C’è Liudmyla, originaria di Staribilsc, ma residente a L’Aquila da otto anni.
Nella regione del Lugansc, zona dell’Ucraina sud-orientale dove è nata e cresciuta, la guerra è scoppiata già nel 2014, prima con l’annessione della Crimea, poi con l’insurrezione dei separatisti filo-russi nel Donbass. “Una guerra invisibile, durata otto anni, che non ha mai avuto l’attenzione dei media internazionali e che mi ha portato a lasciare la mia terra per fuggire in Italia” dice la donna, mostrando un video sul cellulare della sua casa ucraina bombardata dalle milizie russe.
Poi c’è Olga, che vive a L’Aquila da vent’anni.
Sua figlia ed i suoi nipotini sono a Ivano–Frankivs’k, una città dell’Ucraina occidentale sotto l’assedio dell’esercito russo. “Mia figlia è fuggita dalla città, insieme alla sua famiglia, per trasferirsi in zone di campagna più sicure, al riparo dalle bombe. Sta male, ma per ora non ha intenzione di raggiungermi in Italia, il viaggio è troppo lungo e pericoloso, ci sono i bambini, le code chilometriche di auto alla frontiera” racconta Olga, costantemente sintonizzata sulle reti di informazione per seguire gli aggiornamenti di una guerra che “nessuno si aspettava, soprattutto dopo il conflitto nel Donbass apparentemente cessato e gli accordi di Minsk”.
Vadym e la sua famiglia sono partiti da Kiev, la capitale ucraina al centro del conflitto, per arrivare a Cerchio, piccolo comune marsicano in provincia dell’Aquila, insieme ad altri quaranta minori, alcuni orfani di guerra, dopo un viaggio in autobus durato cinque giorni. “Ringrazio il vostro paese e tutto il sistema di accoglienza per averci messo al sicuro dalla guerra, per averci procurato le cose di cui abbiamo bisogno” afferma l’uomo, con gli occhi velati di un’emozione profonda, il sospiro di chi è scampato all’angoscia di un pericolo imminente.
Per la prima accoglienza dei profughi ucraini presso le strutture allestite dall’ente comunale di Cerchio, è stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra la Federazione dell’Ordine degli psicologi d’Abruzzo e il Tribunale dei minori dell’Aquila.
“Il nostro obiettivo in questo momento è quello di soddisfare i loro bisogni con l'ausilio di figure specializzate: educatori, psicologi, assistenti sociali”: così lo psicologo e psicoterapeuta Paolo Manfreda, presidente della Fondazione dell'Ordine degli Psicologi d'Abruzzo, presso il centro di prima accoglienza del comune di Cerchio (L'Aquila); “bisogni legati ai traumi vissuti in Ucraina, come dolore, distacco, perdita, lutto, paura. Per i bambini non accompagnati, o che provengono da situazioni di comunità residenziale, è bene chiarire un aspetto: non è questo il momento di pensare agli affidi e alle adozioni. Il desiderio di tante famiglie italiane si potrà eventualmente ipotizzare in un futuro, presumo molto lontano, di concerto con il tribunale dei minori e le autorità ucraine”.
*Daniela Braccani - giornalista professionista www.danielabraccani.it