Venerdì, 11 Marzo 2022 13:31

MAXXI L'Aquila: nuove mostre tra istallazioni e fotografia, arte e scienza

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Un’installazione multicanale dei MASBEDO, le fotografie di Armin Linke e Claudia Pajewski, il racconto fantascientifico Asia One di Cao Fei, l’omaggio al grande maestro Hidetoshi Nagasawa e, ancora, 120 immagini di 5 fotografi fra i più interessanti del momento: Fabio Barile, Andrea Botto, Marina Caneve, Alessandro Imbriaco, Francesco Neri, fino al Metaverso con l’opera di Miltos Manetas.

Tutto questo da domani, sabato 12 marzo, al MAXXI L’Aquila che inaugura le sue due nuove mostre In Itinere e Di roccia, fuochi e avventure sotterranee che abiteranno il museo fino al 12 giugno 2022.

La prima, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Fanny Borel, nasce dal dialogo con altri protagonisti della vita artistica, culturale e scientifica del territorio aquilano e conta sul sostegno di Cassa Depositi e Prestiti. Il nuovo progetto espositivo presenterà le opere realizzate su committenza da Armin Linke, MASBEDO e Claudia Pajewski.

"Gli artisti della mostra In Itinere ci conducono in un immaginifico viaggio al centro della terra, tra memoria e futuro" spiega Bartolomeo Pietromarchi, direttore MAXXI L’Aquila. "I progetti sono stati avviati in collaborazione con MuNDA - Museo nazionale d’Abruzzo, Gran Sasso Science Institute e Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN, grazie a un proficuo dialogo in grado di omaggiare la città dell’Aquila come fonte di ispirazione e di celebrarne le eccellenze. Progetti e committenze di artisti e fotografi che indagano attraverso il loro sguardo territori caratterizzati da percorsi sotterranei e memorie sepolte, che raccontano di viaggi e scoperte, di incontri e sorprese nei meandri profondi della terra mettendo in rapporto il macro con il micro. Ricerche artistiche che coinvolgono spazio cosmico, tempo preistorico, fisica delle particelle e conducono a una riflessione sulla rapidità del progresso scientifico e sugli effetti dello sviluppo tecnologico".

Ad accogliere il visitatore sarà l’installazione multi canale Gli occhi del topo dei MASBEDO, concepita a seguito dell’invito congiunto di MAXXI L’Aquila e MuNDA a lavorare sul Forte Spagnolo dell’Aquila, per secoli punto di riferimento culturale della città, sede storica del Museo Nazionale d’Abruzzo, a tutt’oggi ancora in restauro dopo il sisma del 2009. L’installazione diffusa in due sale del MAXXI L’Aquila restituisce al visitatore un insieme di sensazioni percettive provate nell’attraversare gli spazi dei cunicoli sotterranei del Forte, nell’osservarne gli spazi e la struttura e nell’ascoltarne la storia. Gli artisti immaginano una corsa affannosa cadenzata da sibili e passi remoti, un sovrapporsi di esperienze, memorie e percorsi, un confronto continuo con la perdita di controllo. Un’esperienza complessiva in cui prevale l’aspetto uditivo che, grazie alle rielaborazioni sonore dagli artisti, fa apparire delle presenze ormai assorbite dalle mura.

L’installazione quindi continua una riflessione sulla memoria nascosta della struttura, dei fantasmi che l’hanno abitato restando impressi nei labirinti senza via di uscita e nelle mura stesse dalla fortezza. Un percorso sensoriale e acustico sottolineato dal ritmo incessante della batteria di Marco Fiorenza che invade i sotterranei di suono e ne riempie gli spazi permettendo al pubblico di penetrare un luogo tuttora inaccessibile ma che rappresenta nell’immaginario collettivo un monumento simbolico del territorio.

I MASBEDO saranno protagonisti di un talk domani, sabato 12 marzo alle 17, durante il quale approfondiranno particolari aspetti legati alla loro opera.

