L'edizione 727 della Perdonanza è entrata nel vivo con il corteo di accompagnamento della Bolla del Perdono, contenente l'indulgenza plenaria voluta da Papa Celestino V, e l'apertura della Porta Santa della basilica di Santa Maria di Collemaggio.
Ad officiare il rito che sancisce l'inizio del più antico giubileo della storia, che si ripete dal 1294, è stato il cardinale Enrico Feroci.
L'apertura della Porta Santa è stata preceduta dal Corteo della Bolla, che, come lo scorso anno, si è tenuto, causa Covid, in forma statica, con 250 figuranti disposti lateralmente su viale Collemaggio, e da una messa stazionale - celebrata da Feroci e dall'arcivescovo dell'Aquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi - che, a causa del maltempo, si è tenuta all'interno della basilica e non nel piazzale antistante, come previsto inizialmente dal programma (anche la Messa che anticiperà la chiusura della Porta Santa, il 29 agosto, si terrà dentro la chiesa, così come tutte le iniziative religiose in programma nelle 24 ore dell’indulgenza plenaria celestiniana.
L’unico segmento del corteo ‘mobile’ è stato quello guidato dal sindaco Pierluigi Biondi, che ha percorso viale di Collemaggio, partendo dall’incrocio con viale Crispi.
Insieme al primo cittadino, hanno sfilato anche il sottosegretario alla Cultura, senatrice Lucia Borgonzoni (accolta da un picchetto d’onore delle Forze Armate davanti la sede della prefettura), il prefetto della Provincia dell’Aquila, Cinzia Torraco, il presidente del Consiglio comunale, Roberto Tinari, con la Dama della Bolla (Marianna Capulli), che ha portato l’astuccio in cui per secoli è stato custodito il prezioso documento del Papa Santo (che sarà mostrato all’interno della basilica di Collemaggio per le 24 ore di apertura della Porta Santa); il Giovin Signore (Federico Santilli), che ha sfilato con il bastone d’ulivo usato nel rito di apertura della Porta Santa; la Dama della Croce (Martina Ciccone), alla quale è stata affidata la croce del Perdono forgiata dall’artista aquilana Laura Caliendo indossata poi dal Cardinale Feroci durante il rito di apertura della Porta Santa. A chiudere il mini corteo, due carabinieri di scorta in alta uniforme e l’araldo civico con il gonfalone storico dell’Aquila.
Arrivato all’interno della Basilica, Biondi ha letto, come da tradizione, la Bolla del Perdono di Papa Celestino V.
Tutte le foto sono di Marcello Spimpolo.
Cardinale Feroci: "Celestino ci ha lasciato dono fede"
"Mi sento particolarmente coinvolto e immerso in questo dono perché anche io faccio parte della chiesa aquilana: sono, infatti, nato a Pizzoli. Alla fonte battesimale della chiesa di S.Stefano ho ricevuto il dono della fede, testimoniatami con semplicità dai miei genitori. Ed è il nostro popolo abruzzese che mi ha insegnato a vivere - con i piedi ben piantati per terra - la bellezza e la complessità dell'esistenza".
È l'incipit dell'omelia del cardinale Enrico Feroci, alla Messa di apertura della Porta Santa.
Secondo il cardinale Feroci Papa Celestino V "ci ha lasciato il dono centrale della fede, la possibilità di attingere alla misericordia di Dio, in modo speciale in questo giorno, in ogni anno, finché entreremo nella visione di Dio. Prendendo in mano la Bolla celestiniana ho subito avvertito come sia di una attualità sconcertante. Dice Papa Celestino, che fa questo dono 'a coloro che cercano Dio': costoro 'troveranno Dio attraverso i tesori della Chiesa'. Presuppone che gli uomini siano cercatori di Dio e cioè persone che sentono ed hanno la coscienza della pochezza dell'uomo e sperimentano la povertà esistenziale della propria vita. Non c'è domani e non c'è futuro senza un orizzonte infinito che è Dio stesso".
Riferendosi alla scelta di Papa Celestino che la celebrazione del Perdono avvenisse nella memoria della morte di S. Giovanni Battista, il cardinale sostiene che quell'episodio "forse lo ha avvertito come uno dei peccati più gravi e ancora tanto presenti al suo tempo e anche nel nostro tempo: sacrificare, cioè, l'uomo al potere". "Abbiamo la sensazione che le cose, (in Abruzzo si dice 'la roba') siano più importanti dell'uomo, dei rapporti di amicizia e che creano guerre anche intrafamiliari, anche all'interno della famiglia e nella Chiesa. Papa Celestino, consapevole di questo, nonostante tutto, torna però sul grande tema dell'Incarnazione: 'Dio ha tanto amato il mondo da dare suo figlio'".
"L’obiettivo finale del Giubileo è ricordare l’opera di Dio. L’amore con cui il Padre desidera sradicare dal 'cuore' dell’uomo l’egoismo, l’avidità, lo sfruttamento, l’avarizia, la superbia. Condivido con voi una frase di uno scrittore della nostra terra che proprio su Papa Celestino scrive ‘l’avventura di un povero cristiano’: Ignazio Silone. ‘Ho fiducia nell’uomo che accetta il dolore e lo trasforma in coraggio morale’. Questa sera noi siamo qui con coraggio per manifestare la nostra riconoscenza, per accedere alla pienezza della grazia in Cristo Gesù 'per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito'”.
L'apertura della Porta Santa