di Mauro Rosati* - Come sappiamo, la Diocesi di Amiternum, insieme a quella di Forcona (Civita di Bagno), sorse e si sviluppò in quel periodo storico a cavallo tra il periodo finale dell'Impero Romano d'Occidente come entità politica (il cosiddetto Basso Impero) e l'Alto Medioevo.
Gradualmente, con l'indebolimento dell'autorità dello Stato nel corso del tempo, i Vescovi divennero sempre più delle figure di riferimento alla guida dei territori: non solo come autorità religiose, ma spesso anche come autorità pubbliche "de facto".
Generalmente i territori delle Diocesi corrispondevano ai territori amministrativi dei precedenti Municipi romani (Municipia). E le Diocesi erano tante: se ne trovavano molte anche nel raggio di poche decine di chilometri. Niente di anomalo, se consideriamo che ancora fino alla prima metà del XX secolo, le comunicazioni non erano facili come oggi e quindi era necessaria un'amministrazione più diffusa: sia dal punto di vista politico, sia da quello religioso.
Torniamo alle nostre Diocesi.
Di Forcona, poi Civita di Bagno (o Civita di San Massimo), sappiamo che fu traslata ad Aquila nel 1257, poco dopo la prima fondazione della nostra città. Quindi la Diocesi di Forcona continuò ad esistere diventando Diocesi di Aquila: Berardo da Padula fu l'ultimo vescovo di Forcona e il primo vescovo di Aquila. Dalla seconda metà dell'Ottocento la nostra Diocesi diventò Arcidiocesi, oggi per l'esattezza Arcidiocesi metropolitana, ossia la Diocesi-capoluogo di una Provincia ecclesiastica che comprende anche le Diocesi "suffraganee" dei Marsi (sede odierna ad Avezzano) e di Sulmona-Valva.
Sulla Diocesi di Amiternum, invece, le notizie sono meno precise e si ipotizza che, intorno al X secolo, fosse già stata aggregata alla Diocesi di Rieti, considerato che il territorio amiternino appartiene alla regione storica della Sabina, confinante con gli Abruzzi proprio all'altezza dell'Aquila, a est della nostra città. Successivamente alla fondazione di Aquila, l'ex territorio diocesano di Amiternum passò sotto la giurisdizione del Vescovo dell'Aquila (oggi Arcivescovo metropolita). Se le notizie nei secoli si sono fatte vaghe, sappiamo però che la Diocesi di Amiterno in un certo senso esiste tutt'oggi, come "sede titolare" riconosciuta dalla Chiesa dalla fine degli anni '60. Dal 1967 in poi, infatti, la Diocesi di Amiterno è una delle molte "Sedi titolari" che troviamo in Italia e nel Mondo: si tratta di Diocesi soppresse, senza territorio, che però hanno una Sede e un Titolo, e quindi hanno anche un Vescovo titolare.
Nel caso di Amiterno, la sede coincide oggi con la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo nel borgo di San Vittorino Amiterno (L'Aquila), erede storico dell'antica Amiternum, con la quale forma una continuità storico-culturale indissolubile.
La Diocesi di Amiterno ha anche un Vescovo, anzi, un Arcivescovo: si tratta di mons. Luciano Suriani, abruzzese di Atessa, arcivescovo titolare di Amiterno da febbraio 2008, e anche nunzio apostolico (ambasciatore), attualmente in Serbia (dal 2015).
Come sappiamo che si tratta di un Arcivescovo? Da un lato ce lo dicono per esempio alcuni specifici siti di riferimento, in primis quello del Vaticano il quale riporta l'omelia tenuta nella Cattedrale di Chieti il 26/04/2008 dal card. Tarcisio Bertone, in occasione dell'Ordinazione episcopale di mons. Luciano Suriani, Arcivescovo di Amiterno e Nunzio apostolico in Bolivia: "[...] Sua Santità Benedetto XVI, al quale va il nostro grato e devoto pensiero e che mi ha incaricato di partecipare il suo saluto affettuoso e la sua benedizione in maniera speciale a te e poi a tutti i presenti – il Santo Padre – dicevo - ti ha voluto chiamare a far parte del Collegio episcopale eleggendoti Arcivescovo titolare di Amiterno, località a te ben nota che si trova vicino L’Aquila, dove è possibile ammirare le più belle e suggestive catacombe paleocristiane dell’Abruzzo. [...]". (Fonte: https://www.vatican.va/roman_curia/secretariat_state/card-bertone/2008/documents/rc_seg-st_20080426_ordin-mons-suriani_it.html)
E poi ce lo dice anche l'arme (stemma) di mons. Luciano Suriani, esposta nella chiesa di San Michele Arcangelo a San Vittorino Amiterno, ovviamente insieme all’arme arcivescovile dell'Aquila. Capiamo che si tratta di un arcivescovo perché la sua arme è incorniciata da un galero (un particolare cappello ecclesiastico) di colore verde, dal quale pendono dieci nappe (fiocchi) per ciascun lato, ed è attraversata da una croce "in palo" (verticale) con due traverse (due bracci orizzontali). Sotto l'arme troviamo anche un cartiglio con il motto "Quod Vult Deus", che ci richiama il nome dell'antico Vescovo di Amiternum che troviamo inciso sul mausoleo di San Vittorino martire nelle note Catacombe paleocristiane di San Vittorino Amiterno, sempre nel complesso parrocchiale di San Michele Arcangelo.
Quindi, semplificando, possiamo dire che la Diocesi di Amiterno esiste ufficialmente anche oggi, così come quelle di Cittaducale (Città Ducale, a ovest) e quella di Ofena (Aufinium, a est), giusto per menzionare altre due Diocesi titolari confinanti con il Contado dell'Aquila.
Qualcuno potrebbe chiedersi: perché esistono Diocesi senza territorio? Ci sono molte ragioni storiche che attraversano i secoli e che potrete trovare con facilità. Per non dilungarmi, personalmente mi limito a esprimere un'opinione soggettiva alla luce del nostro Presente. Mantenere vivo il titolo di una Diocesi antica, dalla storia plurisecolare, significa conservare la testimonianza di come erano organizzati i nostri territori nei secoli scorsi, talora anche in tempi non troppo lontani. A volte - come abbiamo visto - significa addirittura mantenere la memoria delle suddivisioni amministrative dell'epoca romana. Ed è quindi un giusto riconoscimento che spetta a delle Istituzioni che hanno fatto la storia dei territori locali, contribuendo ad amministrarli e a definirli così come li vediamo ai giorni nostri. In questo caso, inoltre, è motivo in più di prestigio per il 'nostro' San Vittorino Amiterno: 'nostro' perché la nostra Città e San Vittorino, così come tutti gli altri Borghi aquilani, 'si appartengono' reciprocamente. Come cittadini aquilani siamo anche 'sanvittorinesi' e viceversa. E lo stesso vale per tutti i Castelli e le Ville della nostra Città-Territorio.
*Mauro Rosati, Archeoclub L'Aquila