Sempre dalla proficua collaborazione fra MAXXI L’Aquila e MuNDA nasce il lavoro Bias della fotografa Claudia Pajewski che si ispira al reperto preistorico dello scheletro del Mammuthus meridionalis, ritrovato nel 1954 a Scoppito, comune a pochi chilometri dall’Aquila, e conservato in una delle sale del Forte Spagnolo che eccezionalmente, dal 5 marzo all’8 maggio, sarà aperto nel fine settimana. Non visibile al pubblico dal 2009, il Mammut, date le imponenti dimensioni e il suo eccellente stato conservativo, è entrato nell’immaginario emotivo e collettivo di tutti i cittadini aquilani. Ed è proprio su tale processo cognitivo che Claudia Pajewski intende riflettere; da qui il nome del progetto: Bias termine che in psicologia indica una percezione distorta degli eventi, tale da non permettere reazioni adeguate.

La zanna mancante del reperto diventa emblema di disequilibrio, che accomuna le nostre fragilità a quelle dell’animale preistorico. Attraverso un impianto di fotografia e suono, il progetto procede per accostamenti concettuali tra passato e presente, legati dal filo conduttore dell’acqua, fonte primaria di vita dall’inizio del tempo, avvicinando le criticità nostre e delle terre d’Abruzzo allo scheletro fossile del Mammut, simile e prossimo al nostro stesso destino.

Gran Sasso è invece il titolo del progetto di Armin Linke, risultato della committenza affidata all’artista da MAXXI L’Aquila, Gran Sasso Science Institute e Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (LNGS-INFN). L’artista ha visitato sia i Laboratori del Gran Sasso approfondendo la conoscenza degli esperimenti in corso, sia il Gran Sasso Science Institute dove ha potuto confrontarsi con i fisici e con gli scienziati sulle grandi teorie astrofisiche. Con una cifra stilistica che oscilla tra atmosfere rarefatte e approccio documentario, gli scatti di Linke narrano la vita dei laboratori, gli strumenti, gli esperimenti, i luoghi, l'ambiente, connettendo attività scientifiche e linguaggio visivo.

L’artista ha “vissuto” nei due istituti e, grazie alla disponibilità dei ricercatori e degli scienziati che vi operano, ha potuto sviluppare una ricerca che ci fa immergere in dibattiti che spaziano da argomenti quali la fisica dei neutrini naturalmente prodotti nel Sole e in esplosioni di Supernova, la ricerca di particelle di materia oscura e lo studio di reazioni nucleari di interesse astrofisico. Le opere fotografiche esposte attivano riflessioni su come lo stesso mezzo della fotografia e dei rivelatori siano componenti essenziali ai fini della ricerca e della scoperta, mentre le video-interviste introducono al mondo della fisica e dell’astrofisica.

Arricchisce l’allestimento un’opera realizzata appositamente per Palazzo Ardinghelli da Miltos Manetas che apre il museo al mondo e al metaverso permettendo al pubblico di navigare nel FLOATING STUDIO dell’artista - sulla metaverse art platform di ARIUM.xyz - attraverso dei “portali fisici” che si possono incontrare all’interno del museo e in altri punti della città.

Il MAXXI L’Aquila, primo museo italiano ad aprire una sede sul Metaverso, amplia così la propria offerta digitale dopo la prima opera di Valentina Vetturi I Never Think of the Future. It Comes Soon Enough #2 esperibile per tutto il 2022.

Sempre a partire da domani, nelle sale più intime del MAXXI L’Aquila è aperta la mostra Di roccia, fuochi e avventure sotterranee che racconta le meraviglie delle viscere della terra e la nascita di 5 grandi opere infrastrutturali, in altrettanti cantieri disseminati tra Europa, Estremo Oriente e Oceania, con oltre 120 immagini realizzate tra il 2019 e il 2020 da 5 fotografi tra i più interessanti della scena italiana attuale: Fabio Barile, Andrea Botto, Marina Caneve, Alessandro Imbriaco e Francesco Neri. La mostra, che tanto successo ha ottenuto di recente al MAXXI Roma, è organizzata in collaborazione con Ghella, la più antica azienda italiana di grandi infrastrutture nata nel 1867 e attiva in tutto il mondo, specializzata in scavi in sotterraneo, tra cui quello della mitica Transiberiana nel 1898.

