Martedì, 30 Aprile 2013 09:36

L'Aquila 2019: una scommessa persa in partenza

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La nostra è una delle 18 città italiane che concorrono al titolo di capitale europea della cultura 2019. Ma, come ha detto anche Vittorio Sgarbi nella sua ultima visita in centro storico, le possibilità che L'Aquila possa aggiudicarsi la candidatura sono praticamente nulle.

Alcune recenti affermazioni di Vittorio Sgarbi a proposito della candidatura dell'Aquila a capitale europea della cultura per il 2019 hanno suscitato la reazione, tra lo stizzito e l'offeso, dell'assessore alla cultura Stefania Pezzopane e del coordinatore del comitato promotore Errico Centofanti, i due principali artefici della proposta.

«Sgarbi ne dice tante, il nostro percorso va avanti» ha commentato  Stefania Pezzopane. Nonostante le motivazioni addotte dalla neoeletta senatrice pd a difesa del progetto di candidatura siano, idealmente, più che condivisibili, è difficile, se invece si ragiona in un'ottica più realistica e pragmatica, dar torto al critico d'arte: L'Aquila non ha alcuna possibilità di vincere questa competizione, nella quale, lo ricordiamo en passant, sono coinvolte altre 18 città, tra cui Ravenna, Siena, Perugia-Assisi, Bari, Matera, e in un caso, un'intera macro regione, quella del Nord Est. Una concorrenza agguerrita e, soprattutto, molto meglio organizzata.

Sono tante le ragioni che rendono quella aquilana una proposta di candidatura debole, soprattutto se paragonata alle altre. Si tratta, anzitutto, di una candidatura tardiva: il progetto è entrato veramente nel vivo solo da pochi mesi, tant'è che il sito internet ufficiale www.laquilacapitale.eu è ancora in buona parte vuoto e non ha nemmeno una versione in inglese. Secondo: è una candidatura isolata, frutto, sostanzialmente, di iniziative personali ma poco supportata dal territorio. Finora, a parte una decina di incontri con scolaresche e pro-loco, l'amministrazione comunale ha fatto ben poco per coinvolgere la comunità. Terzo: mancano un comitato scientifico e un sostegno dei privati (aziende, banche) e di tutti gli altri attori sociali, culturali ed economici (in primis l'università). Pesa, infine, l'assenza totale della Regione.

C'è solo una fondazione, denominata AQ19, ma al momento non è dato sapere né da chi è composta né su quale budget può contare.

Per non parlare, poi, della carenza di strutture ricettive e di infrastrutture.

Nelle altre città, tutto questo lavoro preparatorio (la costituzione di una fondazione, la predisposizione di un piano economico, il coinvolgimento degli altri enti locali, il sostegno politico-istituzionale della Regione, il contributo dato dai privati ecc) è stato fatto prima della presentazione ufficiale delle candidature. All'Aquila, invece, è accaduto l'esatto contrario.

Ma forse quel che manca più di ogni altra cosa è un progetto intellettuale. La proposta di candidatura aquilana è tutta proiettata verso il passato. Il programma di una città che si candida a diventare capitale europea della cultura deve rivestire invece un carattere eccezionale: deve, insomma, essere creato appositamente per il titolo. Nel programma dell'Aquila 2019 si è voluto riunire una serie di avvenimenti eterogenei facendo leva sulle manifestazioni culturali ospitate in maniera ricorrente dalla città, o, semplicemente, sull'esistenza di un patrimonio artistico-architettonico che peraltro in questo momento giace ancora in gran parte distrutto.

Vincere la candidatura non sarebbe, peraltro, di nessun aiuto per la ricostruzione: aggiudicarsi il titolo di capitale europea della cultura, infatti, non dà diritto a ricevere fondi o finanziamenti ad hoc come, ad esempio, nel caso delle Olimpiadi (il contributo assicurato dall'Unione europea è minimo – poco più di 1 milione di euro – tutto il resto va reperito in loco).

Per capire a che punto sono altre candidature, abbiamo sentito tre rappresentanti dei comitati promotori di Perugia-Assisi, Ravenna e Venezia/Nordest.

 

Nordest

E' il progetto di candidatura che mira a coinvolgere l'intero Nordest italiano: Veneto, Friuli Venezia-Giulia e Trentino Alto-Adige. La macchina organizzativa si è messa in moto più di cinque anni fa. In un primo momento era previsto che fosse Venezia la città capofila. Poi, qualche settimana fa, è arrivato il dietrofront del sindaco Orsoni. “Venezia non vuole altri turisti” pare sia stata la motivazione ufficiale.

Il ripensamento, per la verità, era nell'aria. Sarà per questo che non ha destato grande stupore. «Venezia, intesa come quel pezzo di città che sta oltre il Ponte della Libertà che la separa da Mestre, vive da decenni in una dimensione isolata dalla realtà» dice Filiberto Zovico, uno dei membri del comitato promotore, direttore di Nordesteuropa.it. «Questo isolamento la sta portando alla rovina. Ma il progetto di candidatura che l’ampio movimento che Nordesteuropa ha cercato in questi anni di rappresentare, ha sempre ragionato, sin dall’inizio, in termini di area metropolitana policentrica, per cui, anche adesso che l’amministrazione comunale di Venezia ha rinunciato, il progetto prosegue linearmente sostenendo una città capofila diversa». Che quasi certamente sarà Trieste.

