi resiste l'arco d'ingresso al vecchio borgo. La questione è che oltre l'arco ci si trova davanti il precipizio degli anni. Oggi chi viene non resta, se ne va nel giro di un tempo minimo. Perciò il primo pensiero è che il numero degli ingressi equivale alle uscite. L'arco di Faraone Antico è l'immagine matematica dell'abbandono, un'equivalenza tra arrivi e partenze che sommate danno zero. Perché zero è la cifra dell'abbandono".
Ezio pedalerà fino al 21 giugno, per 500-600km, con arrivo a Gessopalena Vecchia minata dall'esercito nazista in ritirata dopo la Seconda Guerra Mondiale. Se non ci saranno altri problemi: "Qualche giorno fa - racconta a NewsTown - mi sono avviato lungo la sterrata per Leofara e ho pedalato comodo nel bosco di faggi. Sono arrivato a un bivio e mi sono innamorato subito di una bella discesa. Senza controllare la mappa son andato giù tranquillo nell'aria fresca, immaginando di incontrare presto Piano Maggiore. Dopo chilometri di nulla qualche dubbio mi è venuto ma non c'era un'anima a cui chiedere. Alla fine ho incontrato un ragazzo con una moto da cross che mi ha rivelato che la mia direzione era errata. Il contachilometri segnava oltre i quindici. Di discesa, da rifare al contrario".
L'abbiamo raggiunto a Tavolero, tra i Monti della Laga: sta pedalando verso Altovia. "Mi sto avvicinando al Gran Sasso, svalicherò a Campo Imperatore. Il viaggio è caratterizzato dagli incontri: incontrando le persone, si incontra veramente l'Appennino. Ad esempio, ieri ho incrociato un ragazzo, Vincet. E' francese. Ora vive a Valle Piola. Mi ha invitato a fare due passi nell'orto dove coltiva pomodori, patate e un po' di tutto. Poi ci siamo spostati tra i vicoli del borgo. Sta cercando di dare colore al borgo. Il sogno di Vincent è che Valle Piola diventi un luogo dove le persone possono arrivare per un giorno o una settimana o per il tempo che vogliono per curare l'orto e per lavorare insieme a qualche idea".
Perché attraversare in bicicletta i borghi abbandonati? "Perché sono rappresentativi dell'appennino abbandonato", spiega Ezio. "Oggi, i borghi rappresentano punti essenziali di quanto capita, in maniera più estesa, in tutto l'Appennino. Si vede quello che l'uomo lascia, e cosa fa la natura quando l'uomo se ne va. Si incontrano persone che hanno una forma mentis che le porta ad esprimersi con le mani, attraverso i mestieri. Ci sono uomini che ancora vivono e si muovono al passo delle stagioni e sembrano conservare una distanza salvifica dalla modernità. S'incontrano paesi in bilico su montagne, dove i boschi di faggi sono ampi e frequentati da orsi, cervi, lupi, vecchi pastori e nuovi eremiti".
Il viaggio sfiorerà soltanto L'Aquila e i borghi del cratere: "In molti me lo chiedono: non passerò per il centro storico dell'Aquila e dei borghi colpiti dal terremoto però, perché c'è l'intenzione delle persone di non andare via. Una scelta che dà coraggio, è una mossa all'inverso che si oppone all'abbandono. Non passerò di lì: è un modo per riconoscere il coraggio della città. Salirò - piuttosto - sull'altopiano delle rocche, attraverserò le Pagliare di Tione degli Abruzzi e di Fontecchio".
Ezio è completamente autonomo: "Porto con me liofilizzati e fornellino per mangiare. Dormo in tenda, tutte le notti. Ho deciso di non appoggiarmi ad alcuna struttura, di muovermi tra posti abbandonati evitando i paesi. Per essere libero. Aggiorno il blog con un semplice smartphone che ricarico con un pannellino solare. Volevo la completa autosufficienza". Per orientarsi, utilizza una vecchia mappa con disegnate le antiche mulattiere: "Quante fontane lungo la strada. Molte oggi sono secche e inutili. Comincia l'abbandono dove muoiono le fontane. Eppure lungo le antiche mulattiere, ficcate dietro spigoli di roccia che non l'avresti mai detto, ne trovi alcune che resistono come capolavori e le vedi che cacciano acqua da chissà quanto tempo a chissà quanto ancora. E te ne stai lì che fa bene solo guardarle".
Ci lascia con una fotografia dei primi giorni di viaggio: "Nonostante il senso di abbandono che si respira, l'Appennino resta un posto molto accogliente, dove si può vivere liberamente, senza particolari accorgimenti". Il viaggio continua. Seguitelo, attraverso i racconti pubblicati sul blog.