"È straordinario come i cinque fotografi abbiano saputo raccontare il cantiere senza ‘nominarlo’ mai, lasciandosi attraversare dalle sue suggestioni senza rappresentarlo in modo stereotipato o ‘aziendale’. Il risultato sono cinque progetti d’autore che, grazie alla lungimiranza di un committente illuminato, danno conto della varietà d’esiti e vitalità della fotografia documentaria oggi" sottolinea Pietromarchi. "L’ingresso di parte di queste opere nelle nostre Collezioni, e dunque nel Patrimonio dello Stato, ci rende particolarmente felici e rappresenta l’esito finale di una collaborazione feconda tra pubblico e privato, tra due eccellenze italiane come il MAXXI e Ghella".

Il progetto è curato da Alessandro Dandini de Sylva. Nello specifico: Fabio Barile (Barletta, 1980) ha osservato la Follo Line, il tunnel ferroviario che collegherà Oslo a Ski, giustappone immagini di intricati sistemi naturali e artificiali, foreste di conifere, scorci di cantiere e nuove urbanizzazioni. Andrea Botto (Rapallo, 1973), ha realizzato immagini nella galleria che unirà Italia e Austria sotto il passo del Brennero, documentano l’attività del fuochino e la spettacolare esplosione del fronte di scavo. Marina Caneve (Belluno, 1988), ha raccontato gli scavi e i ritrovamenti nella linea metropolitana che collegherà l’aeroporto di Atene al porto del Pireo, in Grecia, interrogandosi sul rapporto tra città, progettazione contemporanea e memoria storica. Le fotografie di Alessandro Imbriaco (Salerno, 1980) realizzate sotto la baia di Sydney, invece ritraggono dettagli ripresi all’interno delle mastodontiche TBM, le talpe meccaniche utilizzate per realizzare i tunnel, evocano atmosfere riconducibili all’esplorazione spaziale. La sequenza di Francesco Neri (Faenza, 1982) infine, si concentra sulla prima metropolitana sotterranea di Hanoi, capitale del Vietnam, restituendo immagini in cui il cantiere, che taglia visivamente la città, appare come una zona di conflitto e di sfida.

Due special projects, infine, completano questo momento espositivo: Cao Fei e Hidetoshi Nagasawa i cui lavori saranno presentati rispettivamente nella project room e nella inconfondibile corte a esedra di Palazzo Ardinghelli. Con l’installazione Compasso di Archimede, opera del 1991, il MAXXI L’Aquila omaggia il maestro Hidetoshi Nagasawa recentemente scomparso e celebre per le sue “costruzioni impossibili”: tre aste di ferro intrecciate si flettono gravate dal proprio peso, elevandosi da terra per poi bloccarsi a mezz’aria con l’ausilio di un incastro creato da una gabbia di ferro sospesa. Il calcolo di contrapposizioni e di spinte si traduce man mano in una struttura ingegneristica, fondata soltanto sul principio della leva, capace di trasmettere nel contempo forza e leggerezza.

Crea un ponte ideale con la sede romana, il film Asia One di Cao Fei, artista tra le più innovative e visionarie della scena contemporanea, protagonista al MAXXI Roma della sua prima personale in Italia. Presentata per la prima volta al Guggenheim Museum di New York, la pellicola è un racconto fantascientifico ambientato nel grande centro di smistamento merci di Jiangsu in Cina, il primo al mondo in cui il lavoro è stato completamente automatizzato. In questa dimensione alienante di iperefficienza e produttività senza sosta, in cui umano e “non-umano” si sovrappongono fino a confondersi, tra due operai inizia lentamente a nascere un legame speciale. Il film si concentra in particolare sul tema del lavoro e dell’automazione dei sistemi di produzione e distribuzione. Guardando alla Cina contemporanea, Cao Fei rappresenta, con toni surreali, poetici, a tratti ironici, un futuro che è già il nostro presente riflettendo sull’impatto che l’accelerazione economica e l’utilizzo delle nuove tecnologie hanno avuto sulla classe operaia, sui nuovi rapporti tra vita quotidiana, produzione intelligente e globalizzazione.

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