«In questi cinque anni» continua Zovico «abbiamo organizzato più di 300 eventi tra convegni, incontri e dibattiti, ai quali hanno partecipato istituzioni, imprese, enti culturali di tutto il Nord-Est. Abbiamo coinvolto nel progetto 8 università e stretto relazioni e contatti con altri paesi europei, soprattutto Germania e Francia. Il nostro territorio può esprimersi attraverso molteplici potenzialità: dal vicentino terra del Palladio, alla Padova terra di Galileo e di una delle più antiche università europee, dalla Verona dell’Arena o la Trieste città pienamente mitteleuropea e porta ad est verso la nuova Europa. E poi, naturalmente, ci sono le nostre imprese: siamo una delle aree più ricche e industrializzate del Paese». Già, i privati. Quanto sono stati coinvolti, in che misura hanno contribuito? «Direi che il loro apporto è stato fondamentale. Basti pensare all'impegno che hanno profuso a livello economico, finanziando i vari eventi preparatori: dalle aziende sono arrivati più di tre milioni di euro»

Sito ufficiale: http://www.nordest2019.eu


Perugia-Assisi

«Siamo partiti nell'estate 2009» dice l'assessore alla cultura di Perugia Andrea Cernicchi. «Dopo che i sindaci delle due città hanno annunciato la candidatura congiunta, è partito il percorso di progettazione. La proposta è stata prima votata separatamente dai due consigli comunali e poi, all'unanimità, in una seduta comune solenne dall'alto valore simbolico, svoltasi all'aeroporto S. Francesco di S. Egidio che sorge per metà nel comune di Perugia e per l'altra metà nel comune di Assisi. Solo a quel punto abbiamo messo a punto gli strumenti, il metodo, cominciando, anzitutto, dalla costituzione di una fondazione composta da tre personalità di alto profilo. La fondazione è stata subito affiancata da un comitato scientifico del quale fanno parte, tra gli altri, anche Lucio Argano e Giuseppe De Rita. Attualmente i soggetti collettivi che hanno aderito alla candidatura, tra enti pubblici, associazioni di categoria, fondazioni bancarie, università, sono circa un centinaio. Il nostro budget? Di poco inferiore a quello del Nord Est. Sono state le imprese, le fondazioni bancarie e la Regione a finanziare il progetto». E il coinvolgimento dei cittadini? «E' avvenuto ancor prima di formulare la proposta di candidatura. Abbiamo fatto una quantità di convegni, dibattiti, focus group gestiti dall'università, con associazioni di volontariato, enti morali e culturali, scuole; incontri propedeutici nel corso dei quali abbiamo raccolto idee e proposte ma abbiamo anche illustrato le ricadute positive che un evento come questo può avere su un territorio. Ma la cosa più importante è stata aver avuto, da subito, l'appoggio della Regione. Senza questa condizione avremmo ritirato la candidatura perché sarebbe stato tutto inutile»

Sito ufficiale: www.perugiassisi2019.eu

 

Ravenna

«Il percorso che ci ha portato fin qui è durato anni. La volontà di candidare Ravenna a capitale europea della cultura» dice Nadia Carboni, project manager di Ravenna 2019 «viene resa ufficiale dal sindaco di Ravenna nel 2007, mediante una lettera all'allora presidente del consiglio Romano Prodi, al presidente del parlamento Europeo Hans-Gert Poettering e al presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso».

«Tra il 2007 e il 2009 il progetto viene presentato e condiviso con le istituzioni, le realtà organizzative del territorio e con i cittadini, per una diffusone ampia e capillare; viene inoltre realizzata una pubblicazione “Ravenna, verso la candidatura a capitale europea della cultura 2019”, manifesto della volontà e delle ragioni della candidatura, nonché presentazione degli attori e degli eventi che contraddistinguono la produzione culturale ravennate. A livello europeo c'è stata invece una serie di incontri tecnici e politici con i responsabili della direzione generale cultura, con i nostri parlamentari europei, nonché con la nostra rappresentanza diplomatica presso l’Unione Europea. Ma soprattutto, in questa fase, sono stati organizzati incontri e avviate relazioni con alcune città che sono state o saranno capitali europee della cultura: in particolare Lille, Lussemburgo, Liverpool, Linz, Istanbul, Pecs, Kosice, Riga».
«Nel 2011 abbiamo istituito l’Ufficio Ravenna 2019 presso la direzione generale del Comune anche se è l'intera Regione che appoggia la candidatura. Fondamentale è stato anche il ruolo svolto dai privati e dalle università. Il budget a nostra disposizione, finora, si è aggirato sui 400/500 mila euro».

Sito ufficiale: www.ravenna2019.eu

 

Ultima modifica il Martedì, 30 Aprile 2013 10:45

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